LA CORSA AI RIPARI

Se siamo con le braghe per terra lo dobbiamo alle fughe di notizie pilotate, alla chiusura degli ospedali periferici, ai tagli per la sanità pubblica e a quelli per la ricerca scientifica. E parlano ancora di collasso dei nosocomi e caos.

Se riusciremo ad evitare il contagio, potremo dire io c’ero. In caso contrario non voglio nemmeno pensarci. Insomma è un cataclisma vero e proprio, una sorta di calamità in-naturale di cui si è compreso poco di concreto a ben vedere e sentire migliaia di notizie gran parte delle quali sono state e sono autentici bollettini di guerra. E quando accade questo diventa impossibile, per l’uomo della strada, discernere il vero dal falso.

Però quella storia delle bozze dei decreti che circolavano prima del debutto ufficiale, quella sì che è stata un’autentica buffonata. Una pagliacciata che ci è costata un esodo di massa zeppo di “untori” i cui contagi si sono propagati e si propagheranno a macchia d’olio con i risultati che vedremo nei prossimi giorni. Che carognata e che leggerezza da parte di chi deve garantire la sicurezza nazionale e che, sino ad ora, non si è nemmeno sognato di identificare la talpa che è stata incaricata di dare in pasto alla stampa quel paio di documenti quasi copia conforme agli originali. Ed ecco i risultati.

Le prime tende per l’emergenza incombente.

Sono fuggiti via insegnanti (con la scusa delle scuole chiuse quando si è parlato di lezioni sospese e non di ferie forzate come in molti hanno inteso sbagliando), dipendenti pubblici e privati, studenti, turisti e migranti per un totale di decine di migliaia di persone. Una folla che si accalcata nelle stazioni ferroviarie del nord Italia, nei terminal degli aeroporti e nelle fermate dei pulman. Per non contare quelli che, in auto, hanno deciso di pigiare l’acceleratore su strade e autostrade per raggiungere il Sud che, da qualche giorno, sta facendo registrare un aumento esponenziale dei contagi.

Infezioni e intasamento degli uffici sanitari e di protezione civile dove si accalcano i “contaminati” per richiedere certificati e comunicare al personale (sono ancora pochi quelli che lo hanno fatto, ndr) la zona “rossa” di provenienza. Ovviamente aggiungendo caos al caos. E che dire di quella storia dei posti letto che si sono esauriti nel giro di due settimane? Ma che cosa andate cercando. Vi ricordate dei ricercatori solo in questi casi ma appena staremo meglio sono già previsti i soliti tagli agli scienziati. In oltre vent’anni di sputtanamento della sanità pubblica avete chiuso decine di ospedali periferici che, oggi, si sarebbero trasformati in autentica manna dal cielo. Avete rimpinzato le casse della sanità privata i cui scandali avrebbero risanato diversi punti del nostro Pil e parlate ancora di incubo? Tutti i nodi vengono al pettine e se siamo con le braghe per terra davanti ad uno stramaledettissimo virus non tentate di prendervela col cittadino che non indossa la mascherina perché davanti alla bocca dovreste mettervi un bavaglio, pur di non sentirvi sbraitare a vanvera.

I primi militari fra i cittadini.

Adesso volete correre ai ripari? Con mitragliatrici e coprifuoco? Ma fate le cose per bene, se anche voi avete famiglia. Cercate, per una volta, di anteporre il bene collettivo alle speculazioni politiche che, in questi giorni, ci avete rifilato da destra a sinistra passando per quel centro che non esiste più. Un’ultima cosa: non prendeteci in giro. Perché abbiamo sgamato tutti i misteri che ci avete taciuto e che, a urne aperte, qualcuno vi rinfaccerà. L’italiano, dopo questa tragica esperienza, prenderà coscienza di sé. Io parlo per me, per gli altri abitanti del Bel Paese non ci giurerei ma, hai visto mai?

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