IL TAMBURO DELLA BANDA D’AFFORI: LA SIGLA DI POP

Tutte le frazioni dell'alto Milanese, compresa l'Isola Garibaldi, coltivavano una sincera vocazione per la musica. Più celebre della banda di Dergano è però rimasta quella del capoluogo, Affori, il paese più avanti situato tra la vecchia e la nuova Comasina.

Tutte le frazioni dell’alto Milanese, compresa l’Isola Garibaldi, coltivavano una sincera vocazione per la musica. Più celebre della banda di Dergano è però rimasta quella del capoluogo, Affori, il paese più avanti situato tra la vecchia e la nuova Comasina. In realtà la sola Affori, senza contare Dergano e Bruzzano, ai suoi tempi migliori poteva contare ben cinque bande musicali. A rendere famoso il paesino lombardo, nel 1943, arrivò la famosa marcetta “Il tamburo della banda d’Affori”, scritta da Panzeri e Restelli che la composero ai giardini pubblici in un caldo pomeriggio d’Agosto.

La censura del Regime però intervenne senza pietà per via di quei famosi “550 pifferi”, strana coincidenza con il numero dei componenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni che, quasi certamente, la canzone prendeva in giro. E che dire della più che lombarda locuzione: “… Ch’el par on gal…”. Che sembra un gallo, riferita a Benito Mussolini? In Toscana gli antifascisti ne fecero circolare una versione leggermente differente che ripeteva il simpatico refrain: “…Il tamburo principal – della banda – d’Affori – che comanda cinquecento cinquanta bischeri!…”. L’allusione fu esplosiva e giù mazzate per chi aveva osato cantarla magari al cospetto del Federale del Paese. Il successo comunque venne dopo la guerra e noi di Pop ce la prendiamo come sigla apotropaica. Perché siamo sicuri che porta bene.

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