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Il crimine corre sul web, ma i “segugi” lo bloccano

Da quando la tecnologia ha fatto irruzione nelle nostre vite, non vuole saperne di abbandonarci. Anzi è diventata sempre più invasiva, pervasiva, dimostrando di avere una capacità di diffusione perentoria e spietata.

Roma – Non c’è scibile umano senza il suo zampino. Tutti hanno dovuto adeguarsi ai cambiamenti, anche gli “Arcana Impèrii”. La locuzione di origine latina, sta a indicare i “segreti del potere”, i “principi del potere” o dello Stato”. Ovvero, in termini più prosaici come ci si rapporta con la sicurezza nazionale e internazionale. Alla trasformazione tecnologica, si sono adeguate anche le organizzazioni che hanno l’illecito e il crimine come occupazioni prmarie.

Per queste attività è stato coniato il termine di “cybercrime”. Secondo la giurisprudenza si tratta di “un’attività criminale che si prefigge di colpire o utilizzare a scopi malevoli un computer, una rete di computer o un dispositivo connesso in rete. La maggior parte dei crimini informatici viene perpetrata da cybercriminali o hacker che intendono realizzare profitti illeciti”. Alla fine di agosto è stata diffusa all’opinione pubblica mondiale la notizia secondo cui è stata smantellata una rete globale specializzata nell’infettare dispositivi informatici, provocando ingenti danni per l’economia globale. L’operazione di sicurezza internazionale è stata denominata “Duck Hunt”, letteralmente “Caccia alle Anatre”.

Gli USA e l’Europol dopo 15 anni sventano Qakbot

E lo…starnazzio è stato talmente continuo che è durato una quindicina d’anni. L’operazione è stata condotta dagli USA, con la collaborazione dell’Europol (l’ufficio europeo di polizia) e delle autorità giudiziarie europee. Tutto questo gran dispiegarsi di… truppe informatiche ha portato alla conquista della tanto agognata meta: l’eliminazione… dello spietato killer “Qakbot”. Il perfido malware, attivo dal 2007 seminando il terrore in tutto il mondo, infettando oltre 700 mila computer. E’ molto pericoloso perché oltre ad infettare il computer bersaglio può compiere la sua azione criminogena anche su tutti quelli con cui si viene a contatto. Una volta compiuto questo atto, il computer veniva… accolto da una rete di computer infetti con cui si potevano sottrarre dati finanziari e credenziali d’accesso senza problemi. Un meccanismo funzionante senza sbavature, da provocare numerose vittime ignare.

Malgrado l’ingranaggio quasi perfetto, il fiuto investigativo dei novelli “Sherlock Holmes informatici” è riuscito a smembrare la rete di computer infetti con la tecnica dell’infiltrazione. Si è riusciti, infatti ad indirizzare il terribile “Qakbot” verso server controllati dall’FBI (la polizia USA) in modo da scaricare il software per disinstallare il malware, guarendo dall’infezione della rete. Con questa strategia, inoltre, si sono impedite altre installazioni di malware. Si è trattata di un’operazione molto importante, i cui positivi effetti hanno permesso di disintegrare una delle “botnet” più ramificate sul mercato, capace di provocare ingenti danni finanziari alle vittime. Per “botnet” si intende un insieme di dispositivi controllati dai cybercriminali per attaccare un bersaglio.

l “killer maledetto” che ha rubato 54 milioni di euro

Dall’attività investigativa è emerso che negli ultimi due anni l’attività illecita condotta tramite Qakbot ha prodotto l’iperbolica cifra di quasi 54 milioni di euro sottratti alle vitime per pagare il riscatto. Il “killer maledetto” si era diffuso all’incirca in 30 Paesi tra Europa, Nord e Sud America, Africa e Asia. A dimostrazione della sua grande diffusione a livello globale, ma alla fine è caduto nella… rete dei segugi. Ben gli sta.

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