La Russa sorride, il Cavaliere molto meno

Insomma Berlusconi alla seconda carica ci teneva e tanto. Forse la meritava pure considerando la sua personale affermazione alle elezioni ma si sa chi vince alla grande fa quello che vuole. Adesso viene il bello: vedremo la composizione del Consiglio dei Ministri e tutto il resto. La Meloni, in quanto a Corte dei Miracoli, non è seconda a nessuno. C’è da accontentare molta gente, infatti.

Roma – Al via la diciannovesima legislatura italiana. Aperte le aule di Palazzo Madama e Montecitorio dove hanno trovato posto un numero ridotto dei parlamentari. Gli eletti sono stati da subito impegnati con la nomina dei rispettivi presidenti di Senato e Camera. I neo-onorevoli portano in ogni scranno tutta la responsabilità e la fragilità di un Paese che sta vivendo una difficile situazione economica e sociale.

Il centrodestra alla prima prova si è misurato per dare una immagine di compattezza e celerità, così l’accordo è stato subito raggiunto. Un passo indietro di Calderoli, tra mugugni e perplessità, mentre l’ha avuta vinta Ignazio Benito Maria La Russa, seconda carica dello Stato. Per Riccardo Molinari, invece. la strada sembra in salita perchè la Lega ha proposto Lorenzo Fontana per la poltrona più alta della Camera. Inaugura la neonata legislatura la senatrice Liliana Segre con un vestito blu elettrico, accolta da un caloroso applauso, in sostituzione di Napolitano impossibilitato a presenziare per motivi di salute.

Ignazio La Russa, presidente del Senato

Passione, unità, impegno, memoria, gentilezza, mitezza e rispetto verso le istituzioni, sono state le parole chiave del discorso di apertura dei lavori. L’augurio finale della senatrice Segre è stato anche l’auspicio affinché venga esaltato il ruolo del parlamentare, del legislatore, evitando la decretazione d’urgenza. Nel primo giorno parlamentare la politica gattopardesca ha fatto capolino, ma non c’è stato alcuno scossone o segnale di irriverenza verso Giorgia Meloni. Infatti l’esito del voto ha confermato i pronostici e le indicazioni. Così La Russa di FdI, nonostante il malessere e l’astensione di F.I., raggiunge il quorum in prima botta e viene eletto con 116 voti. Grazie anche ad una spintarella dell’opposizione che lascia davvero basiti.

Il parlamento s’impone sulle strategie e la politica primeggia nonostante la fibrillazione della maggioranza. Alla Camera, invece, con la presidenza provvisoria di Ettore Rosato, dopo la prima elezione di ieri, aggiornata nel pomeriggio, il buon Molinari, che rimarrà capo-gruppo, cederà il passo a Lorenzo Fontana, già eurodeputato e vice-segretario del Carroccio. Il risultato raggiunto al Senato ha sottolineato la sconfitta di Berlusconi, più che risentito e arrabbiato, e la vittoria di Meloni. Il governo più a destra della storia comincia a prendere corpo e sarà una sfida storica che, se bene interpretata e gestita, potrebbe rappresentare un ottimo legante per la nostra travagliata Repubblica. Il fantasma, intanto, di Licia Ronzulli, sostenuta da Berlusconi, aleggia in ogni accordo sul nuovo governo. Vedremo.

L’intesa è ancora fragile nella coalizione che ha vinto le elezioni, pertanto tutto è ancora in evoluzione. Continuano, intanto, le consultazioni tra Meloni e gli alleati per trovare una sintesi nella composizione del governo. Le difficoltà della presidente di FdI nell’avere le disponibilità di alcuni tecnici, chiamati ad offrire le proprie competenze in alcuni posti chiave del futuro governo, hanno una spiegazione semplicissima ed è attribuibile non tanto alla difficoltà del momento, piuttosto perché la maggioranza che questa volta governerà il Paese è “politica”.

Da ciò l’indissolubile etichetta di essere considerato di centrodestra per chiunque entrerà nel CdM. Ricordiamo che anche Draghi ha accettato l’incarico di Presidente del Consiglio alla sola condizione che quasi tutte le forze politiche entrassero nella maggioranza che lo avrebbe sostenuto, onde evitare appunto etichettature partitiche o di area. Enrico Letta, suo solito, ha avuto il tempo di gufare: “…Questo governo si sfalderà…”. Non si è sfasciato il suo, per com’era composto, figuriamoci se cederà quello della Meloni.

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