La povertà assoluta non si arresta

Nonostante il Governo dica il contrario i dati sono inoppugnabili: il Nord-Est conta il 7,6% di famiglie in povertà assoluta; il Nord-Ovest l’8,1%; il Centro 6,5% e il Sud il 10,5%.

La povertà assoluta resta stabile. Una notizia diffusa dalla stampa a primo acchito è sembrata incoraggiante. Nel senso che la povertà assoluta nel 2024 non è peggiorata rispetto all’anno prima. In un quadro fosco come il contesto socioeconomico nazionale, sarebbe quasi da stappare bottiglie di champagne! Solo che i numeri anche se stazionari fanno comunque scorrere brividi freddi lungo la schiena. I poveri sono 5,7 milioni di cui, in maggioranza, bambini e stranieri.

Firmato Istat, l’Istituto nazionale di Statistica nella recente presentazione del report sulla “povertà assoluta”. I dati hanno confermato lo storico divario tra il Sud, le isole, più sensibili al suo fascino perverso e il resto del Paese. In generale l’Istat considera la povertà assoluta come mancanza di beni essenziali per vivere, come cibo e alloggio, mentre la povertà relativa misura la disuguaglianza confrontando il reddito di un individuo con lo standard di vita medio della popolazione. 

Il contesto abitativo conta molto per stabilire il tipo di povertà. Ad esempio una famiglia in povertà assoluta di una metropoli può percepire maggiori risorse finanziarie di una nelle stesse condizioni ma che vive in provincia. Malgrado i diversi costi della vita dal punto di vista geografico, l’Istat ha stilato anche l’elenco delle diversità esistenti. Il Nord-Est col 7,6% di famiglie in povertà assoluta; il Nord-Ovest con l’8,1%; in Centro col 6,5%; al Sud il 10,5%. Ancora una volta, il Meridione risulta primo nelle negatività!

La povertà è sempre più diffusa. Foto Agenzia Dire

Inoltre gli statistici, poiché sono studiosi meticolosi, quasi fino allo sfinimento, hanno calcolato, finanche, l’intensità della povertà assoluta. Noi comuni mortali abbiamo sempre pensato all’intensità come ad una forte partecipazione ad un invento. Solo che partecipare con intensità alla povertà sa di grande beffa. L’arcano è stato risolto dallo stesso Istat, definendo l’intensità della povertà assoluta come la differenza percentuale tra la spesa media delle famiglie in povertà e la soglia di povertà assoluta.

Questa misura è risultata armonica su tutto lo Stivale. Sono le famiglie numerose a subire sulla propria carne le zanne acuminate di quella che può essere paragonata ad una belva feroce, che riduce sul lastrico tanti poveri cristi. In questa condizione si trovano 1,3 milioni di bambini e ragazzi. Un’altra fascia della popolazione che cade tra le fauci della povertà è costituita dalle famiglie straniere con minori, la cui percentuale è quadrupla rispetto alla media nazionale e sestupla rispetto alle famiglie di soli italiani.

Secondo l’Istat ci sono due strumenti per evitare il baratro della povertà: almeno un’istruzione di scuola media superiore ed essere proprietari dell’immobile dove si risiede. Le famiglie in affitto ed in povertà assoluta sono sei volte in più di quelle con casa di proprietà. A conferma di come l’istruzione incide, la povertà bussa alle porte del 14,4% di chi possiede solo la licenza elementare, del 12,8% di chi ha la licenza media e il 4,2% di chi si diploma.

A questi dati si sono aggiunti quelli diffusi dal Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro): il 23% degli stranieri è proprietario di case, mentre la media nazionale è del 70,8%. Quasi il 50% di persone senza la cittadinanza italiana sono senza diploma, mentre la media nazionale è del 35%.  Questi dati, diffusi da organismi istituzionali, smentiscono le forze politiche che si vantano del contrario. Se i dati sulla povertà sono stabili, vuol dire che non è stato fatto nulla o i provvedimenti adottati si sono rivelati inefficaci.

Quindi o si cambia rotta, o la prossima volta staremo ancora qui a riportare gli stessi dati!