Si tratta della lesione alla vertebra rilevata durante il primo esame autoptico, considerata dagli inquirenti indizio dell’omicidio.
Trieste – Il caso di Liliana Resinovich, la 63enne triestina scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. Un preparatore anatomico, presente all’esame autoptico dell’11 gennaio 2022 nella sala anatomica dell’obitorio di via Costalunga, ha dichiarato spontaneamente agli inquirenti: “Potrei aver procurato io quella frattura alla vertebra della signora Liliana Resinovich”. Lo rivela “Il Piccolo” sottolineando come lo specialista sarà presto ascoltato dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, che coordina le indagini.
Il preparatore anatomico si è presentato spontaneamente nei giorni scorsi ipotizzando che la lieve frattura alla lamina della seconda vertebra toracica (T2), rilevata dalla seconda autopsia del febbraio 2024, possa essere stata causata accidentalmente durante il primo esame autoptico, condotto dal medico legale Fulvio Costantinides con la collaborazione del professor Claudio Moreschi.
La frattura, inizialmente considerata un indizio di possibile violenza perimortale, era stata al centro di un acceso dibattito tra i consulenti della Procura e quelli della famiglia Resinovich. La nuova dichiarazione potrebbe ridimensionare l’ipotesi di un’azione di terzi, come sostenuto dalla relazione medico-legale di Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanin, che nel dicembre 2024 aveva indicato segni di asfissia meccanica esterna e lesioni compatibili con un omicidio.
Il preparatore sarà ascoltato dal pm Iozzi, subentrata a Maddalena Chergia dopo il trasferimento di quest’ultima alla Procura generale. L’interrogatorio chiarirà se la lesione sia effettivamente un artefatto autoptico o un elemento chiave per confermare l’ipotesi di femminicidio, sostenuta dal fratello Sergio Resinovich e dal legale Nicodemo Gentile