Immigrati e lavoro, le domande sprofondano nelle sabbie mobili della burocrazia

Il report di “Ero straniero” evidenzia le distorsioni di un sistema farraginoso: un terzo di coloro che arriva in Italia si stabilizza.

Roma – L’immigrazione per lavoro in Italia incontra un sacco di ostacoli.  Da decenni, ormai, circola una leggenda metropolitania sugli immigrati. Ovvero che costituiscono un problema, non si possono accogliere tutti, ci rubano il lavoro e altri stereotipi del genere. Una concezione che, come un virus, si è diffusa a macchia d’olio non solo sul suolo patrio, ma anche in Europa. Tant’è che si parla di misure restrittive sempre più stringenti. Ed invece, non riusciamo ad accogliere neppure quell di cui si ha bisogno. Infatti, solo per un terzo di coloro che hanno inoltrato domanda di lavoro, dopo essere entrati in Italia, si è concluso l’iter burocratico, ottenendo l’agognato contratto di lavoro e il permesso di soggiorno.

Mentre il resto, pur in possesso del visto, langue in una sorta di terra di nessuno, in attesa che la burocrazia faccia il suo dovere. Sono, infatti, migliaia le domande che giacciono in un cassetto, producendo uno strano paradosso: le richieste di lavoro ci sono, il capitale umano pure, ma ci si ritrova aggrovigliati nelle maglie di una burocrazia lenta e non al passo coi tempi. A tal proposito il 20 dicembre scorso è stato presentato il report “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi”, a cura della campagna “Ero Straniero”, una rete di associazione laiche e religiose impegnate a diffondere un dibattito pubblico sul tema della gestione dei flussi migratori e sulla necessità di una riforma.

Si mira, come si evince dal documento, a “monitorare e verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero – unica procedura prevista per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero – anche alla luce degli interventi normativi recenti, che vengono valutati dalla campagna sulla base di numeri reali”. Sono stati presi in esame gli anni 2022 e 2023. Ebbene, è emersa la solita farraginosità della burocrazia italiana, di cui ogni cittadino italiano ne subisce effetti deleteri quando si relaziona con la pubblica amministrazione. Nel caso in questione, la procedura mostra tutte le sue lacune nel rilascio dei nulla osta, che rispetto alle domande inoltrate, sono inferiori ai posti disponibili. Si parla di migliaia di posti di lavoro che si dileguano, sprofondati nelle sabbie mobili della burocrazia. Oltretutto, sono posti di lavoro di cui si ha urgenza, la cui domanda è fatta da imprese e/o famiglie.

L’accesso al lavoro in Italia per i lavoratori stranieri

E’, quindi, facile, per i lavoratori stranieri, trovarsi nell’impossibilità di arrivare nel nostro Paese. Inoltre, prosegue il rapporto, nei due anni presi in esame, il rapporto tra le quote stabilite ed i contratti di fatto sottoscritti è molto basso. Per i lavoratori stagionali, infatti è del 30%, per quelli a tempo indeterminato del 26%. Quindi, solo 1/3 di coloro che arrivano in Italia per lavoro riesce a stabilizzarsi. La maggioranza, invece, assunta solo col nulla osta, alla fine del contratto, si trova in una condizione di irregolarità, da cui ne può conseguire riscattabilità e precarietà. Col rischio di andare ad ingrossare le file dell’esercito di sottoproletariato urbano e di diventare facile preda della criminalità organizzata. I promotori della campagna non si sono limitati a fotografare lo stato reale del fenomeno, ma anche a dispensare soluzioni.

In dettaglio: introdurre percorsi di ingresso flessibili e diversificati con la possibilità di essere assunto extra-quote; permesso di soggiorno per motivi di lavoro tramite uno “sponsor”; richiesta di ricerca del lavoro con richiesta di visto effettuato dallo stesso lavoratore, presentando garanzie economiche; regolarizzazione del proprio status attraverso un contratto di lavoro e per radicamento sociale. Solo lo scorrere del tempo, nella sua inesorabilità, saprà dirci se queste richieste saranno accolte o meno. Finora, lo spettacolo offerto dalla classe politica è di infimo ordine, come dei miseri guitti, alla ricerca affannosa di un prestigioso palcoscenico. Tra corruzione (caso Verdini), sparatorie durante il veglione di capodanno (Pozzolo) e saluti fascisti di un’accozzaglia di facinorosi nostalgici del ventennio, i nostri politici sembrano concentrarsi esclusivamente ad avere qualche posto in lista per le elezioni regionali ed europee. Che squallore!

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