Economia illegale, lavoro nero, evasione fiscale pare stiano avanzando senza conoscere ostacoli e a pagare, alla fine, sono sempre i soliti noti. L’economia arretra e sembra non vi siano soluzioni.
Dall’ultimo conto economico territoriale pubblicato dall’ISTAT in data 20 gennaio 2020, riferito al lasso temporale 2016-2018, si evidenzia che: “Nel 2018 il Pil in volume è aumentato dell’1,4% nel Nord-Est, dello 0,7% nel Nord-Ovest e nel Centro e dello 0,3% nel Mezzogiorno”.
Leggendo i dati ulteriori, “-31,3% il divario dei consumi pro capite tra Sud e Centro-Nord”, si percepisce con chiarezza lampante, o meglio sconfortante, quanto la “questione meridionale” sia ancora centralissima nell’analisi economica italiana.
Le regioni trainanti sono sempre le solite, e il Nord-Est risulta ancora la locomotiva dell’Italia, ma anche i problemi che piagano il Sud sono quelli tradizionali, non efficacemente combattuti, a cominciare dall’economia non osservata:
- l’economia illegale;
- il lavoro nero;
- gli introiti derivanti da attività di evasione ed elusione fiscale.
Un nuovo piano Marshall non sembra possibile. In questo momento la politica sovranista (nazionalista) degli Stati Uniti non pare molto attenta ad aiutare neanche Stati che dovrebbero essere considerati alleati. Nel contesto attuale, la stessa NATO si rivela un’entità spuntata, visto il procedere tramite il sistema della forza e per atti unilaterali di alcuni Paesi, costantemente al di fuori del rispetto delle regole pattizie.
Il Mezzogiorno rimane un enigma inestricabile, e non bisogna aspettarsi aiuti extraeuropei. Tuttavia gli aiuti comunitari potrebbero essere fondamentali per riequilibrare zone economiche svantaggiate con quelle maggiormente produttive. In alcuni contesti ci si ritrova costretti a soffrire la criminalità organizzata con le sue ramificazioni anche al Nord, le connivenze e gli intrecci pericolosi con politica e impresa.
Insomma, esiste un legame indissolubile tra crisi economica e reati penali. A ogni modo, il nostro sistema penale sembra essere poco competitivo in relazione allo sviluppo economico, poiché si contraddistingue per la preminenza del sistema sanzionatorio (repressivo), tralasciando completamente l’ambito propulsivo, e non risulta essere attrattivo per gli investimenti (nazionali ed esteri). Allora aveva proprio ragione Luciano De Crescenzo in Così parlò Bellavista:
“Non ci resta quindi che l’Europa Occidentale: Inghilterra, Svezia, Germania, Francia. A questo punto, anche per una ragione di clima, io preferirei l’Italia e per paura di finire a Milano specificherei: Italia del sud. Infine, proprio per essere sicuro e sempre se non fosse di molto disturbo, chiederei di nascere a Napoli”.