IL SUPERVISORE, UN CORTOMETRAGGIO DI MANUEL VITALI

Il regista pesarese di 27 anni presenta a Pop uno dei suoi lavori inediti, girato nella città di Matera

Buongiorno Manuel, parlaci di te. Chi sei, cosa fai e soprattutto perché?

MV: Ciao Pop, e grazie per avermi concesso questo spazietto! Non amo parlare di me, preferisco sempre nascondermi dietro al mio lavoro e lasciare che parli lui al posto mio. Sicuramente sono un creativo che ha trovato nel cinema la sua valvola di sfogo principale. Faccio anche altro, al momento ad esempio sto lavorando ad un fumetto scritto e disegnato da me. Diciamo che amo il racconto ed il potenziale impatto che ha sulla gente.

Raccontaci il tuo cinema. Cosa ti smuove? Cosa ti piace raccontare?  

MV: Ognuno sceglie la propria battaglia nella vita, per me l’indifferenza è un male che merita di essere combattuto. Il cinema non è assolutamente la mia passione più grande, ma è senza dubbio il mezzo più adatto che ho trovato per combattere. E poi, dato che lo spettatore deve stare seduto e prestare attenzione ad uno schermo, sicuramente è anche un efficace rimedio all’indifferenza. Se una star che fuma una sigaretta in una scena importante è in grado di aumentare le vendite di tabacco, in quanti modi impensabili si può allora usare il cinema per sostenere, invece, buone cause? Quello che mi piace raccontare è un mondo pervaso dalla speranza, perché credo che sia questo quello che ci serve ora: credere ancora nel nostro potenziale, come esseri empatici e sensibili. Empatia che cercano di rubarci ogni giorno, dividendoci. Il cinema, infatti, è un atto collettivo sovversivo. Se il “mio cinema” riuscisse a fare apprezzare un po’ di più le cose agli spettatori, per me varrebbe come mille vittorie.

Il film che ci proponi mette in scena un supereroe un po’ anticonvenzionale. Com’è nata questa idea e perché hai scelto di rappresentare proprio questo?

MV: Mi si è accesa una lampadina mentre fissavo un vecchio che a sua volta fissava un cantiere, cosa che i vecchi fanno spesso. Ho pensato che questa loro esigenza di salvaguardia racchiudesse molti sentimenti diversi, un ottimo punto di partenza quindi.

Il resto è stato semplice: ho immaginato un personaggio araldo di questi sentimenti, insomma un vecchio che controlla tutto per amore e per ossessione. Non ho nemmeno dovuto scrivere la storia, sapevo che trovando l’attore giusto si sarebbe scritta da sola, e così è stato. Non avevo però messo in conto di trovare un personaggio in carne ed ossa addirittura migliore delle mie aspettative: il sig. Carlo Vetti (l’attore protagonista n.d.r.) era già il Supervisore! E questo ha inevitabilmente trasformato il film, portandolo a volte al confine con il documentario. I (troppi) film sui supereroi che escono continuamente al cinema enfatizzano la necessità di super poteri per riuscire a cambiare le cose, mentre il Supervisore, a 90 e rotti anni, ci ricorda che serve un unico super potere: la volontà di rimboccarsi le maniche. L’attributo che accomuna tutti gli eroi è un’enorme forza di volontà, oltre ad un’uniforme impeccabile, ovviamente.

Cos’è Cinemadamare e cos’è stato Cinemadamare per te?

MV: Per me Cinemadamare è tutto quello che è una grande famiglia: numerosa, da sfamare, con un padre severo – ciao Franco (il riferimento è a Franco Rina, il direttore del festival Cinemadamare n.d.r.) – e tanta quotidianità. E in più c’è il cinema a rendere tutto più memorabile. Come diceva il mio regista preferito, la ”ricerca dell’inutile” è la vera poesia dell’esistenza umana, e noi per un’intera estate, grazie a questo festival, siamo un branco di sognatori alla ricerca dell’indefinito e solo con l’aiuto reciproco possiamo non raggiungerlo come si deve. Cinemadamare è stata la mia culla da regista, lo spazio e il luogo dove potevo mettermi in gioco indipendentemente dal nome: infatti lì ho potuto finalmente, liberamente, creare. C’è anche un fattore primordiale da segnalare, noi un tempo eravamo nomadi, e lo stile carovanesco di questo festival ti riporta a quella dimensione e ti fornisce una spensieratezza fondamentale per sperimentare e crescere.

Raccontaci i tuoi progetti e i tuoi propositi futuri e dai un consiglio ai giovani che vorrebbero fare questo mestiere nella vita

MV: Riguardo i progetti preferisco mantenere il silenzio per pura scaramanzia. Mi sto muovendo in America latina, al momento, e posso dire di avere un grande interesse a realizzare qualcosa là, avendo anche la madre latina. Riguardo al consiglio per i giovani, essendo giovane anche io, posso solo dire che il cinema è un percorso spirituale, non immagino come si possa non considerare come tale. E’ il regno degli specchi dove il primo a doversi riflettere (e a dover riflettere) sei tu. La cosa più importante, forse, è la volontà di realizzare una ricerca, una ricerca personale che rispecchi appunto ciò che siamo.

Se c’è una continua ricerca, qualunque sia la sua matrice, i risultati sicuramente non si faranno attendere.

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