Secondo uno studio danese, guardare film del terrore genererebbe addirittura un senso di piacere e benessere. Ma la paura controllata può davvero trasformarsi in una terapia?
I film horror mitigano l’ansia! Ci si stenta a credere e, invece, pare corrispondere al vero: i film horror sono una terapia per controllare l’ansia. E pensare che, se qualcuno dichiarava di preferire i film “da paura”, come si diceva una volta, veniva guardato con aria stupita e da sottoporre ad un trattamento sanitario obbligatorio (tso)! Come possono delle scene che suscitano terrore, provocare piacere? A questo quesito ha cercato di rispondere il “Laboratorio di paura creativa” dell’Università di Aarhus in Danimarca per spiegare il nesso esistente tra provare paura e piacere.

In realtà, pare proprio che faccia bene alla salute “giocare” con la paura. Uno dei motivi è che questa emozione primaria, naturale, riesce a trasformarsi in trattamento terapeutico, anche perché, ad esempio, se si sta guardando un film horror si può sospendere la visione quando si vuole. Chi soffre d’ansia sa di essere in un labirinto oscuro e di vivere sensazioni che non si riesce a spiegare. Invece, nel caso dei film c’è la consapevolezza della scelta. Durante la pandemia i film horror hanno prodotto incassi record. Forse è stato un modo per esorcizzare una realtà sgradevole. E’ probabile che possa esserci un nesso tra una realtà sempre più complicata per vari motivi (guerre, inflazione, rincaro dei prezzi, stipendi bassi) e la visione di filmati estremi, utilizzati come strumenti di evasione dalla realtà.
Negli ultimi tempi sta avendo un successo strepitoso il cosiddetto “jump scare” (spavento da far saltare), una scena momentanea, improvvisa e spaventosa in un’opera audiovisiva, con l’intento di far trasalire lo spettatore. In uno studio sono state monitorate le pulsazioni dei volontari per conoscere quali film siano stati i più terrificanti. Con questo escamotage è stato provocato il cosiddetto “riflesso di startle”, che la psicofisiologia definisce “una risposta automatica ad uno stimolo improvviso ed intenso legato alle emozioni in quanto è influenzato dallo stato emozionale”.

L’Università danese ha effettuato uno studio sugli effetti del “jump scare”. Un gruppo di persone sono state invitate in un appartamento considerato “infestato da presenze soprannaturali” e, grazie ad una telecamera sono state valutati gli effetti sulle persone. Ebbene, l’80% dei soggetti coinvolti ha manifestato reazioni gioiose, per nulla turbate, confermando il nesso tra orrore e humor e il benessere provato. La reazione alla paura è, comunque, unica e soggettiva. Esistono persone molto credenti, che provano molto spavento per i film che trattano temi soprannaturali. Le donne, al contrario, hanno una reazione più decisa a immagini di lacerazioni corporali, con conseguente fuoriuscita di interiora.
Esistono, dunque, differenze individuali e di genere che andrebbero approfondite. Se le visioni di immagini che incutono paura siano determinanti per tenere sotto controllo l’ansia, ben vengano, se sono utili per accrescere il benessere delle persone che ne soffrono. Tuttavia, l’ansia di vivere di molte persone, oggi, è determinata da situazioni incontrollabili. Non si tratta di film, di cui si può interrompere la visione usando il telecomando, ma della normale e stressante quotidianità. E’ la grama realtà che molti lavoratori subiscono tutte le mattine, quando si alzano all’alba per andare a lavoro. Soprattutto se si è pendolari: treni in ritardo, pieni di assonnati sfigati e bus urbani colmi all’inverosimile. Dopo sballottamenti, piedi calpestati e zaini in faccia, si arriva al traguardo: il luogo di lavoro, da cui si vorrebbe fuggire! Quanti film horror occorrerebbe vedere per lenire l’ansia in un contesto così?