Il primo cittadino intendeva dare sistemazione a quattro bambini e le loro famiglie ma la proroga alla demolizione dell’immobile abusivo era già stata chiesta dunque la Procura ha dovuto poi dare seguito all’esecuzione della sentenza. La difficile situazione degli alloggi illegali nella terra dei Casalesi.
Casal di Principe – Alla fine si è dimesso il sindaco anticamorra Renato Natale, 71 anni, medico, eletto con la ferma intenzione di ristabilire legalità e giustizia in un Comune fortemente compromesso dalla presenza massiccia della criminalità organizzata.
Entro il perimetro municipale le case abusive non si contano più dunque la Procura di Santa Maria Capua Vetere, nelle scorse settimane, aveva deciso di operare una demolizione sistematica e programmata degli edifici sorti senza autorizzazione e spesso edificati per mano mafiosa.
E’ ovvio che tra queste costruzioni, in larga parte incomplete e sistemate alla meno peggio con allacciamenti abusivi e scarichi fognari a perdere, insistono famiglie povere composte da vecchi e bambini che vivono una realtà quotidiana fatta di rinunce e stenti. Per evitare appunto che quattro bambini finissero sotto i ponti a seguito della demolizione della propria casa, il dottor Natale ha dismesso la fascia tricolore:
”… Non sono in grado di coniugare legalità e giustizia, e in questo caso specifico, legalità non è giustizia – ha detto Natale – le mie dimissioni non sono una resa, ma un atto di lotta, un momento di azione che persiste. Andrò a Roma anche in questi giorni a portare avanti questa battaglia. È un problema che coinvolge tutti…”.
Il sindaco, appoggiato dal senatore del Gruppo Misto Sandro Ruotolo, aveva chiesto una proroga di 100 giorni al procuratore capo Maria Antonietta Troncone (poi nominata capo della Procura del tribunale di Napoli Nord) per completare i lavori di risistemazione di un immobile confiscato al clan dei Casalesi che si trova in via Baracca e dove l’amministrazione locale avrebbe sistemato quattro minori e le loro famiglie.
La demolizione è avvenuta puntualmente lo scorso 2 settembre e sistemare una decina di persone è diventato un grosso problema. Considerando che le abitazione da demolire sarebbero circa 250:
”…Le mie dimissioni – spiega il dottor Natale – spero siano un segnale che arrivi alla politica. Perché il caso di questa famiglia è solo il primo passo di un dramma sociale che si ripercuoterà sull’amministrazione e che non possiamo gestire. Quasi tutte le abitazioni da abbattere hanno situazioni simili, cioè famiglie con figli piccoli che non sanno dove andare e il cui unico introito per sopravvivere arriva dal reddito di cittadinanza. Lo Stato non può essere cieco e applicare indiscriminatamente la legge sugli abbattimenti senza prima rendersi conto delle diverse situazioni umane. Qui per anni comandavano i casalesi. A loro dovevi chiedere il permesso di costruire una casa. Ci sono voluti anni per distruggere quel sistema criminale e soprattutto quella mentalità, ma con esempi di forza come questi si è mostrato il lato più cupo dello Stato…”.
A dare manforte al medico ormai non più primo cittadino anche il senatore del Pd Franco Mirabelli:
”…Siamo a fianco di Renato Natale – aggiunge il parlamentare – non è in discussione la necessità di combattere l’abusivismo anche in nome di un principio di legalità per il quale Natale si batte in una terra tanto difficile. Si tratta di evitare che il rispetto delle sentenze penalizzi bambini innocenti. Per questo abbiamo già chiesto alla ministra Cartabia di intervenire per dare il tempo all’amministrazione di Casal di Principe di completare la ricerca di soluzioni per le famiglie interessate e poi procedere all’esecuzione. Resta il problema che abbiamo già sollevato con una precedente interrogazione, di garantire ai comuni come Casal di Principe le risorse necessarie per procedere agli abbattimenti senza svuotare le casse municipali e penalizzare l’intera collettività…”.
Immediata la risposta da parte della Procura tirata in ballo:”…Il manufatto edilizio era oggetto di una sentenza penale di condanna passata in giudicato nel luglio del 2005 – scrivono i magistrati – che conteneva, appunto, l’ordine giudiziale di demolizione della struttura di proprietà di I. A. Inoltre l’enorme cubatura (2370 metri cubi) evidenzia che non si trattava di edificazione per necessità abitativa…La Procura fa sapere che tale richiesta di proroga era già stata avanzata dal sindaco il 29 marzo e accolta, rinviando quindi l’esecuzione al 2 settembre…”. Così è stato.