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L’Italia del decoro urbano: un discorso ancora (troppo) aperto

I sindaci italiani sono impegnati da tempo con ordinanze sempre più incisive, in una missione piuttosto complessa: garantire la pubblica decenza. Mandato reso sempre più difficile da mancanze etiche e morali sempre più radicate nella popolazione della penisola. Città come Roma e Catania ridotte a latrine a cielo aperto e la complicata situazione dei senzatetto, rischiano di farci un dispetto.

Roma – Le ordinanze sindacali sul “decoro urbano”, varate nelle scorse settimane in diversi comuni d’Italia, hanno diviso i cittadini in favorevoli e contrari. Tutto nella normalità, dunque, visto che ci si “scorna” su tutto strumentalizzando qualsiasi decisione della pubblica amministrazione sia a livello centrale che periferico, come in questo caso.

Del resto si può essere criticati per due diversi motivi: sia se si interviene, sia se non si fa nulla. In entrambe le fattispecie ci può essere, da parte del Sindaco e di chi critica, faziosità, convenienza, esasperato spirito critico ed interesse politico, anche nel non disporre nulla. In tutti i casi è da evitare la beffarda strumentalizzazione, che si consuma quando viene tutto ricondotto a uno scarso senso istituzionale che limita le libertà.

Via Crociferi a Catania, i writers in azione

Imbrattare, colorare, occupare i gradoni di chiese e monumenti, fare schiamazzi, lanciare petardi e fuochi d’artificio non autorizzati durante la notte, musica ad alto volume, bottiglie e lattine disseminate in ogni angolo della strada, compiere atti contrari alla pubblica decenza, ossia sconci, turpi o maleducati, cos’è una manifestazione di libertà che deve essere tollerata, oppure comportamenti poco educati e irrispettosi che coinvolgono tutti e, quindi, da limitare?

È chiaro che la mancanza di senso civico ed auto disciplina determina provvedimenti delle autorità preposte. Guai se non fosse così. Dunque, di chi la colpa? Certo molti problemi agganciati al decoro sono collegati ad altre problematiche, ben più antiche che richiamano soluzioni di più ampio orizzonte che devono essere progettate, pianificate e governate, come nel caso dei senza fissa dimora. Problematica quest’ultima che viene sollevata, con un coro di proteste, da alcune realtà associative, che merita però un diverso approccio e magari un tavolo di confronto e discussione più articolata.

Non si può nello stesso tempo, però, criticare una ordinanza sulla pubblica decenza, senza rilevare che molto spesso sono gli stessi homeless ad occupare siti e lasciare sul luogo in cui dimorano una tale mole di rifiuti alimentari e non solo, che certamente non esaltano il panorama cittadino, né privilegiano la sicurezza e tantomeno l’igiene sanitaria. Il problema, peraltro, del decoro riguarda anche la mole di rifiuti che hanno caratterizzato diverse città, come Roma e Catania, divenute una enorme “pattumiera”.

I senzatetto rappresenterebbero una “minaccia” al decoro urbano

Ritornando, però, sull’argomento precedente si potrebbe obiettare che potrebbero essere gli stessi sfortunati “senza tetto”, degni di vivere in modo umano, a stare più attenti e magari maggiormente rispettosi del luogo pubblico che occupano. Ma chi non ha vissuto la strada, da volontario ed assistito i “senza fissa dimora” ha difficoltà a comprendere l’ampiezza del problema, da un punto di vista sociale e sanitario. Sono sempre persone, in stato di disagio e povertà, che vanno supportate e rispettate.

Non vi sono altre scorciatoie. Per questi motivi vi è la disponibilità di molte associazioni no-profit al confronto ed al dialogo con l’amministrazione comunale, i servizi sociali e la protezione civile quando necessario. Il tutto, sempre per cercare di risolvere i variegati problemi e tematiche delle persone più fragili. A coloro che ritengono, per esempio a Catania, che l’ordinanza sul “decoro urbano” del sindaco Trantino – sempre in materia di senza fissa dimora – sia l’espressione di un comportamento antidemocratico e totalitarista, evidentemente piace il “caos” e che si ledano i principi contenuti nelle nostre leggi codificate.

In caso contrario, non si comprende come possa non ritenersi legittimo ciò che è stato regolamentato con una ordinanza che si può definire “del buon senso”. Ciò al netto di ogni speculazione politica e degli opportuni controlli che possono esserci e che rende molti allergici. La pubblica decenza sembra essere una sconosciuta, mentre è un insieme di regole etico-sociali, che tutelano la società dai comportamenti censurabili in senso generale, non dunque solo quelli definibili osceni.

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