HOME | LA REDAZIONE

Il mondo delle molestie e “stalking digitale” nelle università italiane è ancora sommerso

Il caso di un professore della Sapienza che durante un esame online ha iniziato a masturbarsi, gli studenti hanno denunciato tutto.

Roma – Le molestie sessuali… frequentano l’Università! Lo scorso mese di aprile una notizia scabrosa è apparsa su “Internazionale”, un settimanale d’informazione che pubblica articoli della stampa straniera tradotti in lingua italiana, ma che è stata quasi nascosta dalla stampa in generale. La notizia riguardava un episodio di molestie sessuali durante un esame on line del 2021 alla Sapienza di Roma, in cui un professore si esercitava nelle sue attività…manuali, iniziando a masturbarsi. L’accaduto fu filmato coi telefonini dagli studenti, che sporsero denuncia alle competenti autorità universitarie, che facendo spallucce, sminuirono l’avvenimento. Il responsabile dell’orrido gesto si scusò con una lettera, dichiarando trattarsi di un infortunio frutto dello stress degli esami online e di non essersi accorto che la telecamera fosse accesa.

Il nostro… eroe (si fa per dire) evidentemente era aduso a contrastare lo stress con la masturbazione, attività che è lecita nel privato, ma giammai in vesti istituzionali! Inoltre la giustificazione delle autorità investite del caso sarebbero quasi umoristiche, se l’episodio non fosse stato così riprovevole. Infatti, dichiararono che i fatti erano poco chiari perché si vedeva soltanto uno che si sistemava i pantaloni! Gli studenti si mobilitarono chiedendo né di frequentare il corso del professore “pippaiolo”, né di dare gli esami. Le risposte dell’autorità accademiche sono state vaghe e nebulose, tanto che gli studenti hanno deciso di auto organizzarsi.

Un momento del sit-in degli studenti contro le molestie

Ad esempio le attiviste transfemministe hanno chiesto degli spazi non misti, in cui è negato l’ingresso ai maschi cisgender, ovvero a chi, uomo o donna, appartiene ad un genere sessuale e può corrispondere al proprio sesso biologico di nascita. Nel chiedere spazi altri, in quanto discriminate, si compie una discriminazione verso chi non è trans. Contraddizioni della vita! Comunque lo scopo è la creazione di centri antiviolenza gestiti dal basso per offrire risposte adeguate agli atti di violenza sempre più frequenti nell’Università. Inoltre si richiedono dei centri non dipendenti dalle istituzioni, in quanto la genesi della violenza è strutturale e sistemica.

Non esiste solo quella del potere verso il basso, ma anche quella tra studenti. Ci sono stati, infatti, casi di “stalking digitale”. Come hanno confermato diversi studi, è in crescita la propagazione senza consenso di immagini intime. Molti ragazzi sono abilissimi nell’uso dei dispositivi di controllo della geolocalizzazione, delle email, degli account dei social, delle password. Con le telecamere in casa che sono in aumento a vista d’occhio, cresce il controllo e la violenza. L’aspetto più critico del fenomeno è dovuto al fatto che gli effetti della violenza digitale sono rilevanti, mentre gli strumenti per contrastarla non sono adeguati, così come sono pochi quelli per condannare i colpevoli.

Secondo una recente indagine, l’Italia occupa la quarta posizione tra i Paesi europei per il numero di maschi “incel” online. Si tratta di celibi, misogini che manifestano violenze online contro le donne. E’ un fenomeno in rapida ascesa, che la tecnologia ha esacerbato. Fino a quando chi commette questi atti abominevoli non viene punito adeguatamente, si naviga a vista e il problema resta grande e grosso come una casa. La politica della punizione va accompagnata ad una di tipo culturale, col coinvolgimento di giovani, famiglie, scuola, istituzioni educative, associazioni sociali e religiose. Solo così, forse si potrà arginarlo!

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa