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La psicologia in campo contro la depressione post-natalizia

La scienza consiglia i rimedi per il malessere da ‘Festive burnout’. Contro lo stress la meditazione, stile di vita sano e esercizio fisico.

Roma – Quando le vacanze natalizie possono diventare un tormento. Le vacanze di fine anno sono considerate il più bel periodo dell’anno. O almeno così sembra se guardiamo alle luminarie nelle città (uno spreco con il costo dell’energia elettrica arrivato alle stelle) e ai negozi, tutti addobbati per sedurre il cliente. E poi l’atmosfera natalizia esaltata dalla pubblicità televisiva, un refrain continuo sulle qualità benefiche e taumaturgiche della famiglia riunita per Natale. Il cenone di capodanno è la replica del Natale con fuochi d’artificio. Si arriva al traguardo stanchi, stremati, come si fosse scalato l’Everest. Altro che vacanze! Un periodo trascorso pensando ai regali all’ultimo minuto, a come decorare la casa, ad organizzare il cenone. Chissà perché, a queste feste bisogna partecipare per forza.

Ci sono proprio tutti, non manca nessuno, tra parenti poco simpatici e qualche conoscente di cui si avrebbe fatto volentieri a meno della sua presenza. La consuetudine impone che non si può mancare a questi eventi e, quindi, malvolentieri si è lì a sperare che finisca tutto in fretta. Con l’epifania, tutte le feste vanno via, come si diceva da bambini. Finalmente finisce tutto, ma si ha la sensazione di voler desiderare una vera vacanza, di riposo assoluto. Perché quel malessere che circola sotto traccia e in maniera infida c’è ed ha pure un nome “Festive burnout”. Ovvero, durante le vacanze si può accumulare un’alta dose di stress procurata da aspettative molte alte, dagli obblighi familiari, da risorse finanziarie al verde e da un programma fitto di impegni permeati dalla pressione esaustiva di creare l’esperienza festiva perfetta.

Il fenomeno è talmente diffuso che è diventato oggetto di studio della psicologia, pronta a dispensare, come sempre, i suoi consigli per attenuarlo. Le festività natalizie coincidono col resoconto personale e lavorativo di fine anno, con la pianificazione del nuovo anno. A questo si aggiungono maggiori attività sociali che interrompono il regolare ritmo quotidiano e produrre affaticamento. Il clima più rigido e la minore luce del giorno favoriscono un incremento della stanchezza. Quando le feste giungono al termine, per molte persone è come vivere una sorta di “sindrome del sabato del villaggio”.

Dopo essere stati fagocitati dallo spirito vacanziero, si ha sentore della depressione post-natalizia, che, a volte, sopraggiunge in individui già colpiti da “sintomi di disturbo affettivo stagionale (SAD)”. Ma possibile che non ci si possa difendere da questo malessere che appare irreversibile e porvi rimedio? Niente paura, la psicologia è pronta, con i suoi strumenti conoscitivi, a venirci in soccorso in questo modo: stabilire confini chiari tra lavoro e vita privata e comunicarli ai colleghi; limitare il tempo trascorso davanti allo schermo e sui social. Impegnarsi invece in attività che portino gioia e relax, come leggere, fare esercizio o trascorrere del tempo nella natura; praticare la meditazione per ridurre lo stress; trascorrere del tempo di qualità con i propri cari, creare ricordi e coltivare relazioni significative; mantenere uno stile di vita sano, seguire una dieta equilibrata, fare esercizio fisico e assicurarsi di dormire a sufficienza.

Ora, senza voler sminuire la portata di queste esortazioni, bastava chiedere alle nostre nonne e ci avrebbero detto all’incirca le stesse cose. Avremmo risparmiato, però, quanto meno la… parcella dello psicologo

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