L’arte della latitanza. Come i boss riescono a sparire nell’era del GPS

La cattura del “boss dei boss” a Palermo, praticamente nel suo giardino di casa, ha destato stupore e ilarità. Ma con quali tecniche i superlatitanti riescono a nascondersi per decenni nel mondo dell’onnipresenza del digitale? Come vedremo spesso la chiave è proprio quella: non allontanarsi troppo.

Facciamo un esercizio di immaginazione: siete un supercriminale, un pezzo grosso di qualche mala mondiale e, per una ragione o per l’altra, la vostra posizione è ormai indifendibile. L’avete combinata grossa: se lo Stato vi prende, finirete certamente alla sbarra, nella solitudine infernale del 41 bis. Vi resta una sola opzione: sparire. Certo, più facile a dirsi che a farsi, in un’era in cui basta accendere il telefonino per essere rintracciati. Noi, che conosciamo bene queste realtà, abbiamo pensato di realizzare un “prontuario del latitante”: le regole base con cui mafiosi e fuggitivi riescono a governare i loro imperi criminali mentre tutte le mani dello Stato sono puntate contro di loro.

La latitanza è un’arte antica, ma nell’epoca del GPS e del digitale è più difficile che mai.

La premessa fondamentale: la posizione del supercriminale in fuga è difficile per svariate ragioni. La prima: sparendo del tutto rischiate di perdere il vostro impero, dunque opzioni radicali come la plastica facciale o la fuga in isole polinesiane deserte sono da evitare, perché significano inevitabilmente che qualcuno dei vostri ex-scagnozzi prenderà in gestione gli affari al posto vostro. Alla lunga è un meccanismo controproducente, perché perdendo completamente il potere, perderete anche la capacità di utilizzarlo per occultarvi e difendervi. La premessa fondamentale è: invisibili al nemico, ma mai troppo lontani dal trono. Del resto, come affermava il signor Riina, “cumannari è megghiu di futtiri“, “comandare è meglio di fottere“. Ora possiamo partire con il nostro prontuario.

Regola n. 1: La scelta della squadra. Contare sugli alleati giusti

L’identikit del fiancheggiatore perfetto: Michele Aiello, il “manager della mafia”.

Per prima cosa, prendete il cellulare e distruggetelo. Non vi servirà più. Qualsiasi ordine o messaggio dovrà essere tramesso per vece di prestanome fidati. La ragione? Qualsiasi prova materiale della vostra attività, anche la più innocente, potrà lasciare pericolose tracce della vostra presenza. Bernardo Provenzano, il successore di Riina, rimase fregato dopo una latitanza da record di 43 anni a causa dei pizzini, i bigliettini con cui comunicava con famiglia e colleghi. Dare ordini a voce è sempre il metodo migliore perché, a meno che gli inquirenti non siano già stati in grado di piazzare una cimice, sono impossibili da verificare.

Questo pone, ovviamente, il problema fondamentale: a chi affidarsi? I mafiosi lo sanno bene: per prima cosa c’è la famiglia, che non vi tradirà mai: specialmente le donne, più insospettabili. Sorelle, zie, amanti, cugini sono ottimi candidati: ma anche amici di lunga data, e collaboratori storici. Deve essere tutta gente che ha poco da guadagnare e molto da perdere in seguito a una vostra eventuale cattura. La vostra rete di conoscenze rappresenta la vostra salvezza, nonché il vostro miglior strumento per governare “a distanza” e fuggire quando serve.

Da queste persone dipenderete per le esigenze quotidiane. Il resto dipenderà dalla rete allargatauomini di fiducia, boss di seconda, imprenditori compromessi – tutti coloro che saranno ben lieti prolungare le vostra latitanza.

Regola n. 2: Confondere le acque. Spostatevi molto o fate finta di farlo

Un principio fondamentale della lotta allo Stato è che esso ha risorse e personale limitato da investire nella cattura di un singolo individuo. Da ciò consegue che c’è un numero limitato di piste che possono essere seguite contemporaneamente: ed è il vostro compito moltiplicarle il più possibile. I vostri avvistamenti devono essere continui ma ineffabili: prima dell’arresto di Messina Denaro, per decenni si erano moltiplicate voci che lo vedevano transitare nelle più svariate località della Sicilia, a Roma e a Milano, fino alla Spagna e persino il Venezuela. Sui mezzi più improbabili: camionette della frutta, pescherecci, elicotteri.

Dovete confondere le acque il più possibile: fare in modo di lasciare deliberatamente false piste e false tracce che distraggano gli inquirenti e assorbano le risorse della Giustizia. Di questa parte della strategia fanno parte, ovviamente, le false dichiarazioni di finti pentiti e altri collaboratori a voi leali. Ma su questo torneremo più avanti.

Regola n. 3: … Ma non troppo. Non c’è covo migliore di casa

La cattura di Messina Denaro a dieci minuti a piedi dalla sede dell’Antimafia

Che cosa hanno in comune Totò Riina, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro? Tre cose: sono siciliani, sono superboss, e sono stati arrestati in Sicilia. Sono stupidi? Ovviamente no. Per un fuorilegge, nascondersi nella zona in cui è più forte è una strategia lungimirante.

In fondo dove è terminata la carriera terroristica di Osama Bin Laden? Forse nelle Hawaii? No: in Pakistan, nella culla del fondamentalismo. Perché? Perché la popolazione locale delle zone da cui vengono i criminali è leale a loro, oppure avrebbe comunque troppa paura per collaborare con la Giustizia. Senza la collaborazione dei locali, le indagini diventeranno difficilissime, e potrebbero prolungarsi per sempre. Il potere della criminalità organizzata, come è tristemente noto, deriva proprio dall’esistenza di una comunità in cui essa è più radicata dello Stato.

