I combustibili fossili sono i maggiori responsabili dell’inquinamento ambientale e del cambiamento climatico e diverse imprese del comparto dovranno abbandonarli per iniziare la transizione ecologia. Questo dovrà accadere prima che finisca la loro vita economica. Altro che tutela dell’ambiente.
Roma – Fossile e banche, una relazione pericolosa! Le maggiori banche mondiali sono molto esposte finanziariamente con asset legati ai combustibili fossili. In economia per asset si intende ogni entità materiale o immateriale suscettibile di valutazione economica per un’impresa. Si parla di un’esposizione di circa 1,35 trilioni di dollari. La cifra è scaturita da un report presentato da Finance Watch, un’Organizzazione non Governativa (ONG) che svolge attività di ricerca e sensibilizzazione sulla regolamentazione finanziaria, con sede a Bruxelles. Come è noto i combustibili fossili sono i maggiori responsabili dell’inquinamento ambientale e del cambiamento climatico e diverse imprese di questo settore dovranno lasciarli per iniziare la transizione ecologia. Questo dovrà accadere prima che finisca la loro vita economica.
In questo modo tale esposizione si trasformerà in attivi non recuperabili, detti in gergo finanziario “stranded asset”. Ovvero attività vittime di svalutazioni o conversioni in passività impreviste. Le banche che hanno foraggiato con generosità questo settore subiranno gravi perdite, i cui deleteri effetti potranno causare un’altra crisi finanziaria. Come se non ce ne avessimo abbastanza! Dal report emerge che l’esposizione equivarrebbe a quella dei cosiddetti “mutui subprime”, cioè quei finanziamenti erogati a una fascia di clientela ad alto rischio insolvenza, durante la crisi del 2007-2008.
Le analogie sono numerose nonostante gli asset dei due settori, fossile e mutui, abbiano delle differenze strutturali. Secondo gli esperti di Finance Watch se non si interviene in tempi brevi sui rischi finanziari legati al clima, è molto probabile che possa realizzarsi una sorta di “effetto Lehman”. Per la cronaca Lehman Brothers era una società statunitense attiva nei servizi finanziari a livello globale. Dichiarò bancarotta in seguito alla bolla immobiliare verificatasi coi mutui subprime.
Come succede spesso quando ci si trova di fronte a decisori numerosi ed eterogenei, si è manifestata la tendenza allo scarico delle responsabilità. Tutti i governi, le agenzie di rating, responsabili delle politiche monetarie e fiscali, imprese e istituzioni finanziarie imputano ad altre parti di essere state inerti., nessuno sa niente. Ognuno si dichiara fuori da colpe e incompetenze. Come dire: non c’ero e se c’ero dormivo.
Per coprire il rischio di questa eccessiva esposizione, sarebbe necessario un aumento di capitale equivalente a 3-5 mesi di utili bancari. Nell’attesa del soluzione del caso, il conto da pagare, come sempre, è sulle spalle di noi poveri contribuenti. Già vittime designate della crisi economica e sociale che da due anni ci sta strozzando, con tante famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. Mentre, grazie alla crescita dei tassi di interesse, gli utili delle banche stanno aumentando.
Non si comprende perché le autorità preposte tergiversano, non facendo nulla per proteggere i contribuenti dai rischi finanziari legati al cambiamento climatico. Preferiscono difendere gli interessi dei soliti noti e sparare sulla croce rossa, ovvero la moltitudine di lavoratori!