L’Italia nei bassifondi della classifica europea relativa ai Paesi con il miglior equilibrio tra i due aspetti. Quale la ricetta per risalire la corrente?
Non c’è niente da fare: nonostante l’impegno, solo a parole visti i risultati, nel nostro Paese conciliare vita privata e lavora resta un vero miraggio. Due condizioni agli antipodi, in contrasto tra loro e che non potranno mai legare. Proprio come il diavolo e l’acquasanta! Eppure si tratta di un tema molto dibattuto, soprattutto negli ultimi anni, che ha suscitato l’interesse dell’opinione pubblica.
Poiché in fatto di ricerche sociali non ci facciamo mancare nulla, non ci si poteva sottrarsi al dovere di condurne una su questo tema. Ed eccola, pronta a soddisfare la curiosità degli utenti, grazie a “Remote”, una piattaforma che opera nei sistemi informativi, con particolare attenzione al capitale umano. Lo scopo dell’indagine è stato rispondere ad una semplice domanda: “Quali sono i Paesi europei col miglior equilibrio tra lavoro e vita privata?”.
Un ulteriore quesito ha riguardato la “possibilità di emigrare all’estero per conciliare i due ambiti, professionale e personale”. La ricerca ha riguardato tutta l’Europa d è stata condotta grazie all’ “European Life-Work Balance Index”, un indice di valutazione della qualità lavorativa basato su alcuni fattori fondamentali.
Si tratta di: salario minimo; assistenza sanitaria; ferie annuali obbligatorie; congedo di maternità; retribuzione per malattie; livelli di felicità complessivi; ore medie lavorate; inclusività LGBTQ+.
Sono tutti aspetti di civiltà sociale che in una moderna democrazia dovrebbero essere la regola e non l’eccezione.
La medaglia d’oro è stata vinta dal Lussemburgo, la piccola nazione al centro dell’Europa, che si è contraddistinto per il cospicuo numero di giorni di ferie annuali obbligatorie (26 giorni), il congedo di maternità per 20 settimane col 100% dello stipendio e alto tasso di appagamento dei lavoratori.
Al 2° e 3° posto si sono piazzate rispettivamente Spagna e Francia. I due indicatori che hanno registrato un’ampia adesione sono stati i salari minimi importanti e un sistema sanitario universale. Inoltre, se si aggiunge che i rispettivi governi hanno puntato molto su una cultura orientata alla massima espressione del tempo libero, si comprende benissimo perché Madrid e Parigi, le due capitali, sono considerate molto stimolanti per conciliare vita privata e professionale.
Il 4° e 5° posto sono stati raggiunti da Norvegia e Danimarca. E qui si è andati sul sicuro, in quanto si tratta di paesi scandinavi, che sono notoriamente all’avanguardia per l’alto livello di welfare state e di un notevole senso di felicità tra i cittadini.
E la nostra Italietta, com’è messa? Non bene se si pensa che dietro di essa ha solo l’Ungheria, Slovacchia e Romania. La ricerca ha posto in evidenza i seguenti aspetti negativi, da cui scaturisce il piazzamento nei bassifondi della classifica: ore di lavoro medie eccessive che superano la media europea e, quindi, c’è minor tempo da dedicare alla vita privata; mancanza di un salario minimo legale, per cui primeggiamo perché siamo uno dei pochi paesi in Europa a non averlo; congedo parentale limitato, che è obbligatorio per 21 settimane all’ 80% della retribuzione, al di sotto della media europea e con un’indennità non totale;
l’Italia ha registrato un basso livello di inclusività LGBTQ+, per cui sarebbe importante un miglioramento degli ambienti di lavoro per coloro che appartengono a questa comunità.
Tra tante dolenti note, il Belpaese spicca per il sistema sanitario universale accessibile a tutti i cittadini e per le ferie annuali obbligatorie, 32 giorni annui, superiore alla media europea. Lavorando più ore, sempre rispetto alla media europea, sembra un logico effetto godere di più giorni di ferie. Comunque, se si desidera che il nostro Paese scali la suddetta classifica, è urgente l’introduzione del salario minimo legale e l’estensione del congedo parentale. Altrimenti resteremo sempre in zona retrocessione!