La mafia dietro i roghi in Sicilia

Il presidente della Regione, Nello Musumeci, invoca l’ergastolo per i piromani ma occorrono maggiore prevenzione e repressione con tolleranza zero del fenomeno criminale. I fenomeni di autocombustione sono rari, molto più frequenti, e verosimili, sono gli incendi a strutture private per motivi di pizzo ed estorsione. I danni sono ingentissimi, da un capo all’altro dell’Isola.

Anche oggi sono numerosi i roghi attivi a Catania, i vigili del fuoco stanno spegnendo centinaia di focolai ancora attivi. Sono oltre 150 gli interventi ancora da effettuare, soprattutto nella fascia jonica. L’aeroporto di Fontanarossa del capoluogo etneo è stato riaperto da qualche ora dopo la una breve chiusura. Stessa cosa per la tangenziale.

Ieri sera più di 150 persone, rimaste bloccate in spiaggia per l’incendio di alcuni lidi, sono state evacuate dai mezzi della guardia costiera per sfuggire alle fiamme. Molte di loro hanno trascorso la notte nel Palazzetto dello sport di Catania perché le loro case non sono agibili.

I pompieri sono stati  impegnati su più fronti e rinforzi stanno arrivando dagli altri comandi dell’Isola. Momenti di tensione tra soccorritori ed altri 70 residenti costretti ad abbandonare le case invase dal fuoco. Sul litorale catanese un altro incendio ha distrutto lo stabilimento balneare Le Capannine.

Gravi danni si registrano da una parte all’altra della Sicilia per gli incendi dolosi che imperversano da Palermo a Enna, da Noto al Messinese e il presidente della Regione Nello Musumeci ha invocato il carcere a vita per i piromani.

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