La strage dei pesticidi sui braccianti agricoli, intanto l’Europa ritira la legge

In Italia il mercato dei fitofarmaci, 120 tonnellate, raggiunge vendite da capogiro. Il 44% dei lavoratori ha subito almeno un avvelenamento.

Roma – I fitofarmaci continuano a mietere vittime tra i braccianti agricoli.  Al peggio non c’è mai fine. La politica continua a fare orecchie da mercante e non muove un dito per i milioni di agricoltori vittime dell’esposizione ai fitofarmaci. Quest’ultimi, noti anche come “pesticidi”, vengono utilizzati in agricoltura per il controllo di qualsiasi organismo nocivo per le piante coltivate, oltre che per l’eliminazione delle erbe cattive. Il problema, però, è che sono nocivi alla salute dell’uomo. I più esposti, in quanto, sovente, senza dispositivi di protezione individuale, sono i braccianti. A confermare l’inerzia della politica è la notizia di qualche settimana fa, secondo cui la proposta di legge europea per ridurre della metà l’uso dei pesticidi, è stata ritirata.

Bella prospettiva per la salute di 9 milioni di persone che in Europa lavorano nel settore agricolo. Come spingerli nella fossa prima del tempo! Eppure, da tempo la letteratura scientifica ha segnalato che l’esposizione continua ai pesticidi produce conseguenze nocive, quali forme tumorali, neurotossicità, disturbi del microbioma e altre malattie. Legambiente, associazione ambientalista sorta negli anni ’70, con l’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil, il cui compito è di indagare l’intreccio tra la filiera agroalimentare e la criminalità organizzata, hanno presentato un rapporto dall’emblematico titolo “Agricoltura Si…cura”. Ebbene, è emerso che i braccianti, spesso costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento, sono le vittime… preferite da queste sostanze nocive. I dati nudi e crudi ci aiutano a comprendere meglio il fenomeno.

Il 44% dei braccianti agricoli a livello mondiale ha subito, come minimo, un avvelenamento all’anno, mentre oltre 4 lavoratori su 19 hanno manifestato problemi di salute molto seri come effetti dell’uso di fitofarmaci. E’ stato calcolato che in Europa i casi di avvelenamento da pesticidi hanno raggiunto la consistente cifra di 1,6 milioni. Per quanto riguarda il Belpaese, in cui i braccianti sono 230 mila, i numeri sono difficili da rintracciare. Tuttavia, la cronaca è ricca di anomalie estese a tutti i livelli, per cui è molto probabile un uso smisurato di pesticidi. Inoltre, è stata riscontrata un rischio più elevato di mortalità per i lavoratori del settore agricolo rispetto a quelli di altri comparti industriali e alle altre cause di decesso.

La cronaca degli ultimi anni ha mostrato le condizioni insalubri in cui sono costretti a lavorare migliaia di agricoltori, spinti all’utilizzo forzato di prodotti fitosanitari sui campi coltivati, senza, per di più, alcun tipo di protezione. E i controlli? Nemmeno l’ombra! Il mercato dei fitofarmaci, in Italia, raggiunge vendite da capogiro. Si parla di circa 120 tonnellate. Nell’ ultimo decennio, tuttavia, si è assistito ad un notevole calo, perlomeno, delle quantità immesse sul mercato.

Malgrado ciò, per alcuni di questi prodotti i livelli utilizzati sono di gran lunga maggiori delle soglie eco-tossicologiche stilate dalla normativa relativa al rischio dei pesticidi. Infatti, secondo i dati dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nelle acque superficiali si ha una presenza del 55,1% di pesticidi, mentre in quelle sotterranee del 23,3%. Non si può far finta di nulla, voltando il capo dall’altra parte, anche perché il fenomeno, come consumatori ci riguarda tutti da vicino. In gran parte della frutta e verdura che mangiamo, infatti, sono presenti questi prodotti nocivi. Di questo passo, il rischio che si corre è di passare dalla tavola alla… tomba in un attimo!

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