Il caso dell’affidamento di Luca, un bimbo “catturato nelle maglie della giustizia”

Il tribunale dei Minorenni di Milano ha respinto il ricorso della famiglia affidataria del piccolo che è stato adottato da una coppia diversa da quella che per 4 anni lo ha tenuto in affido.

Roma – Sta facendo molto discutere il caso del tribunale dei Minorenni di Milano che ha respinto il ricorso della famiglia affidataria di Luca, il bambino che per decisione del tribunale è stato adottato da una coppia diversa da quella che per quattro anni lo ha tenuto in affido e che ne aveva chiesto l’adozione. Il tribunale dei minori meneghino ha respinto il ricorso della famiglia affidataria di Luca (nome di fantasia), il bambino che a soli 30 giorni è stato affidato a una famiglia di Varese presso la quale sarebbe dovuto restare per un periodo limitato, nell’ambito di un progetto-ponte. In quella casa Luca è rimasto invece quattro anni, fino a quando i giudici ne hanno sancito l’adozione da parte di un’altra famiglia. A quel punto la coppia affidataria, che in precedenza aveva chiesto a sua volta di adottare il bambino, ha fatto ricorso contro la decisione del tribunale, che ha però respinto l’opposizione della famiglia. Lo ha fatto sapere tramite la sua pagina Facebook Alberto Pellai, psicoterapeuta che si espresso pubblicamente contro la decisione del Tribunale.

“Ora, per la revisione del caso di Luca – ha scritto Pellai – occorre ricominciare tutto daccapo e questo comporta che la prossima decisione che potrebbe ribaltare quanto stabilito dal Tribunale dei Minori di Milano potrà arrivare solo in un tempo minimo di alcuni mesi, perché sono questi i tempi della Giustizia purtroppo. Questo bambino si trova letteralmente catturato nelle maglie dei tempi di una Giustizia che con lui è stata spaventosamente ingiusta, che non ne ha tutelato i diritti e il bene maggiore”. Per il momento, quindi, il bimbo rimarrà insieme alla coppia adottiva, dalla quale è stato trasferito già nelle scorse settimane. Uno spostamento che sarebbe avvenuto, denuncia Sara Cuniberti, avvocata della famiglia affidataria, in totale violazione del principio della continuità affettiva: “Il bambino è stato collocato in meno di 48 ore, non rispettando alcun criterio di gradualità – spiega la legale – la continuità affettiva è stata tranciata di netto poiché il bambino non ha più né visto né sentito i suoi genitori affidatari dal giorno del collocamento”.

Carlo Nordio ANSA/ANGELO CARCONI

Il caso è finito poi al centro di una interrogazione al ministro Nordio. “Allo stato attuale la nostra priorità, ovviamente, è quella di garantire il diritto fondamentale alla continuità affettiva del bambino. Questa è e deve essere la preoccupazione prioritaria del legislatore e ovviamente anche del magistrato”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo nel corso del Question time della Camera, rispondendo a un’interrogazione presentata da Simona Loizzo (Lega) sulle iniziative, anche di carattere normativo, per garantire un’adeguata considerazione dei pregressi periodi in qualità di genitori affidatari ai fini dell’adozione di minori, a proposito di un caso al vaglio del Tribunale dei minori di Milano.

“La ringrazio per aver sollevato una questione così delicata, così importante e anche di così grande emotività. Io ho provveduto subito a chiedere informazioni all’autorità giudiziaria competente sulla vicenda, naturalmente dobbiamo avere tutti i dati completi. Tenuto conto dell’età del bambino quando è stato affidato e naturalmente poi quando è stato sottratto, dobbiamo domandarci e faremo degli approfondimenti se siamo di fronte a una lacuna normativa o a una cattiva applicazione delle norme esistenti o a entrambe”, ha aggiunto.

“Questo caso presenta in questo momento delle perplessità in ordine alle date. Se già dal momento dell’affido vi fosse una incompatibilità o, anche se fosse questa sopravvenuta, non fosse prevedibile che entro lo scadere del termine il bambino sarebbe stato sottratto. Su questo faremo degli accertamenti anche per vedere se ci siano altri casi di bambini affidati consapevolmente a coppie che sono prive dei requisiti di adottabilità o che sono in procinto di perdere questi requisiti”, ha sottolineato Nordio.

“Da un punto di vista tecnico-giuridico, ciò che il Tribunale per i minorenni sostiene è errato, falso e menzognero e mi assumo la responsabilità di quello che dico. L’errore è loro“, ha dichiarato l’ex magistrata e deputata della Lega Simonetta Matone, replicando al ministro Nordio interrogato in Aula sulla vicenda del bambino di quattro anni tolto dal Tribunale dei minori di Milano alla famiglia affidataria. “Hanno affidato ad una coppia che sforava di due anni lei e di cinque lui un minore, se ne sono accorti dopo 4 anni e invece di porre rimedio con l’adozione per casi speciali, hanno scritto addirittura che poiché la coppia ha scelto la ‘mediatizzazione’, sarebbe che siccome siamo in un Paese libero e democratico ne parliamo, il principio del superiore interesse del minore deve essere abbandonato. Sono affermazioni di una gravità inaudita, – conclude – sostanziale e giuridica. Scegli la strada di farlo sapere e allora paghi. Un Paese in cui accade questo è un Paese che deve mettere mano alla legislazione, dare voce alle famiglie affidatarie che devono potersi costituire in giudizio”.

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