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Le grandi lacune degli studenti italiani

Che la scuola italiana fosse messa male lo si sospettava da tempo. La conferma, qualora ce ne fosse bisogno, giunge dai dati che sono stati diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Gli studenti italiani attraversano un crescente periodo di crisi.

Roma – Gli alunni, quando si iscrivono all’università, non sono forniti degli “attrezzi” per accedervi. Infatti, una buona parte decide di abbandonare gli studi già dopo il primo anno. Il 50% di chi arriva al diploma, manifesta un’insufficienza di base sui livelli di preparazione e 1 studente su 10 è sprovvisto, finanche delle competenze minime. In questo modo quelli più fragili vengono espulsi dal sistema universitario. Nell’anno accademico 2021-2022, a cui si riferiscono i dati, il numero di studenti che hanno abbandonato l’università dopo il primo anno è cresciuto fino al 7,3%, mentre due anni prima era del 6,1%.

Molteplici possono essere le cause di questa situazione. Indubbiamente la pandemia ha inciso molto relegando gli studenti a casa, come tutti del resto, interrompendo le relazioni dal “vivo” sostituite da quelle virtuali, a distanza. Facendo venire meno la socialità che per ragazzi di quell’età è importante per lo sviluppo psicologico e culturale. Molti sostengono che se le competenze sono insufficienti, andrebbero istituiti corsi ad hoc per dare la possibilità agli studenti di recuperare il deficit. Altri motivi potrebbero essere le difficoltà economiche e il caro affitti. Le potreste degli studenti di questi giorni lo confermano. Inoltre, manca un vero sostegno agli studenti sia come tutor che come sostegno alla didattica. L’impreparazione delle matricole universitarie non è un fenomeno che appare all’improvviso, come se fosse piovuto dal cielo.

Ha radici lontane, tanto che gli esiti delle prove Invalsi hanno dimostrato che superare l’esame di maturità non vuol dire essere in possesso delle competenze previste per quel titolo di studio. Le Prove nazionali Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e Formazione) sono valutazioni scritte effettuate ogni anno da tutti gli studenti italiani delle classi previste dalla normativa vigente.

In dettaglio, i dati relativi agli alunni dell’ultimo anno delle superiori, evidenziano che a giugno 2022 coloro che hanno superato l’esame di Stato (la percentuale è stata del 95%), hanno espresso in italiano e matematica un livello che non raggiunge quello base. Infatti, il 48% non arriva al livello 3. È un dato imbarazzante, se si pensa che questo livello “ricostruisce il significato di parole di uso comune, di termini tecnico-specialistici, di parole di registro formale e di uso letterario, di espressioni figurative attraverso le informazioni presenti nel testo”.

Ancora più preoccupante è che il trend continua a scendere. Nel 2019 il livello base per la matematica era stato raggiunto mediamente dal 61% degli alunni. Oltre 10 punti percentuali si sono volatilizzati. Nel Mezzogiorno, come al solito, la situazione è ancora più negativa. Coloro che non arrivano al livello base in italiano sono superiori al 60% in regioni come Campania, Calabria e Sicilia. In matematica ancora peggio. Il livello 3 non è stato raggiunto da ben il 70% in 4 regioni. Alle 3 di prima, si aggiunge anche la Sardegna. Sono numeri che inducono a porsi degli interrogativi, ma soprattutto a offrire soluzioni concrete.

Come mai si è giunti a tanto? Non si può pensare che gli alunni siano diventati tutti “somari” o che sia colpa del destino cinico e baro. Ci sono evidenti responsabilità politiche e degli organismi deputati. Con lo smantellamento della sanità e della scuola, due dei pilastri fondamentali del welfare, non si poteva sperare altrimenti. Poi, sarà un caso, ma le tre regioni dove i dati sono peggiori, Campania, Calabria e Sicilia, sono anche quelle a forte densità mafiosa con la presenza di organizzazioni criminali efferate. C’è un nesso? Si attendono risposte.

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