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Le professioni del futuro: IA e competenze “green” guidano il cambiamento

Lo dice lo studio di Assolombarda che fotografa l’evoluzione del lavoro legata all’adozione delle tecnologie digitali per la competitività.

Roma – Il lavoro del futuro oscilla tra Intelligenza Artificiale (IA) ed economia verde. Ma sarà proprio così? Oramai viene ripetuto come una cantilena, un giorno sì e l’altro pure, che l’IA rivoluzionerà, come mai prima, il mercato del lavoro. Il refrain, tra i mass media, è così martellante che essa, ancora prima di completare il suo sviluppo taumaturgico, comincia a essere invisa e detestata a molte persone. Il copione è sempre quello: digitalizzazione, globalizzazione, senilità della popolazione, disequilibrio delle competenze, economia verde. Questi aspetti, come novelli cavalieri senza macchia e senza paura, sono pronti a partire lancia in resta, per realizzare il nuovo eden. Le trasformazioni in atto riguardano imprese, lavoratori e decisori politici.

A tal proposito, lo scorso 28 giugno il Centro Studi di Assolombarda (associazione delle imprese che operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza, Pavia) in collaborazione con L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, hanno presentato una ricerca sulle professioni del futuro. Il report ha analizzato il mercato del lavoro lombardo, in particolare l’IA, competenze green e lavoro a distanza. Malgrado il trauma provocato dalla pandemia, la Lombardia (la regione italiana col più alto PIL, Prodotto Interno Lordo) ha registrato un rapido ripristino della sua economia. Il capoluogo Milano ha registrato un incremento delle professioni ad alte competenze, mentre le restanti province quelle tecniche. Lo storytelling relativo gli effetti dell’IA sul mercato del lavoro narra la fiaba dell’automatizzazione delle mansioni routinarie e massificate. In particolare nella produzione, logistica e servizi.

L’IA se con una mano cancella, con l’atra propone nuovi sbocchi, provocando la richiesta di competenze specialistiche. In questo caso, l’IA svolge una duplice funzione: partecipa al lavoro e riconsidera le competenze ottimali, soprattutto creatività e pensiero critico. Il lavoro a distanza, altra meta agognata da chi lo considera come un’armonia concreta tra libertà di essere in qualsiasi posto e produttività. Dalla ricerca è emerso che la produttività è stata altalenante e che l’organizzazione ibrida del lavoro, con quello a distanza per 2-3 giorni a settimana e il resto in azienda, è la più ottimale. La Lombardia ha mostrato un crescente interesse per l’economia green, in linea con le direttive dell’Unione Europea (UE). Sono state studiate, in particolare le offerte di lavoro correlate a professionalità verdi e digitali, ovvero connesse all’ambiente, sostenibilità e efficienza energetica.

Tuttavia, le offerte hanno evidenziato un impatto basso delle competenze specialistiche, mentre quelle più diffuse mirano ad una certa genericità. E’ molto probabile che il mercato del lavoro abbia bisogno di una sorta di assestamento. Al contrario, sono in crescita le offerte di nuovi saperi, innanzitutto quelli sociali e comunicativi, a conferma che sono necessari anche quelli di altra natura, non squisitamente tecnici. Ormai avere conoscenze digitali è la conditio sine qua non, necessarie per accedere alle professioni più qualificate. Mentre le competenze sociali riguardano le professioni intermedie e quelle manuali i lavori tecnici a bassa qualifica. Le grandi trasformazioni in atto, che riguardano la struttura produttiva aziendale e i rapporti sociali di produzione, necessitano di una revisione del sistema formativo italiano, sia per quanto concerne i contenuti, che l’organizzazione e le modalità di usufruire della didattica, con una partecipazione attiva degli studenti. Qui si va a toccare un tasto dolente, nel senso che questa rivoluzione avrebbe bisogno di decisori politici consapevoli dello status quo, ma tesi verso una progettualità costruttiva nel lungo periodo. Se c’è, sul suolo patrio, una classe politica siffatta, come recita un motto popolare, è lecito “mangiarsi un cappello”! Antonio Zarra

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