Mutui alle stelle e lavoro precario cancellano dal progetto di vita dei millenials l’acquisto del mattone, che è stato il sogno realizzato dei padri.
Roma – Le abitazioni in condivisione sono in crescita. La crisi economica e sociale sta attanagliando i cittadini in una morsa soffocante. Inoltre, sono in fase calante le cosiddette “famiglie tradizionali” e in crescita, nel contempo, il numero di chi vive da solo. Sta capitando, inoltre, con frequenza che molti lavoratori sono alla spasmodica ricerca di un’abitazione in condivisione. La fatidica stanza da condividere è stata, fino a poco tempo fa, una scelta degli studenti fuori sede. E’ quanto risulta da una ricerca del portale immobiliare “Idealista” secondo cui i lavoratori che vivono in una camera in affitto sono superiori al numero di studenti.
E intanto il prezzo del “mattone” continua a salire e l’acquisto di una casa è diventato un vero e proprio miraggio. Come hanno riferito gli autori dello studio:
“I dati confermano una realtà che osserviamo da un pezzo, la complessità dell’accesso all’abitazione da parte di molti lavoratori che li spinge verso appartamenti condivisi. Questo fenomeno si sta sviluppando in un contesto di tassi in aumento che rendono difficile l’acquisto. E’ molto probabile che questa tendenza aumenti nel medio termine, generando ulteriori tensioni sui prezzi”.
Il costo di una stanza varia dai 370 euro per i lavoratori e 380 per gli studenti in alcune città. In altre, ad esempio Bologna, 550 per gli studenti e 470 per i lavoratori. Il problema degli alloggi degli studenti fuori sede è un nervo scoperto della società italiana, come hanno dimostrato le recenti proteste di giovani, accampati in tenda nelle principali piazze italiane. “Scenari Immobiliari”, istituto indipendente di studi e ricerche dei mercati immobiliari e dell’economia del territorio in Italia e in Europa, nel suo ultimo report ha evidenziato la carenza di posti letto, tanto che ne mancano 130 mila. La copertura è appena del 10,5%, ne occorrono ben 80 mila. Bisognerebbe darsi una mossa per costruire studentati e collegi, che possano accogliere tanti giovani a prezzi calmierati.
Un’opportunità potrebbe essere il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ormai adorato e menzionato come la panacea di tutti i mali. Una risposta è stata data dalle residenze universitarie, in cui nel 2022 sono stati investiti 200 milioni di euro. Sarebbe ora di contrastare nei fatti un mercato sregolato che osa proporre prezzi spropositati ed esorbitanti, come i 1200 euro al mese per una stanza a Milano! I fuorisede sono come un’onda che si ingrossa a vista d’occhio, spinta dal forte vento della disperazione. Secondo stime, si parla di 660 mila giovani, pari all’8,3% in più rispetto al 2010.
Fino ad alcuni decenni fa, l’acquisto di una casa era una delle priorità principali, dopo il lavoro. I giovani del terzo millennio, invece, vista la situazione, hanno cancellato l’abitazione dai loro desideri, dato che il lavoro, più urgente, latita. Un proverbio arabo recita. “La felicità non è un posto in cui arrivare, ma una casa in cui tornare.” Per molti, oggi il ritorno in una casa non avverrà mai, perché il biglietto è di sola andata e non si conosce nemmeno la destinazione. Il fatto poi che il fenomeno è diffuso anche all’estero, in paesi come il Regno Unito e gli USA, non è consolante, ma testimonia la gravità del problema. Infine, nel nostro Belpaese, ostacolato com’è da precariato diffuso e stipendi che più bassi non si può, il 71% dei giovani fino a 34 anni vive in casa dei genitori. E come possono farsi una vita autonoma, se questa loro legittima aspirazione viene castrata sul nascere?