Sono quelle di Paul e Rich, bimbi di due anni morti di sete durante una delle ultime tragiche traversate. Il parlamentare: “Non li abbiamo salvati e non gli diamo nemmeno degna sepoltura”.
Lampedusa – Due bare bianche giacciono in una squallida camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana, a Lampedusa. Sono quelle di Paul e Rich, due bambini di due anni, morti di sete tra le braccia dei loro genitori dopo tre giorni alla deriva in mare, senza soccorsi. La loro tragedia, denunciata dal deputato del PD Peppe Provenzano in un post su Instagram, è passata quasi inosservata, soffocata da una “coltre di silenzio” che avvolge l’isola. Mentre gli sbarchi continuano senza sosta, Provenzano accusa il governo Meloni di indifferenza, denuncia la disumanizzazione dei migranti e annuncia un’interrogazione parlamentare per chiedere giustizia e memoria per le vittime di una strage che non si ferma.
Paul e Rich avevano due anni. Sono morti l’11 maggio 2025, a bordo di un gommone con 62 persone, partito dalla Libia e rimasto alla deriva per giorni a causa di un guasto al motore. Quando il veliero Nadir della ONG tedesca ResQship ha raggiunto l’imbarcazione, a sud di Lampedusa, i loro corpi erano già senza vita. “Erano morti il giorno prima, probabilmente di sete,” ha raccontato Rania, paramedica a bordo, in un’intervista riportata da Agenzia Nova. Un uomo di circa 30 anni è deceduto poco dopo, nonostante i tentativi di rianimazione.
Il comandante del Nadir ha descritto i sopravvissuti come “persone così provate” da non riuscire nemmeno a scendere a terra, un’immagine che testimonia l’orrore vissuto dai migranti. I 57 superstiti, tra cui 13 donne e due minori provenienti da Gambia, Ghana, Niger, Sierra Leone, Nigeria e Togo, sono sbarcati a mezzanotte al molo Favarolo, molti con ustioni e in condizioni di estrema debolezza. Le tre salme – Paul, Rich e l’uomo – sono state trasferite nella camera mortuaria di Cala Pisana, dove, a una settimana di distanza, le bare bianche dei bambini giacciono ancora senza degna sepoltura, accanto a “un nastro senza nome, qualche straccio, le muffe sul tetto,” come denuncia Provenzano.
Nel suo post su Instagram, Peppe Provenzano, deputato del Partito Democratico, ha voluto rompere il silenzio su questa tragedia, che “non è una storia eccezionale, ma non è nemmeno normale che non abbia quasi fatto notizia.” La sua denuncia è un atto d’accusa contro l’indifferenza istituzionale e mediatica che avvolge Lampedusa, un’isola simbolo della crisi migratoria nel Mediterraneo. “Non li abbiamo salvati, e non gli diamo nemmeno degna sepoltura, memoria,” scrive, sottolineando la disumanizzazione che accompagna i migranti, vivi o morti.
Provenzano punta il dito contro il governo Meloni, accusato di aver tradito le promesse fatte agli abitanti di Lampedusa e di alimentare una narrazione securitaria che ignora le violazioni dei diritti umani in Libia e Tunisia, Paesi con cui l’Italia collabora. “Le autorità indagano sui trafficanti, solo l’ultimo anello della sequenza dei crimini che subiscono in Libia o in Tunisia,” scrive, citando il caso del trafficante libico Almasri, catturato ma poi liberato. Provenzano critica anche il “modello albanese” – gli accordi per esternalizzare la gestione dei migranti – definendolo una “crudele follia,” e denuncia la “guerriglia” contro le ONG che salvano vite in mare.
Il deputato annuncia un’interrogazione parlamentare per chiedere conto delle responsabilità del governo, dell’indifferenza dell’Europa e delle condizioni disumane del cimitero di Lampedusa. “Non possiamo permettere che questa strage continua sprofondi nel silenzio,” conclude, impegnandosi a mantenere alta l’attenzione su una crisi che, secondo lui, è aggravata da politiche migratorie fallimentari.