Da Intesa Sanpaolo a Luxottica a Lamborghini, le aziende che puntano al welfare aziendale. Il primo fautore fu Henry Ford nel 1902.
Roma – La settimana corta di lavoro sta prendendo piede anche in Italia. Negli ultimi tempi, almeno in Europa, si è diffuso un nuovo modello di organizzazione del lavoro, la settimana corta. Ovvero, la riduzione del numero di giorni lavorativi in una settimana, mantenendo, quasi sempre, la stessa quantità di ore effettuate. Sembra che questa soluzione migliori la qualità della vita dei lavoratori, faccia crescere la produttività aziendale e non registra alcun cambiamento negativo nella qualità del servizio e nella soddisfazione del cliente.. Si tratta, come sempre quando si parla di mutamenti nei rapporti sociali di produzione, di un argomento molto dibattuto a tutti i livelli. In Italia è stata l’istituto bancario Intesa Sanpaolo a sperimentare questo nuovo modello nel gennaio 2023.
L’accordo raggiunto coi sindacati ha previsto la possibilità, su base volontaria, di lavorare per 4 giorni 9 ore al giorno, con una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro e smart working fino a 120 giorni annui. Oltre ai vantaggi summenzionati, vanno registrate le riduzioni dei consumi di energia, risorse e dell’impatto ambientale dovuto alle attività produttive. Gli effetti positivi si riverserebbero sul benessere mentale dei dipendenti, con riduzione dei costi medici per le aziende, in quanto calerebbero anche il numero di ore di assenza per malattia. C’è da dire che ci sono anche aspetti negativi. Ad esempio, ridurre il numero dei giorni lavorativi distribuendo l’orario di lavoro su 4 anziché 5 giorni, potrebbe causare un carico eccessivo di lavoro.
Quindi, maggiore stress, minore concentrazione e calo della soglia d’attenzione che inizia a prendere la parabola discendente dopo le prime 4, al massimo 5, ore di lavoro. Inoltre, non tutti i settori produttivi sono adatti al cambiamento. Ci sono aziende con orari di lavoro continuativi che avrebbero difficoltà enormi nel ristrutturare le loro attività nella settimana lavorativa più corta. L’esempio di Intesa Sanpaolo è stato imitato da Luxottica (rinomata azienda italiana specializzata nella produzione e nel commercio di occhiali) e Lamborghini (famosa azienda italiana produttrice di vetture sportive tra le più ambite nel mondo). Addirittura migliorando il modello adottato da Intesa Sanpaolo, dimostrano che può essere fattibile lavorare di meno, con lo stesso salario. Luxottica sta sperimentando, quindi, la settimana corta a parità di salario e su base volontaria, per essere poi costantemente monitorata per l’adozione definitiva.
Si lavorerà dal lunedì al giovedì, grazie ad un accordo coi sindacati sul nuovo contratto integrativo dell’azienda. Sulla stessa lunghezza d’onda si è mossa la Lamborghini, con una settimana lavorativa di 33 ore e mezzo. Il nuovo orario è distribuito su una settimana di 4 giorni alternata ad una di 5 per chi lavora su due turni e 2 settimane da 4 giorni alternate a una di 5 per chi è occupato su 3 turni. E’ chiaro che se il lavoratore è più contento, produce meglio e l’aziende è soddisfatta. Tuttavia, non bisogna tanto esaltarsi per un cambiamento pur benefico, perché nei rapporti economici nessuno fa niente per niente.
Già Henry Ford, illuminato fondatore statunitense della Ford Motor Company nel lontano 1902, mostrò di avere lo sguardo lungo. Fu il primo imprenditore ad offrire la paga più alta ai suoi operai di 5 dollari, il doppio del settore, per poi arrivare ad 8. In questo modo consentì ai suoi dipendenti di acquistare l’auto che loro stessi avevano prodotto. Inoltre, sempre nell’ottica del maggior benessere del lavoratore e crescita della produttività, istituì all’interno della fabbrica un asilo nido per i bambini dei lavoratori e aprì un pub, in cui quest’ultimi potevano passare parte del proprio tempo libero. Una forma di welfare aziendale ante litteram. Come dire, dalla fabbrica al consumatore e ritorno, in un circolo in cui le tasche di mister Ford si rimpinguarono non poco!