Il benessere individuale? È molto diverso tra le famiglie europee: non tutti hanno accesso agli stessi servizi

Il Consumo Individuale Effettivo (AIC) varia molto tra i Paesi del vecchio Continente. Come fare per cambiare rotta?

Le scienze economiche utilizzano come indicatore del benessere delle famiglie europee il consumo individuale effettivo pro capite (Aic), ossia i beni e servizi goduti. I dati hanno rilevato importanti differenze con divari nel tenore di vita in Europa. Questo indicatore si basa sulla parità di potere d’acquisto (Ppa), cioè la capacità reale dei redditi di acquistare beni o servizi in relazione all’indice dei prezzi.

L’Eurostat, l’ufficio europeo di statistica, intende per Ppa “tutti i beni e i servizi utilizzati dalle famiglie, indipendentemente dal fatto che siano stati acquistati e pagati direttamente dalle famiglie, dal governo o da organizzazioni no profit”. Secondo Euronews Business, un canale televisivo d’informazione che copre gli avvenimenti del mondo da una prospettiva europea, al primo posto c’è il Lussemburgo e l’Aic oscilla tra il 70% di Bulgaria e Ungheria al 136 del Lussemburgo, fissando la media a 100 in tutta Europa. Vale a dire che in Lussemburgo il benessere materiale delle famiglie è stato del 36% maggiore della media europea, mentre in Ungheria e Bulgaria del 30% inferiore.

Agli ultimi posti nella classifica della spesa europea ci sono Lettonia, Estonia, Croazia e Slovacchia.

A seguire Germania (119%), Paesi Bassi (119%), Austria (114 %), Belgio (113%), Danimarca (108%), Francia (106 %), Svezia (106%) e Finlandia (105%). Il Belpaese, per fortuna, non si trova in zona retrocessione e si piazza al centro classifica uguagliando la media europea. Agli ultimi posti Lettonia, Estonia, Croazia e Slovacchia.

E’ emerso che i Paesi nordici e l’Europa occidentale detengono un Aic molto alto, a conferma di un sostenuto benessere materiale. Mentre il resto dell’Europa, centrale, orientale e i Paesi che si sono candidati ad entrare nell’UE, hanno un Aic inferiore, con un benessere materiale più basso.

A dire il vero, le conclusioni a cui sono giunti i dati non hanno nulla di eclatante: erano percepibili da qualsiasi cittadino comune. Nell’ultimo quinquennio tra i Paesi si sono verificati crescite e diminuzioni considerevoli. Nella classifica dei Paesi che sono calati troviamo in ordine: Danimarca, Repubblica Ceca, Finlandia, Germania e Francia. Al contrario, sono cresciuti: Irlanda, Bulgaria e Spagna. Per spesa delle famiglie si intendono i consumi usufruiti per i propri bisogni quotidiani e i propri desideri.

Secondo l’Eurostat, nel 2023, la spesa complessiva delle famiglie europee è stata pari al 52,1% del Pil (Prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta da un Paese)

Quest’ultimi per molti resteranno tali, dato che, come conferma la cronaca di tutti i giorni, coloro che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena continuano a crescere. Così come quelli che restano al freddo in inverno e al caldo in estate, perché non riescono a pagare le spese di riscaldamento e refrigerio. Nella spesa per le famiglie vi rientrano varie voci: cibo, vestiario, affitto o mutuo, bollette, trasporti, automobile, assistenza sanitaria, servizi ricreativi e altri.

Secondo l’Eurostat, nel 2023, la spesa complessiva delle famiglie europee è stata pari al 52,1% del Pil (Prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta da un Paese). Inoltre, Eurostat ha precisato che “Il benessere materiale di una famiglia può essere espresso in termini di accesso a beni e servizi”. Non vi rientrano le spese erogate dal governo e dalle organizzazioni no profit a vantaggio delle famiglie più bisognose. Ora, al di là di quello che deve rientrare in un indicatore e di come effettuare le ricerche statistiche ed economiche, stride l’assenza delle istituzioni o quando sono presenti emerge la loro incompetenza. Sono anni che ricerche, studi, rilevazioni, effettuati da uffici istituzionali, Istat per l’Italia e Eurostat per l’Europa, più o meno, offrono gli stessi risultati, che si ripetono l’anno successivo per l’immobilismo e l’inefficacia delle istituzioni nazionali e internazionali. E’ ora di cambiare rotta!

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