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Le sostanze chimiche tossiche ci hanno circondato. Impossibile difendersi

Il pericolo invisibile del PFAS: contaminazione, inquinamento e malattie causate dalla chimica industriale. La mano dell’uomo è la causa principale delle morti per agenti patogeni inquinanti.

Roma – La chimica oggi è entrata dappertutto. Permette di produrre materiali particolari per tutte le applicazioni tecnologiche, dai metalli speciali ai polimeri, dai prodotti farmaceutici mirati alla cura di specifiche patologie ad anticrittogamici molto efficaci, dai combustibili ad alto rendimento energetico ai fertilizzanti. Però, c’è chimica e chimica! Quella che produce il famigerato PFAS è responsabile di contaminazioni, inquinamenti e malattie mortali.

Si tratta di sostanze perfluoroalchiliche dotate di proprietà tensioattive utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa, pitture, vernici, farmaci e presidi medici e ospedalieri, padelle antiaderenti. Il composto è il risultato della fusione di fluoro e atomi di carbonio. Sono anche denominate “sostanze chimiche per sempre” per la loro durata e si danneggiano con molta lentezza.

Possibili contaminazioni delle falde acquifere

Come sappiamo il suo impiego è prettamente industriale. Il problema di questo composto è che se smaltito in maniera non adeguata, può contaminare interi territori, con gravi danni per la salute delle popolazioni ivi residenti. In dettaglio, può provocare tumori, problemi di sviluppo fisico e cognitivo, abbassamento della funzione immunitaria, interferenze ormonali e crescita del colesterolo. Tracce di PFAS sono state rintracciate anche nel corpo umano perché viene indirettamente ingerita con la filiera alimentare. Ad esempio con la contaminazione delle falde acquifere e la relativa irrigazione dei campi coltivati. Le autorità sanitarie statunitensi ritengono che nella maggioranza dei cittadini ci siano tracce di PFAS.

Partendo da questo dato, è stata analizzata la contaminazione della fauna selvatica. Molte specie animali e l’habitat naturale, già provate dal cambiamento climatico e dalla presenza antropica, sono costrette, loro malgrado, a patire una nuova situazione di stress. La ricerca ha constatato che le tartarughe marine, già in via di estinzione, hanno difficoltà nella schiusa delle uova a causa dell’alta concentrazione di PFAS. Il composto malefico è stato riscontrato, finanche, nell’Artico, tra gli orsi polari, i quali… gioiosamente ringraziano. Il Nord America, Europa e i due Poli sono vittime delle maggiori concentrazioni. La contaminazione, invece, appare inferiore in Africa e Sud America e in quasi tutta l’Asia.

Il composto rilevato anche tra gli orsi polari

Non ci è dato sapere il perché di questa differenza, ma i dati vanno presi con le molle, in quanto, pare che ci sia una loro forte assenza che ne spiegherebbe il motivo. Inoltre, la contaminazione sarebbe più diffusa e la situazione più disperata se venissero rilevati anche i dati sulle piante e sulle alghe. Siamo sommersi dalla plastica, quindi, e dal PFAS! Il pessimismo della ragione, purtroppo, non ci aiuta ad essere speranzosi per il futuro, tutt’altro. Con tutti i danni che abbiamo riversato sull’ambiente, c’è poco da stare allegri. Se non viene messo in discussione il nostro modello di sviluppo, tutto quello che possiamo fare, nella migliore delle ipotesi, è metterci una toppa.

Ed invece il capitalismo, novello Moloch a cui tutto si sacrifica, anche le vite umane, pur di raggiungere lo scopo: produzione ad alta intensità e velocita. Due fattori che hanno depauperato le risorse naturali e che non sono infinite. La crisi climatica ed energetica sono lì a ricordarcelo. Solo un nuovo modello di produzione lento, slow come si usa dire oggi, più fedele ai cicli della natura, forse può salvarci. Altrimenti, saremo travolti!                                                             

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