I rave sono davvero scomparsi o solo messi a tacere? Dopo la legge del 2022 e quella contro gli “eco-vandali”, cresce la criminalizzazione delle manifestazioni giovanili. Ma le pene sono davvero proporzionate ai fatti?
Fino a qualche tempo fa si è molto discusso dei “rave”, grandi feste musicali notturne, spesso illegali, che si tengono in luoghi isolati. Sono anche chiamati free party. Questi raduni devono soddisfare alcune caratteristiche per essere definiti tali, ossia: sono autogestiti e gratuiti; si svolgono in spazi abbandonati o in grandi spazi aperti; durano da una notte a più giorni; sono caratterizzati da musica techno, goa, acid house, jungle, drum and bass o psy-trance; sono accompagnati da performance artistiche, giocolieri e giochi di luce.

Sono sorti negli anni ’80, mentre nel nostro Paese si sono diffusi nel decennio successivo. All’inizio manifestarono una certa ideologia anarcoide per esprimere le loro posizioni anticapitaliste. In seguito hanno perso questa valenza politica per affermarsi solo come raduni musicali. Essendo clandestini non vengono sbandierati con annunci, manifesti o locandine. Si distribuiscono volantini in ambienti mirati e si fa circolare la voce nei gruppi social o tramite radio pirate. Si comunica la zona ma non l’indirizzo esatto, reso noto solo poche ore prima dell’inizio dell’evento. Si ascolta musica, si balla fino allo stremo delle forze, si interagisce con le installazioni, si partecipa a performance artistiche. La droga, pare, scorre a fiumi. A causa della loro clandestinità, non è possibile stabilire quale sia stato l’ultimo.
Quello balzato agli onori della cronaca, suscitando una diffusa attenzione mediatica, si è svolto a fine ottobre 2022, alla periferia di Modena in uno stabile dismesso. Si scatenò un acceso dibattito, anche associato alla notevole concentrazione di forze dell’ordine. Il governo Meloni, molto sensibile ai temi riguardanti l’ordine pubblico, approvò un decreto legge, poi convertito in legge, introducendo nel nostro codice penale il reato di “anti rave”.

La legge n. 162 del 31 ottobre 2022 ha introdotto misure urgenti per contrastare i raduni illegali, detti rave party. E’ stato inserito nel Codice penale l’articolo 434-bis, che punisce l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico, la salute pubblica o l’incolumità pubblica. Il reato di invasione di terreni o edifici si applica quando l’occupazione del terreno o dell’edificio è finalizzata all’organizzazione di raduni illegali che possono comportare situazioni di pericolo per l’ordine, l’incolumità e la salute. Il reato è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, mentre, ad esempio, quello di associazione a delinquere è punito con una pena dai 3 ai 7 anni.
Sembra quasi che ci sia una precisa volontà politica per reprimere alcuni tipi di manifestazioni. Infatti, a questo ha fatto seguito il cosiddetto decreto “eco-vandali” approvato nel gennaio 2024 per colpire gli attivisti di “Ultima Generazione” che imbrattano opere d’arte per attirare l’attenzione delle istituzioni verso il cambiamento climatico. Oltre all’inasprimento delle sanzioni pecuniarie e amministrative, si rischia da 1 a 5 anni di carcere per chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche.
E’ chiaro che se vengono commessi reati vanno puniti. Però stride questo “tintinnio di manette” per reprimere manifestazioni giovanili, mentre reati ben più gravi come l’associazione a delinquere, corruzione, truffa e danni ambientali, di fatto prosperano senza sosta. Come stride la sproporzione, rispetto al fatto commesso, delle sanzioni!