Sono anni e anni che il fiume che scorre nella Città Eterna soffre di gravi malattie ma nessuno di decide a curarlo. Adesso è allarme rosso e le attese piogge torrenziali potrebbero apportare ulteriore nocumento alla fauna ittica già decimata. Rischia grosso tutto ciò che orbita intorno al famoso corso d’acqua.
C’è stata una grande moria di… Pesci! E’ passata alla storia del cinema, e non solo. la famosa frase di Totò nel celebre film “Totò, Peppino e la malafemmina” del 1956” quando disse: “C’è stata una grande moria delle vacche”. Ebbene la frase si potrebbe riutilizzare sostituendo a vacche il sostantivo pesci per descrivere lo stato pietoso del fiume Tevere. L’allarme è stata lanciato dalla nota associazione ambientalista Wwf. Il nuovo pericolo, dopo la siccità, sono le forti piogge, che potrebbero trasportare numerose sostanze dormienti, causa di nuove morie nella fauna ittica. Il fenomeno ciclico è noto da anni.
Quando si verificano forti acquazzoni, dopo un periodo di siccità, al suolo arriva pure una gran quantità di sostanze inquinanti utilizzate in agricoltura che si sono depositate lungo i corsi di acqua minori. Insieme a queste anche quelle accumulatesi sull’asfalto cittadino che “soffocano” i pesci. Il caldo eccessivo provoca una riduzione della percentuale di ossigeno disciolto nell’acqua, che associato alle sostanze inquinanti disperse nell’ambiente sono un vulnus per la sopravvivenza della fauna ittica. Ormai, la siccità associata a brevi periodi di forti precipitazioni, non sono più degli imprevisti, ma gli effetti del cambiamento climatico.
IL Wwf propone di adottare una serie di strategie. Ad esempio la distribuzione dell’acqua per i vari utilizzi (agricolo, industriale, civile, ricreativo etc); la programmazione razionale e responsabile dei prelievi pubblici e privati; limite al consumo di suolo, da cui nasce un incremento della richiesta di disponibilità d’acqua, anche per bisogni superflui. Basti pensare alla crescita di piscine per le seconde case, nell’area della Città Metropolitana di Roma Capitale. Inoltre, per porre un limite alle morie di pesci è urgente ammodernare le reti di smaltimento delle acque. Quindi, investire in sistemi per il recupero e riuso delle acque meteoriche, senza sovraccaricare gli impianti di depurazione o di riversare direttamente nei fiumi.
Infine –prosegue il Wwf- bisogna: garantire il minimo deflusso vitale, per porre un limite alla crescente derivazione delle sorgenti da cui scaturisce lo stato di salute dei nostri corsi d’acqua; diminuire l’uso dei pesticidi chimici nelle campagne, che si riversano nei corsi d’acqua. I nostri fiumi si sono depauperati, dal punto di vista della biodiversità, per la presenza di specie alloctone, uno dei principali pericoli alla stabilità delle popolazioni di pesci tipici dei nostri fiumi.
La biologia ci viene in soccorso e ci informa che una specie è considerata alloctona quando viene rilasciata per l’azione, intenzionale o casuale, dell’uomo in aree o zone diverse da quelle in cui si è originata e coevoluta. In un modo o nell’altro l’uomo c’entra sempre. Le sue responsabilità sono sempre nette e chiare.
Non sarebbe il caso di farsi, nel senso letterale del termine, i fatti propri e starcene in un cantuccio, senza intervenire su alcunché? Sarebbe la più grande prova di altruismo verso ciò che ci circonda. In conclusione, le risorse idriche andrebbero usate con maggiore responsabilità. In modo da garantire la conservazione delle specie ittiche e più in generale della fauna e della flora, che è strettamente collegata allo stato di salute delle nostri corsi d’acqua.
Sono tutte questioni urgenti e prioritarie, che dovrebbero essere parti integranti di un serio progetto politico. Credete che ce ne siano nei programmi elettorali delle forze politiche? Nemmeno per sogno. Hanno cose più importanti a cui pensare. Infatti, come scrisse il grande Ennio Flaiano: “La situazione politica è grave, ma non è seria!”