Il Pm Francesco Ciardo ordina il sequestro probatorio senza facoltà d’uso. Acciaierie d’Italia: “Nessun ferito, impianto in sicurezza”.
Taranto – L’Altoforno 1 (Afo1) dell’ex Ilva di Taranto, gestito da Acciaierie d’Italia, è stato posto sotto sequestro probatorio senza facoltà d’uso con un decreto firmato dal pubblico ministero Francesco Ciardo della Procura di Taranto. La misura arriva a seguito di un incendio divampato nello stesso impianto ieri mattina, che ha generato una colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza, suscitando allarme tra cittadini e lavoratori. L’evento, documentato da video virali sui social, ha riacceso le tensioni su sicurezza e impatto ambientale del siderurgico, già al centro di controversie giudiziarie e proteste. Nessun ferito è stato segnalato, ma il PM contesta reati gravi, mentre i circa 70 lavoratori dell’Afo1 sono stati temporaneamente ricollocati in corsi di formazione.
L’incidente si è verificato intorno alle 11.30 durante il normale funzionamento dell’Altoforno 1, riattivato a ottobre 2024 dopo un anno di manutenzione. Secondo la nota ufficiale di Acciaierie d’Italia, “si è verificata un’emissione non controllata in atmosfera, causata da un’anomalia improvvisa a un elemento del sistema di raffreddamento dell’impianto”, nello specifico la tubiera n.11, uno dei 27 ugelli responsabili dell’insufflaggio di vento caldo nell’altoforno. La rottura ha provocato la fuoriuscita di coke, che ha raggiunto il piano delle tubiere e l’area sottostante, innescando le fiamme. Un camion nelle vicinanze è stato coinvolto dall’incendio, ma non ci sono stati feriti grazie all’evacuazione tempestiva dell’area.
I vigili del fuoco hanno domato i focolai, e l’impianto è stato messo in sicurezza. La colonna di fumo, ripresa da numerosi video ha alimentato il panico in città, soprattutto nei quartieri vicini come Tamburi, già colpiti dall’inquinamento del siderurgico. Il PM Francesco Ciardo, noto per il suo ruolo in inchieste ambientali come quella sulla morte dell’operaio Tommaso Cavallo per mesotelioma, ha disposto il sequestro probatorio dell’Afo1 senza facoltà d’uso, contestando due reati: omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e getto pericoloso di cose.
Il primo reato si riferisce alla presunta mancata adozione di misure di sicurezza adeguate per prevenire incidenti come quello di ieri, mentre il secondo riguarda l’emissione non controllata di sostanze potenzialmente nocive per l’ambiente e la salute pubblica. Le indagini, coordinate dalla Procura di Taranto, mirano a chiarire le cause tecniche dell’anomalia e a verificare se l’azienda abbia rispettato le prescrizioni di sicurezza imposte.
I circa 70 lavoratori addetti all’Afo1, secondo fonti sindacali sono stati temporaneamente ricollocati in programmi di formazione, una misura che evita la cassa integrazione ma evidenzia le incertezze sul futuro produttivo. I sindacati, già preoccupati per i 1.700 operai in cassa integrazione, temono che il sequestro possa rallentare il piano di rilancio, che punta a 5 milioni di tonnellate di acciaio nel 2025. La FIM-CISL ha chiesto un incontro urgente con l’azienda e il governo, mentre la FIOM-CGIL ha denunciato “l’ennesima prova della fragilità degli impianti”.