Secondo il Microsoft Work Trend Index 2025, le giornate lavorative sembrano infinite: email, notifiche e riunioni continue stanno frantumando il tempo e la salute mentale dei lavoratori.
Si sa che dopo una dura giornata di lavoro, qualsiasi lavoratore desidererebbe godersi il meritato riposo. Ed invece il ritmo infernale della produttività non lascia scampo nemmeno quando si è a casa, al punto che le giornate di lavoro sono percepite come più lunghe e con esse la fatica e lo stress. Non sono chiacchiere da bar che ci si scambia sorseggiando una birra, ma è il risultato del “Microsoft Work Trend Index 2025”, un’indagine globale che ogni anno analizza le trasformazioni nel mondo del lavoro guidate dall’Intelligenza Artificiale (IA) e dalle tecnologie digitali.
Ebbene, è emerso che la lunghezza delle giornate lavorative è tale per svariate ragioni, tra cui mail, notifiche e messaggi che arrivano a getto continuo, fino a restarne sommersi. E’ vero che le aziende hanno iniziato un processo di rinnovamento intorno all’organizzazione e alla produzione e grazie a… Sua Eccellenza Reverendissima l’Intelligenza Artificiale (IA). Tuttavia, il report ha analizzato le relazioni e gli atteggiamenti dei lavoratori a contatto con l’uso abituale delle applicazioni Microsoft 365, rilevando una nuova criticità: le giornate di lavoro appaiono non finire mai! Notifiche, messaggi, inviti a incontri, sembrano segugi il cui fine è stanare la preda.

Il meccanismo è semplice e collaudato. Poiché bisogna stare sempre sul pezzo, come si dice in gergo, ecco che il turno inizia prima che il lavoratore si reca in ufficio. Si inizia così a controllare le caselle di posta come prima cosa da fare al mattino, come un’orazione rivolta a Dio, alla Vergine o ai Santi nell’ambito di una pratica devota. Alle 6 del mattino il 40% dei lavoratori è online per conoscere quali sono le urgenze da espletare. In media si ricevono singolarmente 117 mail al giorno e si impiega al massimo 1 minuto per dar loro un’occhiata velocemente. Poi è tutto un profluvio di inviti, incontri, meeting e quant’altro. E’ ovvio che concentrarsi in questo bailamme è molto complicato.
I numeri non mentono: 153 messaggi su Teams, dove gruppi di persone lavorano insieme su progetti o attività, ogni santo giorno; il 57% dei meeting sono improvvisati senza calendarizzazione e ogni 2 minuti l’infernale suono di una notifica interrompe l’attività. Le riunioni si svolgono tra le 9 e le 11 e tra le 13 e le 15, nel momento in cui si ha il picco della produttività, come confermato da alcune ricerche. Sono in crescita numericamente le riunioni con molti partecipanti, oltre 65. La loro particolarità è che 1/3 di esse si svolge in fusi orari diversi, grazie ai collegamenti a distanza.

Poi, nel momento di massimo rendimento lavorativo alle 11, non c’è la pausa caffè, ma il… ballo della messaggistica eseguito dal 54% delle persone. Microsoft ha dichiarato di trattarsi della fase più congestionata, che nemmeno un gruppo di vigili urbani preparati riuscirebbe a liberare. Dopo la pausa pranzo, perché esiste anche questa, nonostante non si riesca a capire come incastrarla con tante mansioni da svolgere, ecco apparire i tre moschettieri Word, Excel e PowerPoint, attraverso cui svolgono compiti di scrittura, analisi dei dati e presentazioni. Ma quasi la metà dei lavoratori e ¼ dei dirigenti ritengono che il loro lavoro è confuso e frantumato.
Dopo la pandemia, che ha lasciato strascichi in ogni frammento della vita, le riunioni hanno iniziato a svolgersi di sera e il ciclo continua. In questo scenario si realizza la reificazione del lavoro, quel processo della produzione capitalistica in cui il lavoro umano è considerato una cosa, che come una piovra estende i suoi tentacoli h24 fino a stritolare i malcapitati dipendenti!