Ricordiamo la vicenda di Francesco Schiavone, il “Sandokan” della camorra. Arroccato in un bunker, era sostanzialmente imprendibile: la polizia riuscì a mettere le mani su di lui solo notando che una fiancheggiatrice faceva la spesa per tre quando in casa c’erano, tecnicamente, solo due persone. In una città densamente abitata, un rifugio chiuso, ben costruito e da cui non si esce mai può diventare una vera e propria roccaforte per un latitante abbastanza determinato da non volere uscire mai. Ricordiamo, la vita è bella, ma il potere lo è ancora di più.

Regola n. 4: Longa Manus. Usate la vostra influenza per inquinare le indagini

Calogero Pulici, uno degli “sconfitti” nella caccia a Messina Denaro: la vita del probo finanziere è stata distrutta da una serie di accuse mosse dalla sua stessa Procura

Il bel libro-inchiesta di Mauro Bova, titolato “Matteo Messina Denaro. Latitante di Stato” ricostruisce con documentazione impeccabile le travagliate vicende della caccia al Diabolik di Castelvetrano e la sua interminabile latitanza. Un dettaglio che emerge dalla lettura del volume è che le inchieste sono state inquinate costantemente: è tutto un susseguirsi di documenti che spariscono, investigatori brillanti che vengono incastrati, coperti di vergogna e rimossi, informazioni che finiscono nelle mani sbagliate e consentono a Messina Denaro l’ennesima rocambolesca fuga all’ultimo minuto.

Il messaggio è chiaro: lo Stato sa che dovrà sempre temere informatori, corrotti e infiltrati nelle sue fila, e voi potete usare questa paura a vostro vantaggio. Lo sbirro onesto deve essere fatto passare per traditore, mentre quelli inefficienti e compiacenti continuano a prosperare: la continua presenza di infiltrati garantirà che voi siate sempre un passo avanti a chi vi dà la caccia.

Regola n. 5: Dovete proprio spostarvi? Diventate fantasmi

Travestirvi da donna è una soluzione che può apparire grottesca, ma quando le cose si mettono male bisogna essere pronti a tutto

Benissimo: ora siete arroccati nel vostro bunker, una solida rete di staffette e di contatti vi assicura che gli ordini arrivino dove devono, le vostre menzogne e manipolazioni danno alle indagini una lentezza insopportabile. Siete, relativamente parlando, in una botte di ferro. Tuttavia, potreste avere comunque bisogno di spostarvi: magari il covo dove siete residenti è già nell’occhio delle indagini, oppure avete incontri di importanza elevatissima con altri criminali. Magari, semplicemente, non ce la fate più a stare nel calduccio del bunker e volete farvi una passeggiata, una vacanza, un viaggetto: se siete mafiosi, in fondo, è probabile che siate tipini irrequieti… Anche quando il buonsenso suggerebbe di agire altrimenti.

Messina Denaro, ad esempio, non è stato incastrato dall’Antimafia finché una problematica medica non lo ha costretto ad uscire allo scoperto: e, in questo caso, è stato fregato proprio dall’orologio, l’aspetto troppo appariscente. Se avesse letto la nostra guida, avrebbe evitato questo banale errore: se proprio dovete spostarvi, dovete essere fantasmi. Documenti falsi scelti con cura, abbigliamento scialbo, nessun accessorio costoso. Evitate, ovviamente, qualsiasi mezzo di trasporto legato al pubblico: è meglio richiedere favori da un privato con cui siamo in buoni rapporti. Un passaggio su un camion, la stiva di una nave da trasporto, un peschereccio, uno yatch o l’elicottero privato di un amico imprenditore sono da prediligere in ogni caso: minore è la probabilità di incontrare un pubblico ufficiale, maggiore sarà quella di prolungare il nostro status di latitanti.

La regola finale: a nessuno deve convenire la vostra cattura

Perché Matteo Messina Denaro è “latitante di Stato”? Perché è durato così tanto? Semplice: i suoi segreti sono sufficienti a rovinare carriere e imperi su ogni livello della politica e dell’economia nazionale. Messina Denaro era, in un certo senso, un too big to fall, troppo ben informato per finire vivo mani dello Stato, e troppo potente per potere essere ucciso senza esporsi a vendette e ritorsioni. Finché a tutti interesserà che teniate la bocca chiusa, troverete sempre alleati pronti a coprirvi e nascondervi. Il ricatto è la miglior garanzia della vostra segretezza: dosatelo con cura.

Conclusione: la triste vita del latitante

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Il “Bunker Schiavone”. Nella vostra carriera di latitanti potreste dovervi abituare a passare molto tempo in posti del genere

Leggendo questo articolo vi potrebbe essere sorto un certo qual senso di angoscia verso lo stile di vita che i superfuggitivi sono costretti a mantenere. Privazioni, pesanti limitazioni, la continua spada di Damocle della caccia da parte degli agenti dello Stato, la consapevolezza che una minima disattenzione potrebbe consegnarvi alle fredde solitudini del 41-bis. E ci si potrebbe chiedere: ma che senso ha accumulare tutto questo denaro e tutto questo potere per fare una vita da prigioniero per evitare di finire in una prigione vera e propria? Forse, per certe persone, comandare è veramente meglio di fottere.

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