Tutte le decisioni spettano al Pm e la difesa potrà acquisire le registrazioni, quelle che servono al processo, dopo cinque giorni. Le applicazioni Trojan anche per sventare i reati commessi dagli incaricati di pubblico servizio. Giornalisti più sereni per il loro lavoro.
E’ legge il decreto sulle intercettazioni: con 246 sì e 169 contrari il dl intercettazioni incassa l’ok definitivo della Camera e diventa legge. Lo annuncia il presidente dell’assemblea di Montecitorio, Roberto Fico, al termine della votazione segreta richiesta dalla Lega. Le nuove norme entreranno in vigore dal 1 maggio 2020 e si applicheranno alle indagini sulle notizie di reato iscritte a partire da quella data. Il termine, inizialmente previsto al 1 marzo, è poi slittato per consentire alle procure si attrezzarsi con gli archivi digitali per la conservazione delle intercettazioni, come chiesto dagli stessi uffici e dal Consiglio superiore della magistratura.
Si tratta di una svolta rilevante nel sistema giudiziario, infatti sono previste norme più rigide a tutela della privacy. Sarà il magistrato e non più la polizia giudiziaria, come era previsto dalla precedente riforma Orlando, a valutare quali colloqui sono rilevanti per le indagini. Toccherà a lui anche vigilare ché nei verbali non siano riportate espressioni che ledono la reputazione di singole persone o dati personali, tranne che si tratti di intercettazioni importanti ai fini delle indagini. Com’era prima della riforma del 2017, i verbali e le registrazioni saranno trasmessi immediatamente al Pm, il quale li depositerà entro 5 giorni. I difensori potranno esaminare gli atti e ascoltare le registrazioni ed estrarre copia senza i limiti precedenti, così come sarà possibile anche eseguire trasposizioni del materiale intercettato su altri supporti.
Altra novità è che si potrà utilizzare il “trojan” non solo per i reati contro la pubblica amministrazione commessi dai pubblici ufficiali, ma anche dagli incaricati di pubblico servizio e puniti con la reclusione oltre 5 anni. Una novità, questa, contenuta in un emendamento al testo originario del decreto, che amplia la previsione di una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione che prevedeva l’impossibilità di usare le intercettazioni per un reato diverso che non sia connesso a quello originario o non sia autonomamente intercettabile. E’ stato disposto anche che le intercettazioni potranno avvenire nei luoghi di dimora privata (come previsto già dalla Spazza-corrotti per i pubblici ufficiali), previa indicazione delle ragioni che ne giustificano l’utilizzo.
Inoltre i risultati delle intercettazioni potranno essere usati in procedimenti diversi da quelli in cui sono stati disposti, solo se sono “indispensabili” e “rilevanti” per l’accertamento dei reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza e di quelli di particolare gravità indicati tassativamente dall’articolo 266 del codice di procedura penale. Il decreto introduce una più chiara disciplina del trattamento giuridico a cui vengono sottoposte le intercettazioni cosiddette «irrilevanti», rispetto agli «ascolti» utili a raccogliere elementi probatori. Le intercettazioni irrilevanti saranno coperte dal segreto, quindi mai pubblicabili. Quelle rilevanti, invece, essendo inserite nel fascicolo, saranno pubbliche e quindi potranno essere diffuse.
Certamente le norme sul “telefono spia” sono state oggetto di maggiore interesse e discussione, infatti quelle sull’uso dei trojan, cioè il malware che trasforma un telefono in un microfono spia h24, è stata la norma che ha suscitato maggiori critiche. I captatori informatici sono equiparati alle intercettazioni ambientali e viene introdotto l’obbligo di motivazione ulteriore che ne giustifichi l’utilizzo.
Inoltre la riforma dà impulso alla digitalizzazione del procedimento: tutti gli atti relativi al materiale intercettato dovranno essere depositati in via telematica, in un deposito digitale creato ad hoc presso la Procura della Repubblica. Nel registro verranno annotate anche data, ora e durata delle eventuali consultazioni del materiale raccolto. Tra le novità anche per i giornalisti che pubblicano intercettazioni o parti di esse non sarà più considerato violazione del segreto d’ufficio. Il provvedimento fa divieto di pubblicazione delle intercettazioni non rilevanti, le quali intercettazioni sono coperte dal segreto, quindi mai pubblicabili. Quelle rilevanti, invece, essendo inserite nel fascicolo, saranno pubbliche e diffondibili.