L’opinione pubblica ha mostrato grande interesse per la tematica, tanto che il 75% conosce per sommi capi il software “ChatGPT”.
Roma – L’Italia sedotta dall’Intelligenza Artificiale: è proprio una gran “ganza” ‘sta IA. Non è arrivata da molto tempo, ma si è fatta largo con grinta, costanza e, soprattutto, seduzione, a cui pochi sembrano in grado di resistere! Com’è noto, per IA si intende, in generale, una disciplina che studia come realizzare sistemi informatici in grado di simulare il pensiero umano. In Italia, il suo mercato sta crescendo a ritmi vertiginosi, tanto che già da qualche anno è sorto l’“Osservatorio Artificial Intelligence” della Scuola of Management del Politecnico di Milano, proprio per dare risposte al crescente interesse di aziende pubbliche e private sulle sue applicazioni in concreto.
Si parla di un aumento del 52% nel 2023, pari a 760 milioni di euro. La gran parte degli investimenti, tuttavia, si è orientata, ad esempio, verso l’analisi e interpretazione dei testi o classificazione di documenti. Mentre l’IA generativa, ovvero in grado di generare testo, immagini, video, musica o altri media in risposta a delle richieste, è cresciuto solo del 5%, pari a 38 milioni di euro. Dai dati diffusi dall’Osservatorio è emerso che il 60% delle imprese ha ceduto al suo fascino, almeno in parte e in via sperimentale. Inoltre, all’interno delle aziende ci si sta confrontando sulle sue applicazioni più idonee.
L’opinione pubblica ha mostrato grande interesse per la tematica, tanto che il 75% di essa conosce per sommi capi “ChatGPT”, il software specializzato nella conversazione con un utente umano. Sono emersi evidenti timori sull’impatto che l’IA avrà sul mondo del lavoro, anche se, pur manifestando dubbi e perplessità, solo il 17% si è dichiarato contrario al suo avvento nel mercato delle professioni. Le trasformazioni che muteranno il lavoro è l’argomento principale oggetto di studio da parte degli scienziati sociali. In questo momento, pare che l’ingresso dell’IA equivarrebbe ad una potenziale automazione del 50% dei posti di lavoro. Per ora, il suo ruolo è più di ausilio che di vera e propria sostituzione.
Tuttavia col suo sviluppo, che, sicuramente, sarà rapido e portentoso, si stima che le nuove macchine dirette dall’IA potranno esplicare il lavoro di ben 3,8 milioni di lavoratori. E questo solo in Italia. Il mercato è occupato per il 90% dalle grandi imprese e poi, a seguire, Pubblica Amministrazione e Piccole Medie Imprese. Le percentuali di innovazione all’interno delle stesse dimensioni aziendali hanno rivelato che più della metà delle grandi aziende hanno progettato, perlomeno sperimentalmente, un investimento di IA. Nelle piccole e medie aziende, non si raggiunge nemmeno la percentuale del 20%.
Il segmento aziendale che più trova… irresistibile l’IA è quello che mira a trovare rimedi per valutare e ricavare informazioni dai dati. Poi i progetti per l’interpretazione del linguaggio scritto e parlato, nonché alla disamina dei video. Infine, gli studiosi dell’Osservatorio, hanno dato una sorta di valutazione alle aziende nel loro percorso di adozione dell’IA. Per realizzare questo hanno contraddistinto cinque modelli: avanguardista, aziende al massimo livello tecnologico, organizzativo e gestionale; apprendista, con diversi progetti avviati ma con gestione non troppo strutturata; organizzazioni in cammino, progetti pochi ma strutture adeguate; aziende con un approccio irrilevante, senza strutture e senza progetti ad hoc. Poiché l’ineluttabilità dell’IA e della tecnologia sono aspetti conclamati, ci si augura di non esserne sedotti e, poi, abbandonati!