Il mostro di Roma/Terza ed ultima parte

A Capri una donna nota una bambina molestata da un uomo. Si chiama Ralph Lyonel Brydges ed è stato allontanato dalla Diocesi di New York per molestie su minori. E’ lui il mostro di Roma?

Roma – Nel settembre del 1927 su di un molo sorretto dalle cristalline acque nel porto di Capri attracca una piccola nave. Tra le decine di turisti sbarca un uomo, si chiama Giuseppe Dosi, ha quasi 36 anni ed è un poliziotto, ma non un poliziotto comune. Dosi infatti parla tre lingue ed è un agente che viene impiegato in delicate missioni estere sotto copertura. Quel poliziotto è uno di quelli bravi. Quel settembre Dosi si trova a Capri mandato dalla buon costume; si sospetta infatti che la Capri dell’epoca si una specie di perversa arcadia per turisti omosessuali provenienti dall’estero. C’è un poliziotto di quelli bravi quel Settembre a Capri, ma qualche mese prima c’era anche un prete, un prete anglicano. È il 24 Aprile del 1927 e quel prete si trova presso la questura di Capri. L’uomo ha 72 anni, si chiama Ralph Lyonel Brydges e sta discutendo animatamente con alcuni agenti, rifiutandosi di cedere le proprie impronte digitali.

Il giorno precedente una signora di nome Olimpia percorreva la via che costeggia il Grand Hotel Quisisiana per tornare a casa. Giunta nei pressi del grande parco adiacente la struttura recettiva la donna viene spaventata da alcuni lamenti. Le frasche di un grande cespuglio si agitano fragorosamente mentre un uomo alto e snello, in atteggiamenti equivoci, si dilegua velocemente. Ancora qualche passo e la signora Olimpia nota qualcun altro uscire dalla fitta vegetazione; è una bambina con le mutandine abbassate, si chiama Patricia Blakensee e ha 9 anni. Il giorno seguente la signora Olimpia cammina per una passeggiata sul lungomare che si affaccia sul golfo partenopeo. Davanti a sé nota un uomo che percorre la medesima via ma in senso contrario. È alto, snello, elegante ed è in compagnia della moglie. Quell’uomo è Ralph Lyonel Brydges e appena la signora Olimpia alza lo sguardo dal sabbioso ciottolato, incrociando quello del reverendo, lo riconosce. È proprio quell’uomo che vide fuggire il giorno prima dal quel cespuglio all’Hotel Quisisiana. La signora Olimpia inoltre sa qualcosa in più riguardo quell’attempato uomo di chiesa. Infatti la donna sa che il Reverendo Brydges fu allontanato qualche tempo prima dalla Diocesi Anglicana di New York e mandato a Roma poiché accusato di molestie su minori.

Il reverendo Ralph Lyonel Brydges

Olimpia decide di denunciare il fatto al podestà dell’isola, il Marchese Marino Dusmet. Quest’ultimo dispiega alcuni agenti di polizia al fine di pedinare Brydges che, il giorno stesso, torna al Quisisiana tentando di reiterare la violenza sulla povera Patricia. Colto sul fatto, viene arrestato e condotto in questura dove, quella domenica 24 aprile 1927, discute animatamente con alcuni agenti. Il reverendo Brydges viene denunciato alla Procura di Napoli. Il procuratore di Napoli Ferraro informa la Procura di Roma dell’arresto, in flagranza di reato, di un individuo sospetto che potrebbe avere rilevanza investigativa nel caso del mostro di Roma. In quei giorni gli organi inquirenti capitolini stanno già investendo ogni risorsa nel confezionare il caso su misura per il povero Girolimoni e ricordano come per il regime non ci sia margine d’errore. Dopo alcuni giorni l’ambasciata britannica fa da mediatrice per la liberazione del religioso anglicano che, riconosciuto affetto da demenza, viene rilasciato e prosciolto da ogni accusa per la tentata violenza Blakensee.

È il settembre del 1927. Il vivace sole estivo brilla sulle grigie scogliere della perla del golfo di Napoli. C’è un poliziotto bravo, inviato in loco per indagare su alcuni pettegolezzi a sfondo sessuale. Giuseppe Dosi, che diventerà uno dei padri dell’Interpol, s’imbatte nelle testimonianze di alcuni fattacci accaduti in aprile e che hanno come protagonista un attempato prete anglicano. Il religioso è alto, snello, atletico, baffi biondicci a spazzola, elegante e distinto. Essendo inglese non ha accento romanesco nonostante abiti in Via Po numero 7 a Roma dove lavora alla Holy Trinity Church. Il prete si chiama Ralph Lyonel Brydges ed è stato prosciolto da ogni accusa. Dosi conosce bene il dossier sul mostro di Roma e qualche dubbio s’insinua nella sua testa decidendo cosi di seguire una pista.

