Il viceministro parla della riforma in cantiere. Il dibattito, oltre alla forbice di reati interessati riguarderà il rispetto della privacy.
Roma – È in arrivo una nuova riforma sul sequestro dei cellulari: ad autorizzarlo sarà il Giudice per le indagini preliminari e non più il pubblico ministero, salvo casi di urgenza e necessità. E una stretta riguarderà anche l’autonoma acquisizione dei contenuti, da cui saranno esclusi i messaggi e le comunicazioni. Il governo annuncia nuovi interventi legislativi sul fronte della Giustizia, che riguarderanno inoltre i reati fiscali meno gravi, i provvedimenti sulla responsabilità medica, i reati delle procedure concorsuali, quelli fallimentari e la disciplina della sicurezza sul lavoro mentre la legge sulla separazione delle carriere sarà al centro del dibattito nel mese di marzo.
Ad annunciare la serie di novità è stato il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, nel corso della sua partecipazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti. Il provvedimento più vicino riguarda “la riforma del sequestro dei cellulari. Noi riteniamo che questa misura – ha spiegato Sisto – debba passare dal giudice e non dal pubblico ministero. Seguendo la Corte Costituzionale, vista la differenza tra i documenti e le comunicazioni, come messaggistica, whatsapp eccetera, queste ultime devono essere soggette ai limiti di ammissibilità tassativi dell’articolo 266 del codice di procedura penale, perché questa diversa natura possa ottenere il dovuto riconoscimento“.
Sisto entra nel dettaglio di questa riforma: “rafforziamo la tutela proponendo che sia il Gip a dare l’autorizzazione. Una volta che il pubblico ministero andrà a selezionare il materiale nel telefono, potrà sequestrare autonomamente i documenti, come foto e altri file, mentre per le conversazioni come la messaggeria dovrà rivolgersi al giudice“. È da tempo che il governo Meloni pensa a una stretta dei poteri dei pm sul sequestro dei cellulari nell’ambito delle inchieste. Una limitazione delle informazioni utilizzabili dopo il sequestro di un telefono e renderle segrete almeno fino a un’udienza davanti alle parti come già pensato per le ordinanze di custodia cautelare e per le intercettazioni.
Quanto ai reati fiscali, alcuni tra i meno gravi – come quelli che possono riguardare omessi pagamenti – saranno soggetti ad una sorta di “possibilità di conciliazione con l’erario e questo avrà una certa influenza nel processo penale”. Entro febbraio sarà completato poi l’iter in Commissione per la separazione delle carriere dei magistrati: “Nella prossima conferenza dei capigruppo alla Camera, Paolo Barelli di Forza Italia chiederà la calendarizzazione della separazione delle carriere nel mese di marzo. Noi non scherziamo sulla
separazione. C’è un lavoro in prima commissione che deve trovare compimento”, ha aggiunto Sisto.
Ma tornando alla riforma sul sequestro di cellulari c’è già una proposta di legge, la numero 806 – d’iniziativa dei senatori Pierantonio Zanettin e Giulia Bongiorno – in tema di “modifiche al codice di procedura penale in materia di sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali“. Nella proposta si legge come il 12 gennaio 2023, la Commissione giustizia del Senato aveva avviato un’indagine conoscitiva sul tema delle intercettazioni. In quella sede, si era evidenziata la necessità di focalizzare l’attenzione del documento, oltre che su una laica valutazione del catalogo dei reati per i quali possono essere autorizzate le intercettazioni – ritenendo un vero vulnus del sistema quello delle intercettazioni “a strascico” – anche sul tema del sequestro dei dispositivi informatici, e in particolare degli smartphone e dei personal computer.
Il sequestro di questi dispositivi, “in relazione ai dati altamente sensibili in essi contenuti, dovrebbe essere circondato da garanzie al pari delle intercettazioni e la selezione dei loro contenuti dovrebbe essere assistita da un contraddittorio tra le parti per decidere cosa sia rilevante a fini processuali, anche in relazione alla conservazione dei dati nell’archivio digitale delle intercettazioni”, si fa notare spiegando che “questo aspetto rappresenta “una lacuna normativa evidenziata in tutte le audizioni svolte nell’ambito dell’indagine conoscitiva richiamata, sia da parte di studiosi, che da parte degli operatori della giustizia”.
L’articolo 254-ter del codice di procedura penale, di cui il disegno di legge dispone l’inserimento nel codice di procedura penale, “disciplina il sequestro di dispositivi e sistemi informatici, smartphone e memorie digitali, prevedendo, riguardo alla procedura, che l’autorità giudiziaria possa procedere mediante decreto motivato che indichi espressamente vari punti: le ragioni che rendono necessario il sequestro in relazione al nesso di pertinenza fra il bene appreso e l’oggetto delle indagini; le operazioni tecniche da svolgere sul bene appreso e criteri che verranno utilizzati per selezionare, nel rispetto del principio di proporzione, i soli dati effettivamente necessari per il prosieguo delle indagini“.
Di certo per molti reati il sequestro del cellulare appare davvero importante: dallo stalking alla pedopornografia fino allo smantellamento di reti della criminalità organizzata. Proprio in relazione a questi ultimi, il Ministro della Giustizia Nordio, intervenendo alle Camere dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, aveva ribadito l’importanza delle intercettazioni, dei dati informatici e dei dispositivi elettronici nelle attività investigative. Ma la battaglia si giocherà sul terreno del bilanciamento dell’esigenza di giustizia e della riservatezza dei dati. La privacy, perché il sequestro potrebbe ingenerare una illecita diffusione dei dati personali, soprattutto per quanto concerne i dati non utili per le indagini.