In questa società ipertecnologizzata, in cui si ha la sensazione di poter avere a disposizione la soluzione per qualunque problema, si sta diffondendo uno strano fenomeno. Le relazioni umane sono diventate incerte, indefinite, variabili. Fluide è il termine ora più à la page.
Roma – Quando una storia d’amore, ma anche rapporti d’amicizia e professionali, volgono al termine, si sparisce senza alcuna spiegazione. Ci si fa di nebbia. Come i fantasmi. Gli studiosi del costume sociale hanno coniato un termine apposito: “ghosting”. Intendendo l’atto di sparire all’improvviso in modo sgarbato, troncando qualsiasi forma di comunicazione, senza nessun chiarimento. Secondo gli psicologi è questo l’aspetto che più reca danno. Si resta basiti, increduli, rifiutati e abbandonati. In balia degli eventi.
Pare che uno dei motivi della fuga sia la consapevolezza di non essere all’altezza delle aspettative dell’altra persona e che l’interesse sia scemato. Si tratta di un individuo che, con molta probabilità, tende a relazionarsi più per interesse che per nobili sentimenti. Il suo comportamento è ondivago, in quanto alterna momenti di grande trasporto ad altri di noncuranza. Chi decide di mettere in atto questo tipo di comportamento, senza spiegazioni e fuggendo dalle responsabilità, in realtà manifesta la propria immaturità. Mentre per chi viene abbandonato, si innesca uno strano meccanismo psicologico per cui la vittima si sente responsabile.
Ovviamente, non corrisponde al vero. L’incapacità è di chi sceglie la fuga. Perché non ha gli strumenti per reggere un rapporto diretto. Non potevano mancare i consigli degli esperti per riconoscere un ghoster. Bisogna stare attenti ai comportamenti criptici, irrispettosi o a quelli che da difensivi si trasformano in veementi. La vittima si trova in una situazione di elaborazione di un lutto improvviso e tende a sentirsi responsabile dell’accaduto. Mentre l’autore, con facilità, instaura una nuova relazione, mettendo in moto lo stesso perfido meccanismo. Per evitare di cadere in uno stato depressivo, la “vittima”, a un certo punto, deve smetterla di sentirsi in colpa.
Prendere atto di trovarsi di fronte ad un muro, non provare più a riallacciare la relazione e rassegnarsi ai fatti. In questa maniera si riesce a comprendere che si tratta di un fenomeno diffuso e che può capitare a qualsiasi persona, senza per questo che ci sia una responsabilità di chi subisce. Importante è non stare a rimuginare o a sezionare la storia vissuta in tanti frammenti, altrimenti non si va da nessuna parte. Basta colpevolizzarsi e mettere a fuoco nei minimi dettagli la storia passata, perché si ottiene un risultato autolesionistico. Se i propri bisogni e esigenze vengono messi al primo posto, allora vuol dire che si è sulla buona strada per liberarsi di questo meccanismo autopunitivo.
Il ghosting non è un problema della vittima, ma spesso è il frutto di una serie di criticità psicologiche di chi lo compie. Questa non vuole essere un’attenuante, ma solo un motivo di comprensione del fenomeno. Può anche darsi che sia figlio dei nostri tempi, in cui le incombenze della vita quotidiana sono talmente tante, che non si riesce a stare loro dietro. E, quindi, non si ha il tempo di instaurare rapporti veri e sani e ci si abbandona, facilmente, a relazioni superficiali e di facciata.