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La bagarre per la Vigilanza Rai scatena Conte contro Renzi

Si sta compiendo qualche timido passo in avanti verso la composizione della commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Diversi i contatti e gli appuntamenti fuori dalle telecamere e dagli incontri ufficiali. Il leader pentastellato intende stoppare l’ex sindaco di Firenze e le sue “consulenze” estere.

Roma – Il primo nodo da sciogliere sarà quello di individuare il presidente la cui scelta, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere lasciata alle opposizioni ed in particolare ai 5 Stelle. Non ci sono ancora indicazioni sul nome, ma solo ipotesi peraltro non confermate. Il Terzo polo rimane, così, a bocca aperta e con la manina ancora tesa a cucchiaio verso la quale in molti offrono parole di conforto e, soprattutto, di non disperare. Qualcosa, prima o poi arriverà.

Nel frattempo, Giuseppe Conte si fa portavoce di una proposta per evitare continui “conflitti d’interesse” per i parlamentari in carica. Ma il dito è puntato contro Matteo Renzi, a cui si vuole evitare di ingrossare il proprio conto corrente con parcelle da parte di Stati esteri. Insomma, pare proprio una norma “contra-personam”, anche se può lambire tanti profili di eletti. A Montecitorio, così, sbarca la proposta di legge, di cui il leader del M5S è il primo firmatario, per bloccare conferenze e consulenze dei parlamentari con Paesi democratici e dittatoriali. L’importante è colpire il nemico “numero uno”. L’ex avvocato del popolo, infatti, scrollatosi dalla fastidiosa ed evanescente presenza di Letta, ha preso di mira l’ex sindaco fiorentino. L’obiettivo è quello di neutralizzare l’attività di conferenziere del senatore toscano.

Giuseppe Conte punta il dito contro Matteo Renzi.

L’alternativa, approvata la legge, per continuare a fare il conferenziere ed il consulente a pagamento sarebbe lasciare il seggio parlamentare nel Senato. Opzione che è sempre possibile, ma mai attuata. I riflettori, pertanto, sono ora orientati in Parlamento dove inizia la partita. La proposta di legge, ribattezzata anti-Renzi, è incardinata nella commissione Affari costituzionali della Camera. La parlamentare di Forza Italia Debora Bergamini è la relatrice. Nella prossima settimana partirà l’esame. Il timing è strettissimo, in quanto sembra che la programmazione trimestrale dei lavori di Montecitorio ha fissato l’approdo in Aula, per l’approvazione o la bocciatura, ad inizio del mese di aprile. Conte ritiene che questa norma sia una battaglia fondamentale per il M5S. Come se le sorti del governo dipendessero dall’esito di questo provvedimento.

Inutile ogni commento, d’altronde la vicenda dei termovalorizzatori laziali ha lasciato ancora il segno visibile della dipartita del “campo largo” di lettiana memoria. Comunque, il testo è snello, composto da 18 articoli ed è denominato “Disposizioni in materia di conflitti di interessi”, il sottotitolo invece: “la storia di una vendetta”. Lo stop per i parlamentari è di svolgere consulenze e lavori retribuiti all’estero, mentre fino adesso il divieto riguarda solo partiti e movimenti politici. Conte, in tal modo, allarga le maglie inserendo deputati, senatori e consiglieri regionali, negando ai parlamentari tutte le attività pagate non solo con governi o enti riconducibili a Stati stranieri ma anche con aziende e imprese con sede fiscale all’estero. Un esempio per tutti, ad un medico-senatore sarebbe vietato di prestare servizio per una fondazione sanitaria americana o inglese, come ad un deputato-ingegnere parlare di ponti agli industriali in Turchia.

La vicenda dei termovalorizzatori laziali ha lasciato il segno.

Intanto, l’aula del Senato ha approvato in via definitiva, per alzata di mano, il disegno di legge, peraltro già avallato in prima lettura dalla Camera, per l’istituzione anche in questa legislatura di una Commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Il primo passo, propedeutico, per l’elezione dei componenti è stato comunque fatto. Sul nome del presidente ancora il silenzio più assoluto. La Commissione è composta da 50 tra senatori e deputati, scelti rispettivamente dal Presidente del Senato e della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di almeno un deputato per ciascun gruppo parlamentare.

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