Giuseppe Dosi

Dosi infatti si convince che il Reverendo Brydges sia coinvolto nelle brutte storie che hanno scosso Roma negli ultimi tre anni. Oltre a lui ci sono anche altri 3 magistrati in gamba che formeranno una sorta di pool, si chiamano Silvio Favari, Antonio Serena Mondini e Antonio Albertini. a questi se ne aggiunge un quarto, il giudice istruttore Rosario Marciano che in primis da credito alle tesi di Dosi. I magistrati inquirenti decidono di revisionare il caso del mostro, obiettivo primario la scarcerazione di Gino Girolimoni.

Il pool riesce ad ottenere la revisione del processo ed una prima un’udienza durante la quale demoliscono il castello accusatorio ad arte costruito contro Girolimoni che risulterà innocente. L’imputato è un fotografo e le foto di nudo, per altro artistiche, non possono avere peso probatorio. Nelle immagini in cui sono presenti bambine è chiaro che quest’ultime non rappresentano il soggetto centrale della foto, appaiono spesso di sfuggita, mosse o ai margini dellinquadratura. Per i crimini di guerra di cui l’indiziato principale è accusato in realtà un suo ex commilitone è già stato definitivamente giudicato colpevole.

Le macchie rosse sui vestiti sono state causate probabilmente da una sostanza acida impiegata per lo sviluppo dei negativi; certamente non è sangue. Viene fuori anche che Girolimoni si fosse invaghito non di Olga, giovane domestica dei Pacciarini, bensì della moglie dell’ingegnere, Cecilia, e che probabilmente il sentimento fosse corrisposto dalla donna sposata. Inoltre solo due dei sette agguati avvennero di sabato, il giorno libero del Girolimoni. Poi c’è un operaio veneto di 35 anni, si chiama Domenico Marinutti il quale, leggendo il giornale nel periodo dell’arresto del Girolimoni, si accorge di un macroscopico malinteso, poiché era lui quell’uomo coi baffi in compagnia della figlia che, con accento veneto chiese, un bicchiere di vino il 12 marzo del 1927 all’osteria del Massaccesi. Altro che il presunto mostro…

La stampa romana si era sbizzarrita nel mettere alla berlina il povero Gino

Agli organi inquirenti della Procura di Roma appare subito chiaro che non è possibile trattenere in carcere il principale sospettato con la sola prova degli svariati abiti trovati nell’abitazione. Gino Girolimoni dunque viene prosciolto da ogni accusa per non avere commesso il fatto e dopo 10 mesi in cella d’isolamento l’8 marzo 1928 verrà scarcerato.

Allora è davvero una storia di fantasmi, il mostro non c’è, è un fantasma che non si può catturare. Per fortuna c’è un poliziotto di quelli dal fiuto fine che già il 20 febbraio 1928 fece recapitare sulla scrivania di Benito Mussolini un rapporto con le decine di prove raccolte che vedono in Brydges il sospettato numero uno.

E il vero mostro?

I numerosi fogli di carta all’interno di quella cartelletta di cuoio, adagiata sulla lignea scrivania del Duce, contengono informazioni, nuovi dettagli molto interessanti. Così interessanti che non si possono ignorare. Tra quei fogli ci sono le testimonianze di alcune madri che frequentano la Chiesa Anglicana in Via Romagna, a Capri. Le donne parlano di bambine molestate da un prete Anglicano alto, snello e dai baffi biondicci a spazzola: Ralph Lyonel Brydges. Il dossier riporta anche le prove della conoscenza tra il Reverendo e il padre di una delle vittime. Il signor Pelli infatti lavorava presso la stessa Chiesa Anglicana in cui Brydges prestava servizio. Salta fuori anche che l’attempato uomo di chiesa è uno sportivo; pratica nuoto e canottaggio perciò conosce molto bene il fiume e le sue aspre sponde.

