Con questa e con la successiva puntata del 20 gennaio la rubrica curata dal professore Paolo G. Pascolo termina riscuotendo ampi consensi di pubblico e critica. Un bilancio lusinghiero che continuerà, ne siamo sicuri, con un’altra sezione che si occuperà di Cold Case, casi freddi a sfondo criminale e mafioso. Oggi l’autore dedica la penultima pagina a Marco Pantani.
Cari Lettori, siamo giunti all’epilogo di questo breve excursus su La scena del Crimine. Voglio dedicare questo contributo ad un personaggio epico, tragico e a suo modo fragile che ha esaltato i cuori di molti. Sì, voglio parlare di Marco Pantani.
Come ben sapete le indagini sulla sua morte si chiudono e si riaprono di continuo e ciò, invero, non accade con molta frequenza. E’ un aspetto che lascia supporre che fin dall’inizio della vicenda la piega delle indagini e le suggestioni raccolte e veicolate da certa stampa ne abbiano, per così dire, condizionato sfavorevolmente il quadro complessivo. Ciò a partire da quel fatidico esame dell’ematocrito che gli ha strappato di dosso la maglia rosa.
Ecco che un sistema giudiziario “sportivo”, forse poco incline a trattare gli algoritmi e le misure hanno portato all’esclusione di Marco Pantani. Si è parlato di ematocrito prossimo a 51,8, quando il limite fissato era 50. Si sono effettuate 5 misure, si è scartata la più bassa e la più alta e si è fatta la media delle 3 rimaste.
Chi si occupa di misure sa che ogni misura intrinsecamente contiene almeno due errori: sistematico (dipende dalla taratura e dall’affidabilità dello strumento in condizioni ideali), casuale o incidentale (dipende dalla frazione del campione da analizzare, dalla sensibilità e deriva dello strumento di misura (es. misure effettuate a temperature diverse). Nel caso di utilizzo di valori mediati vi è la scelta dei campioni da eliminare (quello più alto e quello più basso).
Facciamo un esempio. Prima misura uguale 47, seconda 51, terza 52, quarta 52,2, quinta 52,3. La media su 5 campioni è: 50,9. Se eliminiamo la misura più bassa e la misura più alta otteniamo una media diversa, pari a 51,73. Senza contare difetti di taratura. Ne consegue che, limitatamente a questo esempio, l’algoritmo (scarto il valore più alto e quello più basso) è fuorviante.
E’ noto a chiunque si occupi di misure che più se ne fanno e meno marcati risulteranno gli errori incidentali, fermo restando gli errori sistematici e i problemi di taratura. Mi sono cimentato con questo semplice esempio per mostrare come l’argomento sia stato improvvidamente trattato, recentemente da Il fatto quotidiano negli articoli qui richiamati.
V. anche https://www.tuttobiciweb.it/article/73405 e https://www.tpi.it/sport/pantani-errore-macchinario-analisi-ematocrito-libro-beppe-conti-20201127697724/amp/).
Va anche rimarcato che in un’aula di Giustizia dovrebbero essere trattati i soli fatti contingenti, non le esperienze passate del Pantani, come quelle elencate dai professori Gianmartino Benzi dell’Università di Pavia e Adriana Ceci dell’Università di Genova, due luminari in ematologia nonché consulenti della commissione scientifica antidoping del Coni.
In un dossier di ben 58 pagine ricostruirono minuto per minuto la storia clinica ed ematologica di Pantani. Che c’entra? Sarebbe come se oggi mi ritirassero la patente perché a Capodanno di alcuni anni or sono mi scolai una bottiglia champagne.
E poi c’è un altro passo inquietante in uno degli articoli sopra citati: “…Pantani e il suo staff si portavano appresso una sofisticata apparecchiatura per le analisi del sangue detta “centrifuga”, dunque temevano i controlli antidoping: altrimenti perché mai un atleta sano, il cui ematocrito medio – come vedremo – era 45, ben 5 punti sotto la soglia massima consentita dal protocollo Coni e UCI, dovrebbe controllarselo continuamente?..”.
Ovvio, per non superare, indipendentemente da tutto, il fatidico valore: 50. Naturalmente Pantani avrà protestato del dato offerto dal macchinario dei verificatori indicati dall’UCI e avrà richiesto un nuovo prelievo, non un semplice riutilizzo del campione precedentemente attribuitogli.
Avrebbe potuto nel frattempo idratarsi, ecc.; inoltre il numero 45 invocato nel citato articolo è solo un numero medio, infatti i valori di ematocrito sono molto variabili in seno alla popolazione umana e il numero 52 non è un’eccezione, anche in soggetti non dopati.
(V. L’esame emocromocitometrico: considerazioni critiche su alcuni parametri “maggiori” in medicina dello sport. M. Buttarello. https://www.sipmel.it/it/riviste/articolopdf.php/496).
Speriamo che l’apertura di un nuovo fronte di indagini, per Pantani e la sua famiglia sia la volta buona anche per capire fino in fondo cosa sia successo il giorno della sua morte, perché come ben sappiamo vi sono parecchie incongruenze nelle precedenti ricostruzioni dei fatti. Un abbraccio fraterno caro pirata!
…continua…