Secondo il sondaggio di YouTrend la generazione under 35 è la più favorevole all’avanzata dell’algoritmo, il 67% usa ChatGPT.
Roma – Gli italiani sembrano poco attratti dall’Intelligenza Artificiale (IA). Se ne parla sui media, nei salotti ben informati e nei convegni. Di chi si tratta? Della nuova Dea, venerata e amata, di questa sorta di paganesimo tecnologico, l’Intelligenza Artificiale (IA). Sembra quasi scesa sulla terra a miracol mostrar, come diceva il Sommo Poeta (Dante Alighieri), riferendosi alla sua amata Beatrice. Qui non si tratta di sentimenti, o forse sì, di amore per gli affari! Gli esperti del settore l’hanno definita come “una tecnologia di base che consente di simulare i processi dell’intelligenza umana attraverso la creazione e l’applicazione di algoritmi integrati in un ambiente di calcolo dinamico”. Sembra che sia dotata di proprietà miracolose da cui scaturirà benessere economico e sociale! Tuttavia gli italiani non sembrano essere sedotti dalle sue capacità di attrazione.
Secondo un sondaggio a cura di “YouTrend” (magazine web incentrato sui sondaggi, trend sociali, economici e politici), per conto di “Fondazione Pensiero Solido” (un Ente del Terzo Settore che si occupa di tecnologia solidale e comunicazione costruttiva), il 61% degli italiani intervistati hanno dichiarato di non essere pronti a questa nuova tecnologia. E’ emersa un’idea dell’IA ancora nebulosa e problematica. Il timore più grande manifestato è stato verso la perdita di posti di lavoro, che questa rivoluzione epocale di sicuro produrrà. Anche se i devoti a Sant’IA sono del parere che, al contrario, offrirà di nuovi e maggiori, grazie ad una formazione adeguata. La generazione under 35 è quella più favorevole alla novità. Indubbiamente essere nativi digitali ha determinato più padronanza con i dispositivi tecnologici. Infatti, in questa fascia di età, ben il 67% ha provato ChatGPT.
Un software basato sull’IA e apprendimento automatico, specializzato nella conversazione con un utente umano, mostrando notevoli capacità nel generare testo simile a quello dell’uomo. Mentre altre tecnologie simili come Microsoft Copilot e Gemini, hanno registrato, rispettivamente il 47 e il 41%. I disoccupati, gli inattivi e coloro che non cercano lavoro (in questa categoria sono stati inseriti anche i pensionati) hanno dato una risposta, in maggioranza, negativa sull’utilità dell’IA, soprattutto nelle attività quotidiane. Tra i lavoratori, la contesa è più combattuta. Una metà ha dichiarato di vedere effetti benefici nel supporto al lavoro.
Al contrario, l’altra metà, non ne immagina nessun effetto positivo. La stessa divisione quasi fifty-fifty si è manifestata sull’eventualità che l’IA possa dettare le istruzioni. Tra i lavoratori, favorevoli e contrari, è emerso, comunque, il timore che, in un modo o in un altro, l’IA produrrà una grande perdita di posti di lavoro. Sono stati, persino, indicati i lavori più sotto la minaccia della scure da parte dell’IA, tra questi impiegati, operai generici e commessi. Chi scanserà, secondo il sondaggio, la furia devastatrice dell’IA saranno gli imprenditori, camionisti, medici, infermieri. La disfida si è ricomposta su due aspetti. La maggioranza, dell’uno e dell’altro campo, ha avvertito la forte esigenza della presenza dello Stato per regolare il settore.
Su questo aspetto l’approvazione proviene dai 2/3 circa del campione. A conferma, forse, di quanto stabilito dal governo col recente disegno di legge sull’IA, in cui sono stati tracciati i primi solchi per regolamentare certi campi, come i reati di deepfake (foto, video e immagini che con l’IA vengono modificati al punto da apparire reali), piani di formazione e ricerca sanitaria. Molto sentita l’dea di sviluppare un’azienda europea che possa competere con gli USA e le altre potenze mondiali. Al di là della validità di sondaggi del genere, comunque la si pensi, solo il tempo potrà stabilire, nella sua implacabilità, l’esito degli eventi. Ai posteri l’ardua sentenza, dunque!