Le autostrade italiane sull’orlo del collasso tra degrado, traffico e “facili” concessioni

Ponti obsoleti, ingorghi record e investimenti insufficienti mettono a rischio sicurezza e viabilità. Tanto se qualcosa va storto, paga lo Stato (cioè noi).

L’autostrada è definita, tecnicamente, come un tipo di via di comunicazione, progettata per agevolare la circolazione di grandi volumi di traffico veicolare ad alta velocità, in alternativa a una strada della viabilità ordinaria che non garantisce la stessa capacità di transiti. Quando sono sorte l’evento è stato salutato quasi come un miracolo, soprattutto la costruzione dell’Autostrada del Sole nel 1964 che collega il Sud al Nord del Paese a testimonianza che, finalmente si era entrati nella modernità. Ma come spesso succede in Italia, la manutenzione è stata fatta all’acqua di rose e i controllori spesso assenti e quando c’erano dormivano.

L’intera struttura pare che stia cadendo a pezzi, come una costruzione Lego che crolla appena la sfiori. La cronaca purtroppo è ricca di casi drammatici. Basti ricordare l’incidente del viadotto Acqualonga avvenuto la sera del 28 luglio 2013 lungo l’autostrada A16 nei pressi di Monteforte Irpino in provincia di Avellino, quando un pullman, per un guasto all’impianto frenante e per la mancata resistenza del guardrail, precipitò in un burrone provocando 40 morti. Inoltre, il crollo del ponte Morandi a Genova avvenuto alle h. 11,36 del 14 agosto 2018, quando la pila 9 del viadotto collassò, causando il decesso di 43 persone e 566 sfollati. Erano anni che da molte parti si levavano vanamente voci riguardanti le obsolete strutture autostradali, ma oltre a non essere ascoltate, furono tacciate, finanche, di catastrofismo.

Il crollo del ponte Morandi, sintomatico della fatiscenza delle autostrade italiane

Ora le autostrade italiane si trovano al punto finale dell’estenuazione, come confermato dall’ultimo rapporto Nomisma, una società che realizza ricerche di mercato e consulenze per imprese e pubbliche amministrazioni in Italia e all’estero. Secondo gli autori sono necessari circa 44 miliardi di euro per ristrutturare la rete e renderla idonea al traffico in continuo aumento. Ma pare che la disponibilità finanziaria sia solo di 10 miliardi, un’inezia per strade vecchie e molto trafficate. L’apporto del settore pubblico si aggira intorno al 5%. Secondo i dati, lo sviluppo propulsivo del settore è durato fino agli anni ’70, poi si è tirato a campare, per giungere ai giorni nostri con reti costruite 50-60 anni fa.

L’80% degli spostamenti nel nostro Paese avviene su gomma, perché il 66% del territorio è montuoso e la rete ferroviaria, per ritardi e disagi vari, non trova l’approvazione degli utenti. Tuttavia la cronaca ci racconta di soventi ingorghi stradali, sicuri come le tasse, allo svincolo di Bologna e Firenze e sulla Salerno-Reggio Calabria. Ogni giorno circa 44 mila veicoli si danno… appuntamento sulle autostrade italiane e finiscono per creare solo caos, una cifra che non si raggiunge in nessun Paese europeo. In Spagna sono 20 mila i veicoli sulle autostrade, numeri che aiutano a comprendere come le reti autostradali italiane siano sovraccariche. Una peculiarità del nostro Paese è costituita dalle concessioni.

Un altro incidente: il crollo di un ponte sull’autostrada A 14

Il Governo offre in concessione un tratto stradale a delle aziende private, consentendo loro di stabilire un pedaggio che gli automobilisti devono pagare per la loro percorrenza. In cambio di investimenti e manutenzione sulle strade idonei allo scopo. Solo che la fantasia e l’estro del legislatore italiano in certi casi rasenta il sublime.

In quasi tutti i contratti di concessione ad esempio risulta che se i costi dell’impresa non sono sufficienti a garantire gli investimenti, ci pensa “babbo” Stato ad allentare i cordoni della borsa, tutto a carico dei soliti gonzi, i contribuenti italiani. Qualsiasi cittadino comune non firmerebbe mai un contratto a vantaggio di un solo contraente. Si conferma l’indole dell’imprenditoria italiana, astuta fino alla furfanteria e delle istituzioni pubbliche incapaci di fare impresa e colluse col privato!

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