Cancello sfondato e sigilli rotti nella tenuta di Monte Ricco. In attesa del responso dell’autopsia, l’ipotesi dell’avvelenamento per monossido di carbonio resta la più accreditata.
Verona – Un cancello verde divelto, i sigilli sulla porta d’ingresso spezzati e un’auto abbandonata fuori: sono i segni di un’intrusione avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì nella villa di Monte Ricco, al civico 20 di Strada dei Monti, dove sabato scorso sono stati trovati i corpi mummificati di Marco Steffenoni, 75enne ex odontoiatra, e della moglie Maria Teresa Nizzola, 76 anni. A scoprire la coppia, morta da almeno quattro mesi, erano stati tre giovani esploratori urbani (urbex), convinti che la casa fosse abbandonata. Ora, mentre la Squadra Mobile di Verona cerca di identificare chi si è introdotto nella proprietà e cosa possa aver portato via, l’autopsia eseguita ieri promette di fare luce sulle cause del decesso, con l’ipotesi del monossido di carbonio in pole position.
Le volanti della Questura, allertate dopo la segnalazione dell’effrazione, sono arrivate rapidamente sul posto, ma degli intrusi nessuna traccia. Solo indizi: il cancello forzato, i sigilli violati e un’auto parcheggiata fuori, ora sotto sequestro, risultata rubata in Toscana. “Stiamo verificando se siano stati rubati oggetti di valore”, spiegano dalla Squadra Mobile, che non esclude un tentativo di depredare la villa di una coppia benestante, nota per il suo isolamento. La procura, coordinata dal sostituto Beatrice Zanotti, sta valutando anche la posizione dei tre giovani urbex: pur avendo violato una proprietà privata, la loro segnalazione ha portato alla luce la tragedia. Al momento, nessun indagato è stato iscritto nel registro.
Ieri il medico legale incaricato dalla Procura ha eseguito l’autopsia sui corpi di Steffenoni e Nizzola, trovati in uno stato di decomposizione avanzata. Lei era accasciata su una poltrona davanti al camino, lui riverso vicino a una finestra al primo piano, forse nel tentativo di aprirla. L’ipotesi più plausibile resta l’intossicazione da monossido di carbonio, un gas letale che potrebbe essere fuoriuscito dal camino acceso tra ottobre e novembre 2024. A suffragarla, una bolletta pagata a ottobre, l’ultima traccia della coppia prima della morte, e la posta accumulata: bollette scadute, riviste come “Paperino” di gennaio e volantini mai ritirati. I risultati dell’esame, attesi nei prossimi giorni, chiariranno se il camino sia stato il killer silenzioso.
Marco Steffenoni e Maria Teresa Nizzola avevano scelto la solitudine vent’anni fa, tagliando i ponti con il mondo. Lui, ex dentista con uno studio in via Cappello a Verona – vicino alla Casa di Giulietta, ora trasformato in un negozio di tatuaggi – si era ritirato dalla professione negli anni ‘90. Insieme, nel 1998, avevano fondato l’azienda agricola “Barco”, coltivando olive e ciliegie nella loro tenuta tra le colline di Monte Ricco. “Li incontrammo nel 2005 per la vendita dello studio”, raccontano i proprietari del Graffity Studio. “Era riservato, parlava poco”. Lei, negli ultimi tempi malata, dipendeva da lui, che aveva interrotto ogni contatto con parenti e amici. La villa, immersa nella vegetazione e nascosta da siepi, era un mondo a parte. I coniugi vivevano con i loro cani, bastandosi a vicenda.