La Meloni mostra le unghie. Già domata?

In molti sono convinti che i governi che si succedono non sono altro che inciuci preparati per tempo. Un governo dà e un altro prende. Tutti insieme appassionatamente. Certo che la Meloni, dall’opposizione, ha siglato quasi tutti i provvedimenti voluti da Draghi, dunque c’è da aspettarsi qualche sorpresa. Vero o falso?

Roma – Si può essere d’accordo o meno, può piacere o dispiacere ma bisogna rassegnarsi alla democrazia. Senza inneggiare al fascismo o al comunismo, peraltro passati di moda e condannati dalla storia. Era tempo che dovesse governare chi ha vinto le elezioni, indipendentemente dal colore politico. Certamente i cosiddetti colori della politica ormai sono scoloriti, almeno come i più anziani di noi erano abituati ad immaginarli. Ideologia e appartenenza sanno di naftalina.

La vittoria di Giorgia

Sembra tutto irreale e per certi versi incomprensibile, ma l’alternanza è qualcosa di stimolante che non farà mai perdere la speranza. In ogni caso il voto che ha portato FdI al 26% è un ritorno alle origini della Seconda Repubblica. La maledizione dei postumi del governo tecnico fa riemergere le ferite ricoperte solo in apparenza con un’opera di abile chirurgia. Nel 1994, infatti, c’era stato l’intervento di Berlusconi che ebbe a scolorire l’onda nera che altrimenti sarebbe già emersa con forza.

Per alcuni decenni il Cavaliere è stato l’amalgama di una coalizione competitiva che ha normalizzato la ringalluzzita area post-missina, ospitandola nelle istituzioni e nel governo ma al prezzo di un contenimento della forte espansione dell’ex Msi alle urne. Berlusconi ha occupato uno spazio elettorale di destra che altrimenti sarebbe stato a disposizione della volontà di conquista del polo escluso. Peraltro l’operazione di Fiuggi e il Predellino avevano dapprima normalizzato il pensiero post-fascista per poi inglobare nel Pdl la vecchia organizzazione, ormai relegata in una posizione così subalterna da essere agevolmente destrutturata. Specie dopo l’affare della casa di Montecarlo di “finiana” memoria. Il vuoto politico lasciato dalla destra post-missina è stato per qualche anno occupato con abilità e contorsionismi dallo stesso Salvini.

Così il condottiero di Alberto da Giussano con la sua svolta nazionalista partiva anche alla conquista della Sicilia. Il leader leghista ha comunque raccolto un partito sommerso dagli scandali, portandolo addirittura al 18%, grazie ad una metamorfosi da forza regionalista in un soggetto che occupa lo spazio della destra radicale sovranista.

Il balzo alle successive europee, garantito dalla “battaglia navale” contro i migranti, indusse il Capitano alla follia del Papeete da cui non si è più ripreso. Il tonfo all’8,7% segna la probabile fine dell’avventura del segretario del Carroccio che si è sempre comportato da populista anche quando era al governo. Dal clamoroso passo falso compiuto nel 2019, dal titolare del Viminale, originano le fortune di Giorgia Meloni, che aveva fondato anni prima un partitino in apparenza insignificante, con la riesumazione dei simboli e delle culture post-fasciste.

Ma non solo. All’onda lunga del Papeete è riconducibile anche la sopravvivenza del M5S, graziato dal Pd con una operazione trasformistica che consegnava le chiavi di Palazzo Chigi allo stesso inquilino che vi aveva alloggiato in compagnia del capitano leghista. L’esaurimento elettorale del berlusconismo rimane comunque entro i limiti della sopravvivenza con il suo 8,1%. Il declino della Lega, maltrattata in malo modo anche dai tanti meloniani improvvisamente ispirati dal fattore “Giorgia” anche nel profondo Nord, induce le truppe della destra a disporsi disciplinatamente sotto lo scettro della donna-patriota. I problemi italici, europei ed internazionali sono svariati e, tutti, molto complessi, per cui non vi potrà essere almeno nell’immediatezza quel miracolo che molti si aspettano.

Bisognerà avere pazienza. Quella pazienza che, per il difficile momento che stiamo vivendo, nessuno si trova in saccoccia . Il disagio è massimo. Le aziende di qualsiasi comparto continuano a chiudere. E molte di queste lo fanno per attenuare i costi degli aumenti energetici. Tutto sembra precario, come l’innamoramento verso la prossima prima donna premier. Già domata.

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