Modifiche nel percorso parlamentare. Dalle pensioni al lavoro, dalla sanità ai bonus e le tasse: ecco cosa contiene la Legge di Bilancio.
Roma – Via libera dell’Aula del Senato alla fiducia chiesta dal governo sulla Manovra. La legge di bilancio con il sì definitivo del Parlamento diventa legge. Il via libera dell’Aula del Senato alla fiducia sulla manovra ha avuto 112 voti favorevoli, 67 contrari e 1 astenuto. Il voto finale sulla legge di bilancio ha invece registrato 108 sì, 63 no e 1 astenuto. Il cammino della Manovra, dopo che il 20 dicembre era arrivata l’approvazione alla Camera, si è concluso oggi con il via libera di Palazzo Madama. Nel percorso parlamentare sono state apportate numerose modifiche. Dalle pensioni al lavoro, dalla sanità ai bonus e le tasse: ecco cosa contiene la Legge di Bilancio.
Tra i principali provvedimenti contenuti nella Manovra, l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro. Avanti anche con il taglio del cuneo fiscale, con l’ampliamento della platea di lavoratori interessati: sale infatti a 35mila a 40mila euro la soglia di reddito che permette di aver accesso al taglio. Arriva, inoltre, un taglio degli sconti fiscali per chi guadagna più di 75mila euro lordi all’anno (circa 1,2 milioni di contribuenti Irpef). Nel testo votato alla Camera presenti misure per incentivare la natalità e contribuire alle spese per i figli, anche per le attività extrascolastiche.
C’è anche l’Ires premiale: le imprese che accantonano almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024 e ne reinvestono in azienda almeno il 30% (e non meno del 24% degli utili dell’esercizio 2023) pagheranno una Ires ridotta di 4 punti. E poi ancora stretta agli abusi della Naspi, proroga del fondo di garanzia per le Pmi, risorse per gli indigenti (con la Carta “Dedicata a te”). Per incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2025 è riconosciuto un importo una tantum pari a mille euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione. Il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente deve avere una condizione economica con valore ISEE non superiore a 40.000 euro annui.
L’onere derivante del provvedimento è valutato in 330 milioni di euro per l’anno 2025 e in 360 milioni di euro annui a decorrere dal 2026. Il congedo parentale a sostegno di maternità e paternità fino al sesto anno di vita del bambino viene esteso dal 60% all’80% della retribuzione da due a tre mesi. Nella determinazione dell’Isee non rilevano le erogazioni relative all’assegno unico e universale. L’autorizzazione di spesa viene dunque incrementata di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2025. C’è il bonus sulle attività extra scolastiche dei giovani da 6 a 14 anni in nuclei con reddito Isee fino a 15mila euro: sarà il fondo ‘dote famiglia’, con 30 milioni per il 2025, ad erogare il contributo ad associazioni, società sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore.
Arriva anche un Fondo per il sostegno e la valorizzazione della funzione degli oratori. Per sostenere le famiglie arriva c’è poi un fondo con 10,5 milioni in 3 anni per il sostegno alle attività educative formali e non formali, ovvero sia dentro le scuole che fuori. Per promuovere corsi sulla salute sessuale e l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole arriva un fondo da mezzo milione. Viene poi incrementato il contributo per le scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità. Un altro fondo sarà destinato al contrasto della povertà alimentare a scuola, per erogare contributi ai nuclei che non riescono a pagare le rette per la mensa nelle primarie. Aumenta la dote del fondo per gli alloggi degli universitari fuori sede e arrivano 2 milioni per pagare le borse di studio degli studenti atleti.
Arriva poi la proroga del fondo di garanzia per le Pmi. Previsto anche un Fondo con 3 milioni in 3 anni a sostegno delle imprese dell’indotto Ilva. Per finanziare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese ci sarà un Fondo ad hoc con 70 milioni. Sale il fondo per le famiglie vittime incidenti lavoro. Sì all’innalzamento da 30 a 35mila euro del tetto di reddito da dipendente sotto il quale per la parte di lavoro autonomo si può accedere alla flat tax. Si alza al 30% il limite per la detassazione delle mance che il personale che lavora i bar o ristoranti riceve dai clienti. Torna, ma solo per i titolari di reddito d’impresa, il credito d’imposta per interventi di manutenzione e restauro di impianti sportivi.
Capitolo a sé è quello sulle detrazioni: arriva un taglio degli sconti fiscali per chi guadagna più di 75mila euro lordi all’anno (circa 1,2 milioni di contribuenti Irpef). Come regola generale, il tetto per tutte le detrazioni per la fascia di reddito tra i 75mila e i 100mila euro viene fissato a 14mila euro. Ci sono però diverse eccezioni: le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa sono escluse dal tetto reddituale. La situazione cambia poi a seconda della presenza (o meno) di figli in famiglia. Nell’ottica della spending review richiamata ampiamente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, arriva il tetto ai compensi dei vertici degli enti che ricevono fondi pubblici: non potranno superare i 120mila euro lordi. Il tetto non si applica a Istat, Inps, Inail, Agenzie fiscali, autorità indipendenti, sanità.
La spending review per la Rai non riguarderà i costi del personale: la stretta è limitata alle consulenze esterne e prevede una riduzione dei costi per il 2026 almeno del 2% rispetto al corrispondente ammontare sostenuto nella media del triennio 2021-2023, percentuale che sale al 4% nel 2027. Per la spending review dei ministeri, nel periodo 2025-2027 gli obiettivi di risparmio sono stabiliti per l’importo complessivo di 300 milioni di euro il 2025. Le dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa degli stati di previsione dei Ministeri sono ridotte, per gli anni 2025 e 2026 e a decorrere dall’anno 2027, nell’ordine attorno ai 2,6 miliardi annui. In totale quindi il taglio si aggira attorno ai 3 miliardi di euro l’anno.
Nel 2025 scatta il blocco parziale del turnover per la pubblica amministrazione: sono esclusi enti locali, Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco e ricercatori universitari. Infine è saltata l’equiparazione tra ministri parlamentari e non: per questi ultimi solo un rimborso. I ministri e sottosegretari non parlamentari non avranno stipendi equiparati a quelli dei colleghi eletti, ma solo un rimborso delle trasferte per il tragitto “da e per il domicilio o la residenza”. Arriva la cosiddetta norma anti-Renzi, anche per i membri del governo, oltre che per i governatori e i parlamentari, eccetto quelli eletti all’estero: non potranno accettare durante il mandato compensi erogati fuori dall’Ue; ad esclusione dei membri del governo, il divieto salta con la preventiva autorizzazione degli organi di appartenenza, se il compenso non supera i 100.000 euro l’anno.