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La tante facce della Generazione Z (e che i “boomers” spesso non conoscono)

Il “Webboh Lab” è il primo polo di ricerca online dove i nati tra il 1996 e il 2010 esprimono il loro pensiero, le opinioni, le aspettative.

Roma – La Generazione Z, comprendente i nati dal 1996 al 2010, è stata la prima cresciuta in pieno boom del digitale, che ha esteso, come una piovra, i suoi tentacoli in ogni settore della vita. Dai rapporti sociali all’amicizie, dai consumi all’informazione, dallo studio al lavoro, niente sfugge al controllo capillare della tecnologia. Pare che i ragazzi nati in questo periodo non sappiano viverre senza social, perché si sentono sempre in contatto coi loro amici. I dispositivi elettronici per loro sono diventati alla stregua di un senso aggiunto ai cinque che madre natura ci ha donato.

Se li portano appresso anche quando vanno al cesso, dove, come cantava Guccini, nemmeno lì si possiede un proprio momento. L’utilizzo dei social tra la Generazione Z non è univoco, anzi è molto vario. Per indagare su questi aspetti è sorto il “Webboh Lab”, che come recita il sito “è il primo polo di ricerca online dove la Generazione Z si esprime. Un contenitore di ricerca scientifica per conoscere da vicino, in profondità ed in tempo reale il loro pensiero, le opinioni, le aspettative, i gusti e gli interessi”. Una sorta di osservatorio permanente per intercettare sogni, bisogni della classe dirigente di domani. Secondo i dati a disposizione della ricerca, sono cinque i modelli in cui si riconosce la Generazione Z.

Il primo, col 40% di adesione è il “Meme Maestro”. Si tratta di giovani per i quali i social sono un vero intrattenimento, con largo utilizzo di meme e video virali. Si condividono varie sfumature della propria vita e interessi e le relazioni coi coetanei sono viste come motivo d’ ispirazione e per acquistare prodotti di tendenza. Il secondo, il “Creative Explorer”, ha raccolto il 18% di consensi. In questo modello fanno parte i giovani che hanno una visione dei social come mezzo per esprimere la propria creatività. Utilizzano, infatti, foto, arte, scrittura. Vengono considerati dei veri e propri esploratori perché amano approfondire i loro interessi, ma anche scoprirne di nuovi. Sono promotori di cause sociali e propensi all’aiuto e al supporto. Il terzo, “Like Lover” è rappresentato da ragazzi a cui piace ricevere like e commenti positivi da parte dei loro coetanei.

Ha ricevuto il 17% di consenso, per cui i social rappresentano una sorta di fuga dal solito “tran tran” quotidiano per seguire i propri creator preferiti. Un maniera per sentirsi parte di una realtà diversa dalla loro. Il quarto, “Social Soul”, preferito dal 14%. In questo gruppo prevalgono gli “entusiasti” dei social, che sono utilizzati per fare nuove conoscenze, instaurare relazioni e amicizie. Inoltre, per essere consigliato su cose e avvenimenti. Il quinto, “Digital Dreamer” è una sorta di contenitore dei modelli precedenti ed è apprezzato dall’11%. Si tratta di ragazzi che attraverso i social mettono in atto una fuga dalla realtà per cercare di scoprire territori sconosciuti.

Da studi come questo, si possono trarre, senz’altro, utili informazioni, che ci aiutano a conoscere una generazione perlopiù sconosciuta alle generazioni precedenti – come i cosiddetti “boomer”, nati tra il 1946 e il 1964 che ne sono spesso i genitori o anche i nonni – di cui si parla solo per sentito dire. Spesso la vediamo in giro, tra metro, treni e tram come delle sagome auricolate col loro inseparabile dispositivo elettronico in mano, che non lasciano mai. Col contesto in cui si trovano al momento cercano di avere meno contatti esterni possibili, per non interrompere il flusso continuo dei loro. Però, basterebbe, di tanto in tanto, staccarsene un attimo, almeno per osservare che tipo di gente c’è intorno. Oppure, cosa rara, incrociare lo sguardo di qualche persona che potrebbe anche sorridere (miracolo) o restare indifferente. Almeno, vivaddio, anche se per poco, si è tornati sulla terra!

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