Quanti sono i discendenti degli italiani emigrati all’estero a cui è stata negata la cittadinanza del Bel Paese? Dell’importante argomento si è occupata anche la Corte Costituzionale.
Roma – Gli italiani in Brasile: la famiglia Matarazzo, una storia di successo. Nel mese di novembre 2024, il Governo italiano ha presentato alcune proposte di legge per limitare le richieste di recupero della cittadinanza italiana da parte dei discendenti dei nostri emigranti del periodo fine 1800-1920, ed è stata persino coinvolta la Corte Costituzionale per sapere se questi discendenti, dopo tante generazioni, possano considerarsi italiani o meno. Forse gli Autori di queste proposte non rammentano la storia di quegli anni e forse ignorano la problematica dell’emigrazione italiana all’estero. In particolare, va citata la Legge 555 del 1912, che sancì la trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, anche allo scopo di favorire il rientro dei 20 milioni di italiani emigrati a fine 1800, inizio 1900.
Molti di questi discendenti dei nostri emigranti, che possiamo definire “emigranti di ritorno“, provengono dal Brasile, uno Stato che nel periodo fine 1800-1900 ha aperto le sue porte ai nostri concittadini, li ha accolti con favore, in un’epoca in cui eravamo noi italiani ad aver bisogno di andare all’estero per sopravvivere. Oggi in Brasile vivono circa 32 milioni di discendenti di italiani, come rilevato dal Consolato italiano in San Paolo del Brasile, che ha realizzato un documentario in proposito (VEDI LINK)
Va rilevato che il Brasile, a differenza di altri Stati che accolsero i nostri emigranti, non ha mai preteso che questi si naturalizzassero cittadini brasiliani, ma ha concesso loro la cittadinanza brasiliana sul presupposto che questa doveva considerarsi un dono che il nuovo Stato concedeva all’immigrato, che aggiungeva la cittadinanza brasiliana alla cittadinanza italiana. Pretendere la naturalizzazione, come è avvenuto negli Stati Uniti, era come chiedere di rinunciare alle proprie origini e alla propria famiglia, fatto che non corrisponde al diritto naturale perché le proprie origini le portiamo dentro di noi e non potremo mai rinunciarvi. Per questi motivi, ora, rifiutare la cittadinanza ai discendenti di quegli emigranti recatisi in Brasile appare un gesto di grave ingiustizia e di irriconoscenza verso uno Stato che ci ha ospitato. Poiché forse la storia della nostra emigrazione non è ben nota, abbiamo voluto portare qualche esempio di italiani emigrati all’estero che si sono fatti onore, e di questi esempi ce ne sono tantissimi, sono tutte storie di successo familiare, professionale e sociale.
Tra i casi più famosi di emigrati in Brasile, c’è quello della famiglia Matarazzo, che proveniva da Castellabate, in provincia di Salerno (il paese del film “Benvenuti al Sud”). I Matarazzo erano una famiglia nobile di Castellabate, proprietaria tra l’altro di Palazzo Matarazzo, appartenuto alla famiglia sino agli anni 1970. Francesco Matarazzo nacque nel 1854 e dopo la morte del padre emigrò in Brasile nel 1881, all’età di 27 anni, e si stabilì a San Paolo. Stabilitosi in Brasile, fece venire molti membri della famiglia e iniziò una serie di imprese e di attività, formando così una “azienda familiare” in molti settori economici, con grande successo. Non avendo mai scordato le origini italiane, Francesco Matarazzo prestò importanti servizi agli italiani, sia in Italia che all’estero, tanto che nel 1917 il Re Vittorio Emanuele III gli concesse il titolo di Conte. Nel 1935 il Governo del Brasile gli conferì il titolo di Grande Oficial da Ordem do Cruzeiro e nel 1937 la città di San Paolo dedicò il suo nome alla “Avenida Conde Francisco Matarazzo”. Francisco Matarazzo aveva creato l’impresa commerciale ed industriale più importante dell’America Latina, con migliaia di dipendenti e decine di fabbriche in tutto il continente sudamericano. Il figlio Francisco Matarazzo Junior continuò l’opera del padre, a capo delle Industrias Reunidas F. Matarazzo (IRFM), nel Palazzo che ospitava la Banca dello Stato di San Paolo.
Altro membro della Famiglia Matarazzo fu Francisco Antonio Paulo Matarazzo Sobrinho, nato nel 1898 a San Paolo del Brasile. Questi amava la cultura e l’arte ed organizzò i principali avvenimenti culturali a San Paolo, il Teatro brasiliano di Commedia, la Cinematografica Vera Cruz, la Cinematica brasiliana, la costruzione del Parco Ibirapuera, il Museo dell’Archeologia, il Museo dell’arte contemporanea, il Presepio Napoletano, il Balletto del 4° centenario, le rappresentazioni brasiliane nelle biennali di Venezia, soprattutto la Biennale d’Arte che diresse personalmente per 25 anni. Alla fine, egli donò tutte le opere della sua collezione all’Università di San Paolo, trasformandola così in un Patrimonio Pubblico. In tal modo egli trasformò la città di San Paolo in un Centro della cultura più importanti al mondo.
Uno dei discendenti della Famiglia Matarazzo, Luiz Marcos Matarazzo, ha riacquistato la cittadinanza italiana ed è tornato in Italia circa 10 anni fa, e svolge la professione di avvocato, e mi ha aiutato a scrivere queste note. La Famiglia Matarazzo, come quasi tutte le famiglie italiane in Brasile, ha sempre conservato forti legami con l’Italia ed ha sempre avuto nel cuore le sue origini, per cui la proposta di legge, che vorrebbe escludere o limitare la cittadinanza italiana a poche generazioni, o comunque rendere più difficoltoso il recupero della stessa. Gli dispiace e lo ferisce profondamente.
Così mi scrive l’avv. Luiz Marcos Matarazzo:
Vale la pena ricordare che il senso della famiglia fu un patrimonio insegnato al mondo dal popolo italiano e che il Brasile accolse nel 1900 milioni di italiani in difficoltà da cui discendono gli odierni ricorrenti, i nostri concittadini. Come ad esempio storico, La famiglia Matarazzo, più precisamente a Francesco Matarazzo fratello e socio di Luigi Matarazzo (mio bisnonno) presso le industrie Matarazzo in Brasile, in riconoscimento della sua assistenza finanziaria e materiale all’Italia durante la prima guerra mondiale, con decreto reale del 25 giugno 1917 il re Vittorio Emanuele III gli conferì il titolo di conte. Tale titolo fu esteso a tutti i suoi figli – maschi e femmine – con decreto reale del 2 dicembre 1926.
Forse con questa nuova legge il titolo di Conte verrà revocato ai discendenti della Famiglia Matarazzo?