Il sospettato inoltre conosce bene anche quei piccoli budelli popolari, così vicini al Vaticano. Piccoli budelli dai quali puoi dileguarti in un’istante, senza farti notare, e spuntare sul lungo Tevere per poi nasconderti fra la gente. Sono zone che il Reverendo conosce a menadito, come la fonte Lancisiana e Via dei Coronari. Poi c’è un asciugamano abbandonato sul Prataccio, a pochi metri dal corpicino seviziato di Rosina Pelli. Quel bianco asciugamano ha ricamate in filo rosso le iniziali R.L. C’è un asciugamano e c’è un fazzoletto, dalla trama scozzese e questa volta si trova stretto attorno al collo della piccola Emma Giacomin. La domestica dei Brydges è certa che si tratti uno di quei fazzoletti di provenienza britannica che lei stira così di frequente. Insomma quella cartelletta di cuoio contiene davvero informazioni interessanti che non possono finire in archivio. Quel faldone contiene anche la testimonianza di un uomo, tale Cesare Olschki, che riferisce di aver assistito a molestie sessuali perpetrate dal Reverendo Brydges in danno di ragazzine a Villa Borghese. Le testimonianze, le coincidenze, quei fazzoletti piccoli e quadrati così simili a quelli utilizzati per coprire il sacro calice durante la funzione Anglicana. Giuseppe Dosi riesce a fare centro e riceve dalla Procura di Roma l’ordine di consegnare un atto di comparizione a Brydges, ma il reverendo non si trova.

Il porto di Genova dove venne arrestato il reverendo Brydges

Brydges infatti è partito alla volta del Sudafrica, ma presto s’imbarcherà su di una nave, direzione Regno Unito, che farà scalo al porto di Genova il 13 aprile 1928. Tra le navi in ormeggio nel porto della città della Lanterna ce n’è una in particolare che interessa a Giuseppe Dosi, viene dal Sudafrica ed è diretta in Inghilterra. Dosi con altri quattro agenti corrono verso il molo e una volta saliti a bordo trovano Brydges. Dosi formula le accuse al religioso e lo invita a comparire presso la Procura di Roma. I bagagli del reverendo vengono perquisiti. Vengono rinvenuti due album zeppi di ritagli di giornale raffiguranti bambine dai due ai sei anni, tra i quali un trafiletto riguardante l’abuso sessuale ai danni di una ragazza sudafricana. Ma dentro a quei bagagli c’è altro. C’è anche una piccola agenda nera; all’interno alcune note che si riferiscono all’orario e il giorno in cui la Pelli venne rapita da Piazza S. Pietro e proprio “S.Peter” segnato in calce alla nota. In un’altra pagina balza poi all’occhio del Dosi la parola “Charleri”, scritta con iniziale maiuscola, come fosse un nome proprio. La mente del detective non può che collegare il tutto all’assassinio della “Biocchetta”, Bianca Carlieri.

Caso chiuso? Il vero mostro è stato trovato, incubo finito? Macché. I principali testimoni come la piccola Del Signore e le altre sopravvissute vengono chiamati per un confronto all’americana, nella speranza che riconoscano il reverendo come l’uomo che quel giorno tentò di rapirle. Incredibilmente i testi non riconoscono il sospettato. Forse stanchi, forse intimiditi o forse entrambe le cose, mettono fine a quel confronto con un nulla di fatto. Ricordiamo anche il delicato rapporto tra la diplomazia del Regno Unito e quella dell’Italia fascista all’epoca. Insomma, rapporti diplomatici fra Regno Unito e Italia a parte, la nuova pista non riesce a convincere appieno il giudice Marciano. La sola accusa di violenza carnale è ben poca cosa rispetto ai fatti accaduti. Raplh Lyonel Brydges verrà sottoposto a perizia psichiatrica presso il manicomio S.Maria della Pietà. Dopo tre mesi l’uomo, rinchiuso nel padiglione dei malati criminali, verrà dichiarato non pericoloso e nel Luglio del 1928 tornerà libero. La diocesi lo spedisce immediatamente in Canada e nell’ottobre del 1929 la Corte d’Appello di Roma lo proscioglie da qualunque accusa a suo carico.

Il celeberrimo Nino Manfredi sul set di “Girolimoni, il mostro di Roma” di Damiano Damiani, 1972

Ralph Lyonel Bridges esce definitivamente di scena. Gino Girolimoni non si riprenderà mai più dal quel “pasticciaccio brutto”. Il suo lavoro andrà a quel paese e il poveretto riuscirà a sbarcare il lunario facendo il ciabattino ed altri mestieri più umili. Morirà in povertà nel 1961, senza ricevere alcun risarcimento. Al suo funerale, celebrato il 26 novembre, saranno presenti poche persone. Tra loro il bravo poliziotto Giuseppe Dosi. Quest’ultimo, come detto in precedenza, sarà tra i padri fondatori della Interpol e riceverà l’onorificenza di Grand’ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana il 27 dicembre del 1961.

E allora? Come finisce la storiaccia tutta italiana? Il mostro c’è, o meglio c’era, o forse no. Il Bel Paese, ieri come oggi, non si smentisce…

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