Il caso Almasri continua, a colpi di denunce e accuse di oltraggio e vilipendio

Spunta l’avvocato Luigi Mele che ha chiesto di indagare Li Gotti e Lo Voi e di trasmettere la sua denuncia alla Procura di Perugia.

Roma – Il caso Almasri tiene ancora banco e ogni giorno si arricchisce di nuovi particolari e risvolti giudiziari. L’esposto di Luigi Li Gotti che ha denunciato i vertici di governo per il caso della liberazione del generale libico, ha innescato un effetto a catena che ha fatto finire nella bufera delle polemiche anche il Procuratore di Roma Francesco Lo Voi, per aver iscritto nel registro delle notizie di reato la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. L’avvocato Luigi Mele – come anticipato dal quotidiano Il Messaggero – ha presentato un esposto a Roma contro il numero uno di piazzale Clodio e contro lo stesso Li Gotti.

Nella sua denuncia Mele ipotizza per Li Gotti i reati di calunnia aggravata, attentato contro organi costituzionali e vilipendio delle istituzioni. Nei confronti di Lo Voi, invece, l’ipotesi è di omissione di atti d’ufficio aggravata e oltraggio a un corpo politico. Mele ha chiesto la trasmissione della sua denuncia alla Procura di Perugia, la sede competente per le questioni che riguardano i magistrati del distretto di Roma,
dove al momento non risulta ancora arrivato nulla. Non si può ancora escludere però che si tratti solo di attendere qualche altro giorno, per una questione di tempistiche esclusivamente tecniche. Sul fronte del governo l’opposizione continua ad attaccare l’Esecutivo.

Tra gli interrogativi ora c’è l’ipotesi che sia invocato il segreto di Stato sulla vicenda. E se da un lato questo
permetterebbe al governo di far calare il silenzio sull’episodio, anche di fronte al Parlamento, dall’altro una
mossa di questo tipo avvicinerebbe il caso Almasri a quello dell’iraniano Abedini, ricercato dagli Usa e fermato in Italia ma poi tornato in Iran. Non solo. In questo caso l’immagine della Libia finirebbe per essere associata a quella di uno stato ritenuto ‘canaglia’ dall’Occidente come l’Iran. Su questo aspetto arriva il commento dell’ex Guardasigilli, Clemente Mastella, oggi sindaco di Benevento: “Io avrei utilizzato il
segreto di Stato come feci con Abu Omar
da ministro della Giustizia. Qua, mi spiace, diventa una forma di guerra punica tra magistratura e governo e parlamento e la cosa mi dispiace. Questo crea un presupposto drammatico per chi poi si trova nel labirinto della giustizia”.

Ad “arricchire” la vicenda c’è poi il dossier dell’ufficio studi di FdI: 14 pagine, titolo: “Il giallo sugli errori nel mandato di cattura di Almasri“. Dopo avere ricostruito la vicenda, lo studio si concentra sul procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Ahmad Khan. FdI si concentra sulla “precedente controversa attività di avvocato” di Khan, “colpevole” -secondo l’ufficio studi -della “difesa dell’ex dittatore liberiano Charles Taylor, processato dalle Nazioni unite per l’uso di bambini soldato, stupri e uccisioni di massa”. Ma il “vero capolavoro alla base della sua futura elezione alla Cpi“, sostiene il dossier, “è stata l’assistenza legale al presidente keniota William Ruto, accusato di massacri”. E ancora – riporta Repubblica-  viene citato Saïf al-Islam, figlio di Gheddafi. “Il paradosso è che adesso il procuratore capo Khan, ex difensore di dittatori e criminali, chiede l’arresto del libico Almasri: altro che separazione delle carriere (sic!)”.

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