Il caso dell’ex Consorzio idrico di Terra di Lavoro: “Spa illegittima tra abusi e 50 milioni di euro persi”

L’AMBC denuncia il silenzio delle istituzioni sul disastro gestionale e legale dell’ex consorzio trasformato in Spa senza il voto dei Consigli comunali.

Caserta – Un silenzio assordante avvolge da anni una delle vicende più gravi e opache nella gestione dei servizi pubblici in provincia di Caserta: la trasformazione, che sarebbe illegittima, dell’ex Consorzio idrico di Terra di Lavoro in una società per azioni, ora sull’orlo del fallimento con una richiesta di accesso al concordato preventivo.

L’allarme è stato lanciato più volte dall’Associazione Mondragone Bene Comune (AMBC), che ha seguito costantemente le evoluzioni del caso, denunciando pubblicamente le anomalie e le gravi responsabilità istituzionali. Tra le più clamorose: la perdita di circa 50 milioni di euro di fondi PNRR e la mancanza di coinvolgimento dei Consigli comunali nella decisione di trasformare un consorzio pubblico in una Spa, violando la normativa vigente.

Insieme a pochi organi di stampa locali, tra cui CasertaCE, l’AMBC ha mantenuto alta l’attenzione su quella che definisce “una zona franca dove ogni abuso è stato permesso”. L’associazione critica aspramente il sistematico disinteresse della magistratura e degli organi di controllo, che non avrebbero mai indagato a fondo sulle responsabilità connesse alla gestione dell’ente.

L’ex consorzio, costituito per garantire la fornitura idrica in diversi Comuni del Casertano, si è trasformato in una Spa senza che i Consigli comunali dei Comuni soci fossero chiamati a deliberare, come invece sarebbe stato obbligatorio per legge. Una mancanza formale e sostanziale che, secondo l’AMBC, rende nullo l’intero processo di trasformazione e apre la strada a una revisione complessiva degli atti successivi.

Tra le proposte avanzate dall’associazione c’è quella di commissariare l’ente, come richiesto anche dal deputato Gianpiero Zinzi, e quella di uscita immediata del Comune di Mondragone dal consorzio, per evitare un ulteriore disastro finanziario, come già avvenuto nel settore dei rifiuti.

L’AMBC continua inoltre a chiedere con forza una gestione pubblica e trasparente dei servizi idrici, sotto il diretto controllo del Comune, per evitare che logiche speculative e privatistiche si impossessino di un bene essenziale come l’acqua.

«Abbiamo denunciato pubblicamente tutto – afferma l’associazione – ma nessuno ha risposto, né i Consigli comunali né le magistrature né gli organi di vigilanza. Resta da capire chi ha interesse a mantenere questo stato di illegalità diffusa nei nostri territori e perché nulla si muove, nonostante le documentazioni, i fatti e le cifre siano sotto gli occhi di tutti».

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