Il mistero di Suzzara: agguato mafioso per eliminare l’ex bidello incensurato

Ad un mese dall’omicidio di Francesco Capuano, ucciso con tre colpi di pistola nel garage di casa, nessuna ombra nella sua vita sembra giustificare un’esecuzione fredda e premeditata.

SUZZARA (Mantova) – Ancora uccel di bosco il killer che ha fulminato con tre colpi di pistola alla testa l’ex bidello di Suzzara. Continuano le indagini dei carabinieri che cercano anche l’arma del delitto, probabilmente nascosta chissà dove dal sicario che ben conosceva le abitudini della vittima. E’ stata una vera e propria esecuzione l’omicidio di Francesco Capuano, bidello in pensione di 79 anni originario di Giuliano, nel Napoletano, con qualche problema di deambulazione per via della sua corpulenza. L’uomo, nel 2010, aveva lasciato la Campania per trasferirsi con moglie e figli in Lombardia per poi spostarsi in provincia di Mantova, a Suzzara, dove viveva con la figlia Rosa, casalinga di 46 anni e Ciro, di 44, che fa l’operaio ma che abita in un altro quartiere. La vittima, vedovo da tre anni, aveva anche altri due figli che però sono rimasti in Campania.

Il condominio di via Biolcheria 13 dove si sono consumato, negli anni, due omicidi

La mattina del 23 dicembre scorso l’uomo, intorno alle 9 del mattino, usciva dalla sua abitazione di via Biolcheria 13 per fare la spesa con la figlia che assisteva il padre praticamente a tempo pieno. Appena giunti in garage sembra che Rosa avesse dimenticato in casa fazzolettini e sigarette dunque una volta lasciato il padre seduto alla guida della Panda la donna tornava sui suoi passi per ritornare nell’appartamento. La figlia dell’ex bidello perdeva tempo e riscendeva nel box dopo una ventina di minuti, a detta della donna che non ricorda bene il lasso di tempo trascorso, prima di fare la macabra scoperta: Francesco Capuano giaceva esanime con la testa reclinata quasi sul volante in un lago di sangue. Angela allertava i carabinieri e sul posto si recavano i militari della Compagnia di Gonzaga e del Nucleo investigativo di Mantova, coadiuvati dai colleghi del Ris di Parma per i rilievi scientifici sulla scena del crimine e nell’abitazione della vittima, poi posta sotto sequestro.

Con molta probabilità il sicario, che per forza di cose doveva conoscere le abitudini di Capuano, avrebbe approfittato dell’assenza della figlia per sparare tre colpi in testa a bruciapelo al pensionato che non ha avuto scampo. La vittima, incensurata come tutti i componenti della famiglia, pare non avesse nemici e conduceva, almeno apparentemente, una vita normale. Il particolare però cozza con la tipologia dell’omicidio che ha tutte le fattezze di un regolamento di conti in stile mafioso. Nessuno ha sentito gli spari né visto nulla. Gli stessi esperti del Ris non hanno ritrovato tracce di polvere da sparo e nemmeno bossoli dunque il killer potrebbe averli raccolti oppure avrebbe usato un revolver per la sua missione di morte. Anche i vicini di casa confermano che la vittima era un brav’uomo e che non aveva pendenze con nessuno, men che meno era un uomo litigioso o peggio.

Il box sotto sequestro

Dunque chi ha avuto interesse nel massacrare l’ex bidello e perché? Il 10 gennaio scorso si sono celebrati a Napoli i funerali del pensionato in forma strettamente privata mentre i carabinieri, il giorno dopo, hanno passato al setaccio l’intera zona, da via  Biolcheria ad un vicino cantiere edile di via Pasine, alla ricerca dell’arma del delitto. Muniti di pale i militari hanno controllato per tre ore di fila anche caditoie e tombini senza esito alcuno. Una squadra dei vigili del Fuoco di Mantova ha controllato una cabina dell’Enel ma anche qui non è stato trovato nulla. L’abitazione della vittima di via Biolcheria rimane sotto sequestro e la figlia Rosa si è trasferita momentaneamente dal fratello Ciro.

Ironia della sorte 26 anni fa, il 25 marzo del 1998, nello stesso stabile, nello stesso garage, veniva assassinato Dario Brioni, 41 anni, rappresentante di una ditta di articoli antinfortunistici e antincendio. L’uomo disse alla moglie: “Scendo un attimo in garage”. La donna non vedendo risalire il marito si era preoccupata decidendo di scendere nel box. Appena giunta davanti al garage la povera donna scopriva il corpo del marito sul pavimento macchiato di sangue ma ancora vivo: ”Volevano i soldi…”, dirà il marito con un filo di voce prima di spirare, colpito da 11 coltellate. L’assassino non è stato mai identificato.

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