La droga e i carabinieri infedeli: così hanno chiuso la bocca al sindaco-pescatore

Svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, freddato 14 anni fa perché in procinto di denunciare un traffico di droga. Quattro in manette, tra cui il colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo.

POLLICA (Salerno) – Aveva scoperto il giro di droga e gli insospettabili che ne facevano parte. Ed era pronto a denunciare i fatti, prove alla mano. Ma Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica, non fece in tempo a smascherare i presunti responsabili del turpe commercio di coca ed eroina perché finiva morto ammazzato con 9 colpi di pistola il 5 settembre 2010. Dopo 14 anni dall’omicidio del primo cittadino del comune campano il caso giudiziario sembra arrivato alla tanto sospirata svolta: la Procura di Salerno ha arrestato il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, originario di Aversa; l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, originario di Casagiove; l’imprenditore Giuseppe Cipriano, detto Peppe Odeon; e il collaboratore di giustizia, Romolo Ridosso, già boss del clan di Scafati Loreto-Ridosso.

Angelo Vassallo

Cagnazzo, colpito da malore a seguito dell’arresto da parte dei Ros per l’omicidio di Vassallo, è stato ricoverato all’ospedale militare del Celio di Roma e, come confermato dal suo difensore, l’avvocato Ilaria Criscuolo, non sarebbe stato in grado di sostenere il contraddittorio con il Gip lo scorso 11 novembre. L’avvocato Criscuolo ha già preannunciato di avere acquisito il corposo fascicolo dell’inchiesta, circa 78mila pagine, e presenterà a breve ricorso al tribunale del Riesame. L’ufficiale dei carabinieri, all’epoca dei fatti in servizio a Castello di Cisterna, avrebbe posto in essere diversi depistaggi nelle ore successive all’omicidio.

Più precisamente avrebbe inquinato la scena del crimine e manomesso le immagini catturate da una telecamera di sorveglianza di un negozio. Ha risposto invece alle domande del Gip Giuseppe Cipriano, difeso dall’avvocato Giuseppe Annunziata. L’uomo, a detta del suo penalista, “è sempre stato molto chiaro e collaborativo nello spiegare i motivi della sua estraneità ai fatti contestati“. Anche nel suo caso l’ordinanza di custodia cautelare verrà impugnata dinanzi ai giudici del tribunale del Riesame per richiedere la scarcerazione o, forse, misure meno afflittive.

La vittima crivellata di colpi

L’ex sottufficiale Cioffi, lo scorso 11 novembre, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip del tribunale di Santa Maria Capua a Vetere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee in cui si è dichiarato innocente. L’uomo, già condannato per traffico di stupefacenti, avrebbe controllato i movimenti di Vassallo nelle settimane precedenti l’omicidio per studiarne gli spostamenti. Anche Cioffi, tramite il suo difensore Giuseppe Stellato, ricorrerà al Riesame per ottenere l’annullamento della misura cautelare atteso il valore ”altamente indiziario” delle accuse. Il pentito Ridosso, difeso Michele Avino, ha parlato per ore davanti ai giudici ed ha riferito ogni particolare di sua conoscenza in merito all’omicidio di Vassallo.

L’interrogatorio è proseguito nella mattinata di oggi: “Anche il pescatore l’abbiamo messo a posto“, avrebbe confermato Ridosso agli inquirenti. Quella frase, all’epoca dei fatti, sarebbe stata riferita dal pentito alle due persone che erano con lui, Cioffi e Cipriano. A rivelarla ai magistrati inquirenti sarebbe stata Antonella Mosca, ex compagna di Ridosso e oggi collaboratore di giustizia.

Dagli atti dell’inchiesta sembra emergere come Cagnazzo fosse pienamente inserito nel contesto criminale dello spaccio ad Acciaroli, il paese dove era nata la vittima. Secondo un altro collaboratore di giustizia, Eugenio D’Atri, l’ufficiale dei carabinieri avrebbe procurato un luogo sicuro per lo stoccaggio della droga proprio nel porto del paese rivierasco. Un piano criminale che il sindaco Vassallo intendeva denunciare tanto da rivolgersi al procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, che lo aveva messo in contatto con il capitano dei carabinieri Raffaele Annichiarico, comandante della Compagnia di Agropoli. A quell’incontro con l’ufficiale dell’Arma, però, Vassallo non arriverà mai.

Fabio Cagnazzo

La sera del 5 settembre, a bordo della sua auto, il sindaco di Pollica stava tornando a casa quando un’altra autovettura, in senso inverso e direzione vietata, gli tagliava la strada. Una o due persone si avvicinavano al finestrino e sparavano a bruciapelo con una pistola Baby Tanfoglio calibro 9. Nove colpi esplosi da distanza ravvicinata che colpivano il cuore, la testa e la gola di Vassallo, senza lasciargli scampo. Il suo cadavere verrà scoperto dal fratello Dario qualche ora più tardi. Secondo gli inquirenti i depistaggi, facenti parte del piano criminoso, erano stati attuati subito dopo il fatto di sangue, proprio ad opera di Cagnazzo che avrebbe garantito in tal senso. Cioffi, Ridosso e Cipriano invece avrebbero preso parte all’ideazione, pianificazione e organizzazione dell’omicidio.

Cagnazzo infatti avrebbe indirizzato le indagini verso uno spacciatore, tale Bruno Humberto Damiani, noto come il Brasiliano ed estraneo al delitto. Informazioni, annotazioni e appunti anonimi finivano in Procura, unitamente a fotogrammi di telecamere di videosorveglianza prelevati senza autorizzazione e consegnati privi di data e ora:

“Il colonnello ha organizzato tutto nei minimi particolari – ha detto D’Atri agli inquirenti – dall’esecuzione dell’omicidio sino al successivo depistaggio delle indagini, facendo in modo di far venire meno qualsiasi elemento che potesse ricondurre alla loro responsabilità”.

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