Dai ghiacci della Marmolada riemergono i resti di due fanti della Grande Guerra

A trovarli un escursionista, che ha avvisato i carabinieri. I due soldati caddero probabilmente in un’imboscata durante una ricognizione.

Per oltre cent’anni hanno riposato sepolti nel ghiaccio della Marmolada, a 2.700 metri di quota, finché a trovarli è stato un operaio, che il 16 agosto ha visto spuntare dalle nevi tra Cima Undici e i bastioni del Serauta alcune ossa e brandelli di tessuti. A recuperare i corpi dei due soldati della Grande Guerra sono stati i carabinieri della Compagnia di Cavalese insieme ai colleghi della Guardia di finanza di Passo Rolle. Sugli abiti c’erano ancora le mostrine con le stelle a cinque punte del Regio Esercito Italiano, ma i colori – apparentemente bianco e azzurro – hanno scatenato diverse ipotesi su quello che poteva essere il loro reparto di militanza.

A un primo esame, gli esperti avevano attribuito i fanti alla Brigata Como, che però non ha mai combattuto direttamente sul fronte della Marmolada. Il Gazzettino aveva riportato a tal proposito il commento di Attilio Bressan, vice direttore del Museo Marmolada Grande Guerra 3000 e tra i primi ad accorrere sul posto, secondo il quale questo «non sarebbe il primo caso in cui sporadici gruppi di militari appartenenti ad una Brigata si spostino da un fronte all’altro senza che questa sia impegnata direttamente in quel fronte».

I resti dei due fanti riaffiorati dalle nevi della Marmolada

Di diverso avviso Giuseppe Sitran, esperto di accessori delle divise impiegati dalle truppe italiane nel primo conflitto mondiale, che sempre al Gazzettino ha spiegato che «le mostrine bianco-azzurre appartenevano alla brigata “Marche” 55. e 56. reggimento fanteria. Il 55. aveva sede a Treviso, mentre il 56. risiedeva a Belluno nella caserma Fantuzzi. Le mostrine della brigata “Como” 23. e 24. reggimento fanteria erano completamente azzurre. È probabile che i due soldati ritrovati fossero del 56. reggimento, caduti nei primi mesi di guerra. La brigata “Marche” inquadrata nella decima divisione di fanteria del 1. Corpo d’Armata, inizialmente operava in quel settore con il solo 56. reggimento». Altre ipotesi riguardano la Brigata Parma. E poi c’è Santo De Dorigo, esperto del Museo della Marmolada, che in un’intervista rilasciata all’emittente agordina Radio Più ha esposto un’altra tesi: “Che i due soldati siano fanti della Brigata Alpi, caduti nella notte tra il 17 e 18 giugno 1916 durante l’attacco alla Forcella V e durante le azioni di inizio luglio nella stessa zona, episodi ben descritti nei testi noti”.

In ogni caso, la zona del ritrovamento – sul ghiaione ai piedi del ghiacciaio della Marmolada ad un’altitudine di 2700 metri, tra Cima Undici e il Serauta – si trova non lontano dalla linea austroungarica. Probabilmente i due soldati italiani erano in ricognizione e caddero in un’imboscata dell’artiglieria nemica. Purtroppo non vi è traccia delle piastrine di riconoscimento, quindi non è stato possibile – almeno per ora – dare un’identità ai due caduti. La speranza, però, è quella di riuscire a dar loro un nome.

Attilio Bressan ha chiarito che dei militari è stata recuperata buona parte dei corpi: «Di uno il teschio era integro mentre dell’altro siamo riusciti a recuperare solo frammenti, alcune parti del corpo avevano ancora la carne: il ghiacciaio aveva conservato bene i resti». Su uno dei due cadaveri, si legge sempre sul quotidiano veneto, sono stati individuati anche vari frammenti di Shrapnel, quasi certamente causa della morte. Sarà comunque l’esame necroscopico, questo l’auspicio, a chiarire le circostanze esatte della fine dei due soldati.

La cassa con i resti dei fanti dopo la loro ricomposizione: sopra, il Tricolore, donato dai Finanzieri.

A rimuovere le due salme con i dovuti riguardi sono stati i finanzieri di Passo Rolle, che hanno deposto i resti dei fanti in una cassa di legno avvolta con il Tricolore. Quindi il trasferimento a Canazei, con un’operazione coordinata tra carabinieri e Sagf. A occuparsi della loro sepoltura, che avverrà nel Sacrario militare di Asiago in Veneto, sarà Onorcaduti, l’Ufficio per la tutela della cultura e della memoria della difesa che si occupa della ricerca e della sistemazione dei caduti militari. La cerimonia di sepoltura, sebbene non ancora ufficializzata, dovrebbe essere fissata per il 4 novembre.

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